Venezia 2017, oggi gli ultimi due film in concorso. Ed è tempo di primi bilanci

Oggi gli ultimi due film in concorso: l'italiano "Hannah" di Andrea Pallaoro con la grande Charlotte Rampling, e il francese di Xavier Legrand. In attesa del responso di domani è il momento dei primi bilanci: chi sono i favoriti per il Leone d'oro? Qual è lo stato di salute del cinema italiano?

Venezia 2017, tempo di bilanci per il festival del cinema

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E così si è arrivati all’ultimo giorno di programmazione dell’edizione 74 del festival del cinema di Venezia, in attesa del responso di domani della giuria presieduta da Annette Bening. Difficile capire chi siano i favoriti d’una kermesse che ha mostrato un buon livello medio, senza però indicare il netto favorito, la folgorazione che mette d’accordo tutti. Semmai, soprattutto gli addetti ai lavori italiani, sono stati messi d’accordo da mother! di Darren Aronofsky, ambizioso thriller con venature soprannaturali e derive da kitsch d’autore, accolto da bordate di fischi.

Sono piaciuti invece The Shape of Water di Guillermo del Toro, con il suo fantasy intriso di storia vera (la Guerra Fredda), la misura implacabile del cinema documentario di Frederick Wiseman, capace di raccontare in maniera lucida e appassionante persino un’istituzione bibliotecaria (Ex Libris. the New York Public Library), la sorpresa Three Billboards outside Ebbing: Missouri di Martin McDonagh (che piazza tra i favoriti anche l’interpretazione di Frances McDormand), commedia nera che con intelligenza, e dialoghi strepitosi, mette in piedi un trattatello antropologico sulla provincia americana (quello che avrebbe voluto fare George Clooney con Suburbicon, che si accontenta di essere paradossale), o il sempre intelligente Robert Guédiguian, che con La villa ci ha regalato un film pieno di speranza, e mai predicatorio, che parla di ultimi, di benestanti occidentali, di fratellanza.

E l’Italia? In sede di conferenza stampa di presentazione di Venezia 74, il direttore Alberto Barbera aveva addirittura parlato d’una nouvelle vague del cinema del Belpaese qui alla mostra. Poi se l’è rimangiata quell’affermazione (“forse ho esagerato”), però sicuramente, rispetto alla depressa compagine dello scorso anno, si è visto un cinema italiano più effervescente. Imperfetto forse, ma capace di muoversi in varie direzioni: ne sono una testimonianza anche il non pienamente riuscito The Leisure Seeker di Paolo Virzì, che ha avuto però il coraggio di sradicare il suo sguardo da livornese impenitente e metterlo alla prova di una cultura che non gi appartiene, uscendo dalla sua comfort zone; o lo stesso Andrea Pallaoro, in concorso oggi, che è italiano ma cosmopolita, con un approccio intrinsecamente apolide (e non è il solo, si pensi ad autori come Gianfranco Rosi e Roberto Minervini, italiani del mondo).

Oppure si guardi a quegli esempi, sempre più numerosi, in cui i cineasti italiani non sottostanno più al ricatto obbligatorio della commedia, e lavorano in libertà e con ironia sui generi: come il film in concorso dei Manetti Bros., Ammore e malavita, il più divertente del lotto, pieno di invenzioni, musiche, felicità narrativa; o l’ugualmente disinibito, sfrontato Brutti e cattivi di Cosimo Gomez visto ieri nella sezione Orizzonti. Ed è pure il caso, sempre in Orizzonti, di uno dei gioielli del nostro cinema, Gatta Cenerentola: film d’animazione – già questo è inusuale – che racconta nuovamente una Napoli di malavita, ma reinventandola completamente, mettendo insieme radici partenopee, la fiaba più famosa del mondo e una riscrittura che lavora sui generi. Il tutto filtrato attraverso uno sguardo visionario che, finalmente!, rifugge dal minimalismo e dispone una tavolozza opulenta e quasi barocca.

Domani sarà il tempo dei bilanci definitivi di Venezia 2017: adesso raccontiamo gli ultimi due film in concorso del festival.

Hannah di Andrea Pallaoro

Hannah di Andrea Pallaoro, regista trentino di nascita ma di stanza a Los Angeles, è il quarto e ultimo titolo italiano nel concorso principale di Venezia 2017. Con all’attivo già un film d’esordio, Medeas, passato nella sezione Orizzonti nel 2013, adesso Pallaoro ritorna a Venezia 2017 con un’opera espressamente immaginata per la sua protagonista, la grande Charlotte Rampling, intorno al cui talento è stata costruita la sceneggiatura, firmata dal regista e Orlando Tirado. La storia è quella di una donna la cui esistenza comincia a sgretolarsi quando il marito viene arrestato.

La sua vita frana perché non corrisponde più all’immagine che di essa si era creata: così il racconto diviene la radiografia molto intima di un complesso tormento individuale, di un’esistenza presa in ostaggio dall’insicurezza e dalla disperazione. “Ho voluto esplorare il suo stato psicologico ed emotivo – ha detto Pallaoro – concentrandomi il più possibile sul suo mondo interiore, sul suo senso di identità, favorendo un approccio sensoriale, senza le distrazioni di superflue esplicitazioni narrative”.

Così Hannah più che puntare sul racconto dei fatti e degli snodi del racconto, sempre sospesi e reticenti, è il percorso di esplorazione molto ravvicinato di un personaggio messo a nudo nei suoi sentimenti e sussulti più intimi. E chiaramente, un film di questo tipo, non può esistere se non immedesimandosi nella sua protagonista, da cui dipende completamente. E Charlotte Rampling, ha dichiarato il regista, “è un’artista che ricerca la sua verità con un rigore, un coraggio, una generosità e un’integrità che ammiro moltissimo. Charlotte è stata, e continua a essere, un’importantissima fonte di ispirazione e rferimento per me”.

Jusqu’à la garde di Xavier Legrand

Xavier Legrand è un attore (giovanissimo, fu uno degli interpreti di Arrivederci ragazzi di Louis Malle), regista e sceneggiatore francese, che ha al suo anche una nomination agli Oscar per il miglior cortometraggio nel 2013 (per Just before losing everything, che ha vinto anche il premio César, il più importante riconoscimento francese).

Jusqu’à la garde, di cui è sia regista che sceneggiatore, è il suo primo lungometraggio, che prende le mosse dal pluripremiato corto per raccontare la storia di una coppia che ha recentemente divorziato, con la madre che combatte per l’affido esclusivo del figlio Julien, per proteggerlo da un padre che ritiene violento. Il marito però riesce a ottenere dal giudice l’affido congiunto. Naturalmente la vittima di questo gioco al massacro tra i genitori è proprio Julien, spinto al limite per evitare che accada il peggio.

“Una coppia divorzia e i due genitori si fronteggiano in merito all’affido del figlio – ha commentato il regista Xavier – ogni giorno, migliaia di persone vivono esattamente la stessa situazione. Mostrando quelle che apparentemente sembrano essere vicissitudini di ordinaria amministrazione, il film rivela la violenza sotterranea, le paure taciute, le minacce sommesse. Più che trattare la separazione come il tema centrale di un dramma sociale o familiare, volevo realizzare un film politico, un film di guerra, forse addirittura un film horror”.