Sin da quando è apparso in rete il primo teaser trailer, il remake in live action de La Bella e la Bestia ha messo bene in chiaro quali fossero le sue intenzioni: richiamare in superficie tutta la nostalgia che siamo capaci di provare nel rivedere, in versione maestosa, uno dei capisaldi del cosiddetto Rinascimento Disney. Il castello della Bestia, il quadro graffiato, la conversazione tra l’orologio Tockins e il candelabro Lumière, la rosa: tutto era studiato ad hoc per farci pregustare l’atmosfera revival che il film avrebbe portato con sé.
A distanza di quasi un anno da quel sognante minuto e mezzo che era il teaser trailer, il film di Bill Condon ha mantenuto egregiamente la sua promessa: la sensazione che si ha appena finita la visione è quella di appagamento, di gioia, di aspettative soddisfatte. Chi si è seduto sulle poltrone del cinema aspettandosi di provare le sensazioni che La Bella e la Bestia gli ha regalato da bambino, da ragazzino o da adulto – quando, insomma, lo ha visto per la prima volta – sarà rimasto piacevolmente sorpreso dal rispetto con cui il Classico Disney viene trattato in questa versione in live action.
Il film è cupo dove deve esserlo e brillante nei punti giusti: la fotografia è molto ben curata, ed è in grado di trasmettere quell’atmosfera magica e sognante tipica del cartone animato, senza però risultare un fantasy cheap. Certo, l’insieme di tutti gli elementi è molto, molto barocco: ma, come dico sempre, se non è Barocco è un pastrocchio! – se non avete riconosciuto la citazione andate pure a pentirvi in un angolo. Scherzi a parte, è una storia ambientata nel ‘700 di chissà quale periferia francese, il minimo che possa essere è barocca: anzi, con l’arredamento del castello, i costumi e i dettagli nella ricostruzione dei servitori-oggetti si vede una cura del dettaglio da far impallidire quasi i disegni originali.
Il rispetto di cui La Bella e la Bestia di Bill Condon è portatore sano, tuttavia, non è solo nell’ambientazione: oltre ad alcuni dialoghi e scene ripresi direttamente dal cartoon, cosa che i più affezionati disneyani avranno sicuramente notato, nella ricostruzione di alcune situazioni si nota la volontà ferrea di prendere ciò che già esiste ed è amato dal pubblico per lucidarlo e restituirlo al fruitore con la forma più scintillante che si possa immaginare. Ed è così che Stia con noi è un tripudio di forme e colori, ancor più che nel cartone animato, una gioia per gli occhi alla quale è impossibile resistere; è così che il celebre ballo tra Belle e la Bestia, pur senza strafare, è un delicato omaggio all’originale, che riesce a non scadere nella banalità di “rifare” una scena che era già perfetta nel 1991.
Dire che La Bella e la Bestia di Bill Condon è solo un bell’omaggio al cartone, tuttavia, sarebbe riduttivo: all’originale, che aveva come limite quello di una durata ridotta, il live action aggiunge sapientemente alcuni piccoli dettagli che impreziosiscono e addirittura spiegano gli eventi de La Bella e la Bestia. C’è un punto in particolare, poco dopo che Belle si è presa cura della Bestia ferita dopo lo scontro coi lupi: è una scena così bella e delicata che non voglio anticipare nulla. Ma è qui che, finalmente, quello che è sempre stato l’inspiegabile innamoramento di Belle nei confronti della Bestia – soprannominato dai più simpatici “Sindrome di Stoccolma” – assume finalmente un senso: l’attrazione non è per un carceriere, ma per un uomo acculturato, con le sue stesse passioni, con il quale può scherzare e farsi prendere in giro per il suo amore per le storie romantiche – un uomo, insomma, così diverso da Gaston e dai paesani che non hanno mai compreso né mai comprenderanno Belle.
A proposito di Gaston, Luke Evans nei panni del vanesio cacciatore è tra le più piacevoli sorprese di questo live action, secondo solo allo stupendo Le Tont portato in scena da Josh Gad: finalmente il piccolo e tonto aiutante ha un cervello, un’opinione, una capacità di capire cosa è giusto e cosa no, e anche una buona dose di sarcasmo mai compreso dal vero tonto della situazione, Gaston. Che Le Tont sia omosessuale, tra parentesi, non emerge nemmeno così tanto: se non fossi stata consapevole della questione grazie ai titoloni sui giornali dell’ultima settimana, non credo me ne sarei accorta.
I protagonisti Emma Watson e Dan Stevens riescono nel difficile compito di dar vita ad una Belle e ad una Bestia credibili: lui è molto bravo nel dare al suo personaggio una mimica facciale convincente nonostante l’enorme impedimento dato dalla computer grafica applicatagli in volto, mentre lei riesce sapientemente a rispettare il carattere deciso e romantico di Belle, dandole anche un soffio di quel femminismo di cui la Watson è tra le più grandi sostenitrici del mondo. Basta poco, un dettaglio: Belle, entrando nel castello, ha come primo istinto quello di prendere in mano un bastone per difendersi, e questo la dice lunga su come l’insieme di sceneggiatura e interpretazione abbiano dato nuova vita e carattere da vendere alla più indipendente delle principesse Disney.
Se questo parere riguarda ciò che il buon Bill Condon ha confezionato per noi dalla lontana America, è impossibile non spendere due parole per ciò che noi italiani abbiamo aggiunto a questa bellissima fiaba in live action. Premettendo che ho sempre adorato il doppiaggio italiano de La Bella e la Bestia, per il semplice fatto che ritengo prezioso il passaggio tra il “lei” e il “tu” nel rapporto tra i due amanti, qui c’è qualcosa che non va. Letizia Ciampa, storica doppiatrice di Emma Watson, indurisce un po’ la performance dell’attrice con la sua voce a tratti troppo decisa e meno “Belle”, meno dolce di quanto la mimica della Watson suggerirebbe. Da superare è poi il “trauma” di Andrea Mete come voce della Bestia: una volta sorpassato l’ostacolo di una voce più umana e suadente e meno animale, in realtà ci si ritrova ad apprezzare il modo in cui il doppiatore umanizza la Bestia e lascia intravedere il principe dentro di lui.
Il vero problema, tuttavia, sono le canzoni: i rifacimenti delle traduzioni erano necessari? No, e nemmeno si possono giustificare con una volontà di rispettare il labiale degli attori, che nella maggior parte dei casi non funziona. Oltre al fatto che questa scelta tradisce la fedeltà che Bill Condon si è tanto impegnato per ottenere, le canzoni in italiano erano già perfettamente studiate per rispettare la metrica dei testi originali, mentre qui spesso e volentieri sembra che le parole arranchino e fatichino per stare al passo con la musica: il problema è più palese in alcuni brani che in altri, ma ciò non toglie che si tratta purtroppo di un caso di adattamento non curato tanto quanto il film avrebbe richiesto.
Se quello che cercate è una versione moderna di una vecchia storia, o se vi aspettate qualcosa di diverso rispetto al cartone animato del 1991, o se non vi piacciono le storie d’amore e i musical (davvero?), non userò mezzi termini: La Bella e la Bestia non è il film che fa per voi. Ma se siete degli accaniti fan della Disney, se vi piacciono le fiabe ricche, se siete degli eterni Peter Pan o se volete tornare bambini solo per un paio d’ore, o anche solo se volete godervi una bella storia d’amore tutto sommato ancora attuale, allora sì, usciti dal cinema vi ritroverete stampato in faccia un bel sorriso soddisfatto.
La Bella e la Bestia sarà nei cinema italiani a partire dal 16 marzo 2017.