Marvel’s Inhumans, una tragedia shakesperiana senza pathos: recensione primi due episodi

Abbiamo avuto occasione di vedere i primi due episodi di Marvel's Inhumans e il riscontro non è stato del tutto positivo: ecco la nostra recensione.


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Stroncata dalla critica Oltreoceano, Marvel’s Inhumans è davvero così terribile come ha pronosticato la stampa americana? C’è da dire che la serie televisiva non ha avuto un cammino in salita fin dall’inizio: cercare di collocarsi tra gli altri prodotti Marvel già avviati e trovare quindi una propria dimensione è un’opera non facile. Sopratutto quando si ha davanti Agents of SHIELD, già arrivata alla quinta stagione con qualche stento, e gli show su Netflix, di livello certamente superiore, collegati a The Defenders (Daredevil, Jessica Jones, Iron Fist e Luke Cage).

Il paragone però qui non c’entra, anche perché Marvel’s Inhumans parte svantaggiata su moltissimi punti e l’estenuante promozione della ABC potrebbe non aiutarla a fiorire. Prima di recensire i primi due episodi in anteprima, facciamo una premessa per chi non conosce la storia.

La serie tv è incentrata sulla famiglia reale degli Inumani, razza superiori agli esseri umani, e creata tramite esperimenti di una razza aliena denominata Kree. Al contrario dei fumetti, dove gli Inumani si sono nascosti per anni dall’umanità tra le vette dell’Himalaya, sviluppando una propria civiltà evoluta, in Marvel’s Inhumans l’ambientazione si sposta in un luogo più esotico, le Hawaii. Un colpo di stato, ad opera di Maximus, fratello del re Freccia Nera che aspira ad essere sovrano, i membri della famiglia reale vengono dispersi tra gli uomini.

Maximus è il vero villain della storia, ma dietro il suo atto assurdo c’è qualcosa di più sensato: la Terrigenesi (materiale mutageno che, se a contatto con un individuo possessore di gene inumano, sottopone quest’ultimo a una mutazione spontanea) lo ha privato dei suoi geni e per questo non è ben visto all’interno della famiglia. Il suo intento è quindi quello di prendersi il trono come un modello re Lear, ed eliminare questo sistema ingiusto. I primi due episodi mettono proprio in scena un’imperfetta tragedia shakesperiana, dove la tematica familiare, l’identità e il rapporto umani-alieni sono gli argomenti principali su cui Marvel’s Inhumans dovrà puntare. Come fare, però con personaggi privi di qualsiasi spessore ed empatia? Questo non è l’unico problema.

La reggia reale sembra costruita su carta e polistirolo, mentre i costumi di scena sono il materiale perfetto per ogni cosplayer: semplici e poco sgargianti. Effetti visivi imbarazzanti, – la parrucca di Medusa di Serinda Swan è fin troppo finta e finta, senza un minimo di accorgimento – sceneggiatura povera e prevedibile. La recitazione anche lascia a desiderare; nonostante la buona mimica facciale di Anson Mount, che riesce a dare un’espressione decente a Freccia Nera, e l’interpretazione mostruosa di Iwan Rheon nei panni di Maximus, che oscura chiunque ha sulla scena, le performance dei restanti membri del cast restano anonime.

Per coloro non interessati al franchise Marvel, Inhumans potrebbe persino intrattenere tra musiche pop in sottofondo e scenette tutto sommato divertenti, ma per chi cerca una serie ambiziosa, in grado di competere con gli altri prodotti televisivi, farebbe meglio a non iniziarlo perché potrebbe restarne deluso.

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