House of Cards 5 descrive l’era Trump e mostra l’altro lato di Frank Underwood, recensione primi due episodi

Frank Underwood come Donald Trump: House of Cards 5 anticipa una stagione ad alto livello, con qualche piccola pecca: la recensione ai primi due episodi.

house of cards 5

INTERAZIONI: 8

I coniugi Underwood sono tornati e sono più spietati che mai (o quasi): nella giornata di ieri, Netflix ha rilasciato per intero House Of Cards 5, mentre in Italia, i primi due episodi sono stati trasmessi su Sky Atlantic.

Sapevamo già che le attuali elezioni Presidenziali USA, con la vittoria di Donald Trump, avrebbero influenzato la serie tv, e mai come nel caso di House Of Cards 5, la realtà supera la fantasia.

Avevamo lasciato Frank e Claire Underwood decisi a sotterrare l’ascia di guerra, pronti a “creare il terrore”, ancora una volta, insieme. La forza di questa coppia sta in questo: possono volersi bene fino ad ammazzarsi, riempirsi di paroloni e sputarsi in faccia, ma alla fine la loro carica emotiva e il loro desiderio di combattere li unisce. Insieme ne hanno passate di tutti i colori, e i primi due episodi della quinta stagione gettano una vena di malinconia che guarda al passato, quando Claire rimpiange di non essere stata vicina al suo Frank il giorno della sparatoria. Le due scene in cui moglie e marito si avvicinano al popolo sono significative: se prima guardano da lontano la loro folla, quasi come avessero paura di addentrarsi, dopo prendono un coraggio che spaventa: “Non avete nulla da temere” (“tranne me”, verrebbe da aggiungere).

House of Cards 5 riparte da questo regime del terrore che anticipa una possibile Terza Guerra Mondiale – e ripetiamolo, mai come adesso la realtà supera la fantasia. Ne è una prova il forte discorso da antologia di Frank Underwood, dove prevale tutta la sua arroganza, il suo carisma e la sua forza demagogica: il POTUS si appella al Congresso per cercare di convincerli a dichiarare guerra nei confronti dell’ICO – che richiama palesemente al gruppo terroristico ISIS. Il paragone con George W. Bush è immediato: fu proprio l’allora Presidente che, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, inneggiò alla “guerra al terrore”, per contrastare Al-Qaeda e iniziare la sua campagna contro il terrorismo.

E qui emerge la carica recitativa di Kevin Spacey, sempre più a suo agio nei ruoli da cattivo. Perché Frank è sempre stato il vero villain della storia: fin dal pilot è emersa la sua sete di potere, che ha ottenuto manipolando chiunque e giocando una pericolosa partita. Allo stesso tempo, emerge un altro lato del carattere di Frank di cui perfino Claire se ne meraviglia: viene menzionato Tim Corbet, l’amico intimo scomparso di cui lui sente una tale mancanza che potrebbe farci provare per un attimo anche un po’ di tenerezza.

Il destino di Frank Underwood sembra però essere già presagito in questi due episodi: come lo era quello di Walter White di Breaking Bad, il cattivo della storia va sempre incontra a un’infausta fine. Non sarà un caso che nella serie originale, il Presidente muore.

Fin qui, i primi due episodi di House of Cards 5 anticipano una stagione con un alto livello di tensione. Forse qualche piccola pecca sta nelle solite sottotrame che rischiano di annoiare il pubblico – diciamocelo: a nessuno interessa l’affair tra Claire e il giornalista Tom Yates.