Andrea Griminelli è oggi il più bravo e famoso flautista classico al mondo, anche se il termine “classico” gli va stretto. Andrea, infatti, ha esplorato vari mondi musicali, ha fatto dischi con Lucio Dalla, Pavarotti, Sting, Deborah Harry. Ha interpretato colonne sonore. Ha suonato come special guest in tour con Bocelli o in altre manifestazioni dove la musica classica si è mescolata al rock e pop.
Dopo tantissimi concerti fatti al fianco di Luciano Pavarotti, questo aprirsi a ogni forma di musica forse iniziò proprio quando, nei primi anni ’90, ci incontrammo a un concerto classico. Lo invitai a portare la sua musica al Roxy Bar. Fu un esperimento all’inizio difficile per lui, abituato al silenzio solenne dei teatri. Poi capì che nel tempio del rock, qual’era il Roxy Bar, l’attenzione se la doveva conquistare e non era scontata. Nel 1995 mi portò anche Luciano Pavarotti al Roxy Bar, l’anno in cui insieme collaborammo al Pavarotti & Friends.
Da allora abbiamo fatto parecchi esperimenti insieme. L’ho filmato suonare brani classici in un quartiere povero di L’Avana, davanti ai primi rapper cubani e a un Jovanotti estasiato. O in Egitto, accanto alle piramidi. L’ho visto coronare il sogno di fare tanti concerti col suo mito da ragazzino, il flautista Ian Anderson dei Jethro Tull, che ha scritto anche un brano che porta il suo nome: “Griminelli’s lament”.
Alla fine di settembre mi ha invitato a un suo concerto di beneficenza a Pieve di Cento per l’Anffas, dov’era accompagnato dall’Orchestra di Ferrara diretta da Lorenzo Bizzarri. Seduto accanto a me c’era Beppe Carletti dei Nomadi, che ha anche suonato con Andrea “Io vagabondo” e l’Ave Maria.
Ho scelto di mostrare il finale, perché Andrea ha eseguito una sua versione di “Here’s to you (Nicola & bart)”, scritta da Ennio Morricone per la colonna sonora del film “Sacco e Vanzetti”, e nel bis “Il volo del calabrone”. Durante la sua performance, Beppe Carletti mi ha confessato che per l’introduzione di “Io vagabondo” si era ispirato proprio al brano di Ennio Morricone, che ha avuto un impatto emotivo forte in un film già così coinvolgente.
“Sacco e Vanzetti” è un film in cui Giuliano Montaldo ha raccontato la storia di due anarchici italiani, Nicola Sacco, interpretato da Riccardo Cucciolla, è Bartolomeo Vanzetti, interpretato da Gian Maria Volonté, che furono condannati a morte negli Stati Uniti nel 1920 per un attacco dinamitardo a loro attribuito e giustiziati nonostante fossero chiaramente innocenti. Furono agnelli sacrificali di un sistema politico americano che voleva punire gli immigrati italiani e ogni forma di ribellione sociale. Quando il film uscì, nel 1971, anche in Italia avevamo appena assistito alla caccia alle streghe con l’accusa a due anarchici per le bombe in Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, che iniziarono l’era buia del terrorismo. Giuseppe Pinelli fu “suicidato” con un volo dalla finestra della Questura di Milano tre giorni dopo, e Pietro Valpreda, un ballerino anarchico dipinto come mostro da tutti i media, incarcerato per tre anni poi assolto.
Il film “Sacco e Vanzetti” non ebbe solo un forte impatto in Italia, ma anche negli Stati Uniti, dove generò un forte movimento di opinione che spinse Michael Dukakis, Governatore del Massachusetts, ad emanare un proclama in cui assolveva Sacco e Vanzetti dal crimine. Questa assoluzione postuma avvenne il 23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo l’esecuzione sulla sedia elettrica dei due anarchici innocenti.
Il brano “Here’s to you” aveva anche un testo, sulla musica di Morricone, scritto da Joan Baez, che la cantò nella colonna sonora del film.
Red Ronnie