Il movimento Me Too Persona dell’Anno e Taylor Swift su TIME parla del processo al suo molestatore

Il movimento femminista Me Too è eletto Persona dell'Anno: c'è anche Taylor Swift su TIME nella copertina più importante dell'anno


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C’è anche Taylor Swift su TIME nella copertina più attesa dell’anno. La rivista, come di consueto ogni dicembre, elegge la personalità che più ha caratterizzato l’anno in conclusione, ma stavolta la Persona dell’Anno per TIME non è una sola, bensì tante: si tratta delle donne che hanno denunciato di aver subito abusi, molestie sessuali, violenze fisiche e psicologiche sul lavoro in ogni settore professionale, dallo showbusiness alla politica. In pratica persona dell’anno è il movimento Me Too, nato per difendere le donne dall’omertà che ha sempre regnato sovrana sul tema delle molestie sessuali e diventato celebre nel mondo grazie all’hashtag diffuso su Twitter da molte attrici all’indomani delle prime denunce pubbliche sul caso Weinstein.

Sulla copertina di TIME, non a caso, c’è anche Ashley Judd, tra le prime attrici a raccontare di essere stata moltestata dal potente produttore della Miramax rivelatosi (con sorpresa di nessuno nell’ambiente, a quanto pare) un predatore seriale. E trova posto anche Taylor Swift, che ben prima dell’onda d’urto che ha scosso il mondo ridando slancio al movimento femminista in tutto l’Occidente era stata impegnata, la scorsa estate, in una lunga causa contro uno speaker radiofonico condannato per averla palpeggiata durante un meet&greet nel backstage di un suo concerto nel 2013. Le silence breakers, le chiama TIME: le persone che hanno rotto il silenzio.

E per la prima volta dopo mesi dalla vittoria in tribunale a Denver, Taylor Swift su TIME parla apertamente della vicenda. La sua esperienza in tribunale di fronte all’accusato e ai suoi avvocati, come per molte vittime di molestie, è stata molto dolorosa, come subire un secondo abuso.

Sono stata in tribunale tutta la settimana e ho dovuto guardare l’avvocato dell’uomo fare del bullismo e infastidire il mio team, tra cui mia madre, con dettagli inutili e minuzie ridicole, accusando loro e me di mentire. Mia madre era così arrabbiata dopo il controinterrogatorio che era fisicamente troppo debilitata (la donna è malata di cancro, nda) per andare in tribunale quando io ho testimoniato. Ero molto arrabbiata. In quel momento, ho deciso di abbandonare qualsiasi formalità del tribunale e di rispondere alle domande sul modo in cui il fatto è accaduto. Quest’uomo non ha valutato alcuna formalità quando mi ha molestato, e il suo avvocato non l’ha presa alla leggera con mia madre. Perché io dovrei essere educata? Mi è stato detto che in quel caso la parola “culo” è stata detta il maggior numero di volte nella storia della Corte Federale del Colorado.

Dalle pagine di TIME, la Swift lancia quindi un messaggio all’opinione pubblica e alle donne in particolare: basta colpevolizzare le vittime, additarle sospettando che abbiano qualche responsabilità, farle sentire in colpa. Ma soprattutto è necessario che le vittime stesse non rinuncino a far valere i propri diritti quando qualcuno li calpesta in nome di un maschilismo diffuso e socialmente accettato come fosse la normalità.

Direi alle persone in questa situazione che c’è una grande colpa attribuita alle vittime in caso di molestie sessuali e stupri. Puoi essere accusato del fatto stesso che sia successo, per aver denunciato e per il modo in cui hai reagito. Cercano di far sembrare che stai esagerando, perché la società ha fatto sembrare le cose casuali. Il mio consiglio è di non incolpare te stesso e di non accettare il senso di colpa che cercano di inculcarti.