Il tweet del 3 luglio con cui Tony Hadley annuncia di non far più parte degli Spandau Ballet e che in futuro non si esibirà più con loro giunge come fulmine a ciel sereno per tutti i fans, ma non per chi conosce da tempo la band.
Immediatamente gli Spandau emettono un comunicato dove scrivono che Tony aveva anticipato loro questa decisione nel settembre dell’anno scorso e che, purtroppo, non essendo cambiate le cose, andranno avanti senza di lui. Senza di lui?!? Può un gruppo esistere senza la voce solista? Secondo il tribunale sì. Cosa c’entra il tribunale? C’entra, eccome.
Dopo lo scioglimento del gruppo, all’alba degli anni ’90, mentre Tony Hadley inizia una carriera solista (nel suo album di esordio partecipa anche Simon Le Bon dei “rivali” Duran Duran), quella di Gary Kemp fallisce miseramente col flop del suo “Little bruises”. Entra in crisi e decide di fare causa agli ex compagni per impossessarsi di tutte le royalties degli Spandau Ballet, sostenendo che, essendo lui il leader e autore delle canzoni, il peso degli altri quattro nel gruppo è ininfluente.
Casa discografica e manager, opportunisticamente, appoggiano Gary che vince la causa. Nel frattempo Martin, il fratello, ha una carriera di successo come attore. Quando incontro Tony a Londra mi dice di aver dovuto vendere la casa per pagare le spese processuali e di sopravvivere facendo tour con gli ex compagni John Keeble e Steve Norman, senza poter usare il nome Spandau Ballet.
Arrabbiatissimo con Gary Kemp, mi giura che non ci parlerà più. Il pomeriggio incontro Gary e cerco di fargli capire che è meglio per tutti loro far pace, ma lui sorride e glissa sull’argomento. Tony mantiene la promessa quando, nel 2005, Bob Geldof, nel 20° anniversario del Live Aid, chiede agli Spandau Ballet di tornare insieme sul palco del Live 8.
All’emissario di Gary che glielo chiede, Tony, in uno dei concerti suoi che ho presentato in Italia, mi racconta di aver risposto: “Il tribunale ha sancito che gli Spandau Ballet sono Gary Kemp e che la mia rilevanza nel gruppo è nulla, che li faccia lui gli Spandau, da solo!”.
Un po’ di anni dopo, mi contatta Steve Dagger, storico manager degli Spandau, che mi chiede miei video per il documentario che stanno montando. Ne scelgono alcuni dal mio immenso archivio della band (Gary mi dirà poi che sono quelli più belli dell’intero film). Steve mi dice anche che forse la band tornerà insieme. Come?!? Non ci credo. Ma accade. Come Ringo Starr dicono fosse il collante nei Beatles delle tre enormi personalità di John Lennon, Paul McCartney e George Harrison, così è il batterista John Keeble a mediare fra Tony e Gary.
Nell’ottobre 2014 gli Spandau, di nuovo insieme, vengono al Festival del Cinema di Roma a presentare il film “Soul Boys of the Western World”. Passo due giornate con loro e capisco che la frattura fra Tony e Gary non è saldata. Hadley continua con la sua carriera solista, infatti arriva dopo gli altri perché ha fatto il giorno prima un concerto con grande orchestra a Londra, ha un suo manager e non Steve Dagger. Poi è distaccato.
Unico momento di grande commozione dopo la prima del film, quando Steve Norman e John Keeble addirittura piangono per l’accoglienza del pubblico italiano. Gary abbraccia Tony e forse è l’ultimo gesto di unione fra loro. Tornano a Sanremo nel febbraio 2015 e il mese successivo in un tour, ripreso in estate. Ma proprio in Italia, l’8 agosto a Lignano Sabbiadoro, John Keeble ha un malore. Il tour viene interrotto. In seguito il batterista viene sostituito da un turnista per terminare il tour a Hong Kong. Sono le ultime date live degli Spandau Ballet.
Non ce ne saranno altre con Tony Hadley come front man. Termina, a meno di ulteriori sorprese dovute soprattutto a fatti finanziari e non umani, la vita di un gruppo che ha debuttato agli albori degli anni ’80 contribuendo a lanciare la moda New Romantic, che ha vissuto un dualismo con i Duran Duran, anche se il gruppo di Simon Le Bon & Co. li ha surclassati in termini di successo mondiale. Degli Spandau Balllet rimarranno brani splendidi come “To cut a long story short”, “Chant n. 1”, Gold”, “True” e quella “Through the barricades” che tanto successo ha avuto in Italia.
That’s all folks!
Red Ronnie