Alessio Boni, Giovanni Franza in Di Padre in Figlia, difende il suo personaggio: “Uomo del suo tempo” (video)

L'attore Alessio Boni, che interpreta il ruvido Giovanni Franza in Di Padre in Figlia, spega le ragioni del suo personaggio: “Un uomo alfa degli anni '50”

Alessio Boni, Di Padre in Figlia

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Alessio Boni è l’autoritario e insensibile Giovanni Franza in Di Padre in Figlia: l’attore bergamasco interpreta il burbero capofamiglia nella fiction di Rai1 in quattro puntate in onda da martedì 18 aprile.

DI PADRE IN FIGLIA: RECENSIONE IN ANTEPRIMA

Un personaggio che certamente non suscita empatia, quello del ruvido grappaiolo concentrato solo sulla sua azienda, sul profitto e sulla necessità di assicurare un erede al suo piccolo impero nel bassanese.

Alessio Boni difende però questo personaggio così poco amabile, che pure è lo specchio del suo tempo: Giovanni Franza è frutto delle condizioni sociali, economiche, culturali degli anni in cui vive, è un uomo che oggi considereremmo retrogrado e violento, dagli atteggiamenti inaccettabili, ma che allora erano considerati normalità.

DI PADRE IN FIGLIA: CAST E PERSONAGGI

In conferenza stampa, alla presentazione della fiction, Alessio Boni ha spiegato di aver costruito il personaggio di Franza studiando quei decenni della storia italiana, anche grazie al racconto dei suoi genitori.

Giovanni è come buona parte del maschio italico degli anni ’50, un padre-padrone privo di sensibilità nei confronti dei figli, abituato a considerare le donne inferiori e destinate a ricoprire i soli ruoli di mogli e madri, un maschilista, un prepotente, un uomo che non ha altre ambizioni se non quella di affermarsi come uomo d’affari, che non ha cultura né (a differenza di sua moglie Franca, che da analfabeta decide di imparare a leggere e scrivere) aspira a migliorarsi come uomo. Saranno le sue figlie, in particolare la primogenita Maria Teresa, a scuoterlo e mostrargli una realtà alternativa difficile da accettare.

Ci sono persone maleducate e persone ineducate, che non sono cattive, ma semplicemente non sanno come comportarsi. Giovanni Franza è proprio il retaggio di quel periodo storico in cui sballottati da una guerra, senza soldi, con le toppe ai calzoni, si industriavano a fare qualsiasi cosa pur di uscire dalla povertà, ma perdevano di vista l’educazione. Tornavano a casa e non chiedevano nemmeno come andassero i figli a scuola: erano forgiati in quel modo, con quella cultura. Per loro era un’onta andare in giro col passeggino, lo fanno da poco. Mio padre si vergognava a portarmi col passeggino. Franza è un uomo che non ha i codici per poter dare un consiglio ai figli: il maschio vorrebbe forgiarlo come lui, ma sbaglia tutto, cerca di togliergli qualsiasi velleità. Non c’erano ideali psicologici: il riscatto economico era la cosa più importante, c’era anche uno sfarzo nel mostrare il lusso, appena potevano permettersi di comprare un Mercedes o un Rolex lo ostentavano in paese, solo dopo capiranno che era una cosa vergognosa. Franza viene davvero portato psicologicamente a questa comprensione dalle figlie e dalla moglie e da un dramma che gli succederà.

Non era un despota né un tiranno, era un uomo degli anni ’50 nell’Italia degli anni ’50: il patriarcato era la norma” ha aggiunto Alessio Boni, sottolineando la bravura delle sceneggiatrici nell’approfondire la psicologia dei personaggi di Di Padre in Figlia.