The Good Fight meglio di The Good Wife? L’elogio femminile che schiaffeggia la politica di Donald Trump

Buona la prima per The Good Fight: lo spin-off di The Good Wife mette a confronto tre donne, ne elogia il loro potere e schernisce la politica di Trump.


INTERAZIONI: 60

Un anno dopo gli eventi del finale di serie di The Good Wife, il servizio di streaming CBS All Access raccoglie l’eredità di Alicia Florrick con lo spin-off The Good Fight. Tra volti familiari, come la protagonista assoluta Diane Flockhart, interpretata da Christine Baranski, Lucca Quinn (Crush Jumbo) e new entry come Maia Rendell (Rose Leslie), lo spin-off creato da Robert e Michelle King mostra da una parte elementi di continuità con la serie madre – casi in tribunale, la traccia glamour, c’è perfino un piccolo pensiero rivolto al compianto personaggio di Will – mentre dall’altra parte su un livello decisamente differente e amplificato.

The Good Fight sposta la scena nell’eclettica e ricca società di Chicago e ce ne accorgiamo dall’abbigliamento della società benestante, dagli appartamenti lussureggianti, il tutto con un’attenzione particolare ai dettagli. La serie elogia le tre donne protagoniste, molto diverse tra loro. Diane riappare diversa da come l’avevamo lasciata nel finale di The Good Wife; pronta a lasciarsi il passato alle spalle, abbandonando il suo studio legale e con esso i vari intrighi, l’avvocatessa è costretta a tornare a combattere sul ring del tribunale quando la famiglia della sua figlioccia Maia è coinvolta in uno scandalo finanziario che la colpisce direttamente in quanto la donna aveva investito nella fondazione dei Rendell.

L’episodio pilota di The Good Fight si concentra sulla trama orizzontale della serie riguardante lo scandalo finanziario, ma presenta anche la pubblico le tre figure femminili con cui si confronterà. Quando vediamo la prima parte del pilot, Diane, Maia e Lucca sono tre donne che sanno ciò che stanno facendo. La Flockhart pensa di avere il controllo su tutto, la giovane Rendell, studentessa modello e promettente avvocato, non può desiderare altro dalla sua vita mentre la Quinn, si rivela la vera sorpresa della serie. La seconda parte dell’episodio capovolge tutto: Diane non si aspettava di dover scendere a patti con la sua carriera quando gli viene offerta una seconda possibilità; la fragile Maia deve tirar fuori le unghie e difendersi dalle accuse di frode per colpa degli errori finanziari della sua famiglia ed è l’insospettabile Lucca a darle il miglior consiglio (e una verità universale): “Vederti piangere li rende felici. Tieni la testa bassa e continua a lavorare.”

La politica è sempre presente in The Good Fight, che coglie l’opportunità per “schiaffeggiare” Donald Trump e tirare in ballo le questioni razziali che tanto hanno interessato gli Stati Uniti negli ultimi tempi. La scena iniziale in cui vediamo una depressa Diane guardare il giuramento del neo eletto Presidente è un grido di disperazione e una voglia di cambiamento. Le dinamiche interrazziali sono alcuni degli elementi interessanti su cui lo spin-off di The Good Wife potrebbe puntare: viene mostrato in un video la brutalità della Polizia che malmena degli uomini di colore; non è un caso che la piccola stanza di tribunale è divisa, da un lato persone “bianche” e dall’altra quelle di colore – dove c’è Lucca che affronta petto a petto Diane.

Sarà piuttosto interessante vedere l’evolversi della relazione sentimentale tra Maia ed Amy, una coppia da non sottovalutare per via dello scandalo finanziario che influenzerà entrambe.

The Good Fight è una serie migliore di The Good Wife? Viste le tematiche portate in superficie, e dato che viene trasmesso su un canale tematico e non broadcast, lo spin-off potrebbe osare di più, sopratutto perché metterebbe in luce tutte le falle assurde della politica di Trump. Una curiosità: la serie è stata riscritta dopo le elezioni Presidenziali. Pensate che questo sia stato un caso?