Il Festival di Sanremo perfetto per Kekko Silvestre dei Modà? Più spazio ai giovani!

Cosa succederebbe se Kekko Silvestre dei Modà fosse il direttore artistico del Festival di Sanremo? Un'anticipazione.

Kekko Silvestre dei Modà

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Che scelte farebbe Kekko Silvestre se fosse il direttore artistico del Festival di Sanremo? La domanda viene posta al frontman dei Modà da Sorrisi e Canzoni TV che lo intervista all’indomani dell’annuncio dell’album Passione Maledetta 2.0, atteso in tutti i negozi e in digitale dal prossimo 2 dicembre.

Kekko Silvestre si concentrerebbe sulle canzoni, valutando esclusivamente la qualità dei brani presentati dagli artisti. Sceglierebbe i pezzi in base al loro impatto emotivo senza considerare la popolarità dell’interprete o del suo autore.

A proposito della gara delle Nuove Proposte, rivela che gli piacerebbe che i giovani venissero uniti ai Big, come si faceva negli anni ’80. Gli piace l’idea di far ascoltare i brani per la prima volta direttamente live al Festival, durante la gara, ma sottolinea l’urgenza di riservare uno spazio maggiore ai giovani ricordando un vecchio Festival in cui si esibì quasi all’una di notte.

Per consentire ai giovani di acquisire valore, consentirebbe loro di esibirsi tra i Campioni che ricorda essere nient’altro che gli emergenti di qualche ano prima. A suo avviso, ciò servirebbe anche per ottenere passaggi in radio. Troppo spesso, sono proprio i network radiofonici, infatti, a sottovalutare il valore delle Nuove Proposte che, unendosi ai Big, forse ne guadagnerebbero.

Di fondamentale importanza è, per il frontman dei Modà, supportare attivamente la nuova musica, gli emergenti, dando loro la possibilità di crescere e di occupare uno spazio consono.

Di seguito il passaggio dell’intervista in cui Kekko Silvestre parla del “suo” Festival di Sanremo. L’intervista completa è disponibile sul sito di Sorrisi e Canzoni TV.

Che tipo di scelte faresti se diventassi direttore artistico di Sanremo?

«Mi interesserebbero solo le canzoni, che sono sempre e solo la cosa più importante. Sceglierei brani degli artisti che mi trasmettono di più, senza nessun occhio alla popolarità. Mi piacerebbe anche far gareggiare i giovani in mezzo ai big. Tanto ormai i confini sono molto labili, si faceva anche negli anni 80. Vorrei che si sentissero tutti allo stesso livello perché adesso mi sembrano, nonostante le ottime iniziative per dare loro più visibilità, ancora un po’ sacrificati. Mi piace anche l’idea di far sentire il giovane per la prima volta al momento della gara, senza far sentire il brano mesi prima. Io sono uno di quelli che si è esibito a Sanremo Giovani all’una meno un quarto di notte. Sono tornato a casa depresso dentro una macchina, perché è un momento così delicato che se non te la giochi bene la prima volta, almeno devi poter avere una seconda chance. Poi secondo me negli ultimi anni ci sono stati giovani interessanti, quindi secondo me bisogna dare loro più visibilità. I giovani se li metti in mezzo ai big prendono un po’ del loro valore, se li separi le radio li considerano spesso un po’ meno, se non in rari casi. È un po’ un peccato perché se bisogna pensare solo all’interesse dei big, poi ci dimentichiamo che quei big erano i giovani di qualche anno prima».