Doctor Strange, è tutto un déjà vu il film Marvel con Benedict Cumberbatch

L’attore britannico veste i panni del supereroe che governa il potere della mente e non dei muscoli. Sulla carta un personaggio singolare. Ma nel film di Scott Derrickson è tutto già visto: lotta tra bene e male modello “Guerre Stellari”, effetti speciali di “Inception”, paradossi temporali alla “Ricomincio da capo”.

Doctor Strange Benedict Cumberbatch

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Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) è un neurochirurgo di eccezionale talento ed eccezionale arroganza, indifferente agli altri esseri umani. Naturalmente, un uomo di tale supponenza è destinato al contrappasso. Il dottore ha un terribile incidente automobilistico: sopravvive, ma non potrà più operare.

Strange cerca caparbiamente una soluzione: e quando la scienza occidentale fallisce, resta la via dell’irrazionale. Va a Katmandu per incontrare un misterioso santone, l’Antico (Tilda Swinton), che lo inizia al misticismo e a mondi oltre i confini della realtà. Attraverso un severo addestramento fisico e mentale, Strange impara a controllare le energie della psiche e le forze che governano un universo multidimensionale nel quale non valgono le leggi spaziotemporali. L’allievo è catapultato nel mezzo d’un conflitto tra l’Antico e l’ex discepolo prediletto (Mads Mikkelsen), che si è fatto sedurre dal male e dal miraggio dell’immortalità, mettendo a repentaglio l’esistenza della Terra. Sarà una battaglia durissima e un percorso iniziatico per colui che è destinato a diventare il Doctor Strange.

Con Doctor Strange il brand Marvel ripesca all’interno del proprio pantheon un personaggio minore e dei più eterodossi, un eroe che si muove tra razionale e irrazionale, oriente e occidente, forza e misticismo.

Una ricetta intrigante, perfetta per sottrarsi al solito mix di atletismo e brutalità dell’immaginario supereroistico. Purtroppo il regista Scott Derrickson, particolarmente versato nell’horror, rilegge il misticismo della vicenda del Doctor Strange in chiave esplicitamente magica, dando luogo a uno sbrigliato gioco di effetti speciali che vuole solo stupire, un paese dei balocchi visivo che finisce per sopraffare lo spettatore.

Soprattutto, Doctor Strange è derivativo in ogni suo aspetto: il carattere di base del protagonista è un misto tra il saccente egocentrismo del dottor House e uno stile di vita alla James Bond, tra guardaroba di grido e auto sportive. Il déjà vu continua a Katmandu: Tilda Swinton, al massimo della sua androginia, esibisce un cranio calvo da monaco tibetano che fa tanto misticismo orientale. E l’addestramento, condito da massime da bignami della filosofia zen – “dimentica quello che credi di sapere” – rimanda a classici come Matrix.

Doctor Strange gioca su effetti speciali che citano la cultura psichedelica anni Sessanta, l’epoca in cui Stan Lee e Steve Ditko crearono il personaggio. Così le fantasmagorie visuali fanno pensare a un trip da LSD all’insegna del kitsch più sfrenato. Il risultato però è ancora una volta di riporto: la rottura della tridimensionalità dell’asse spaziale conduce direttamente alla versione potenziata degli effetti visti in Inception; mentre i paradossi parafilosofici sulla temporalità sono gli stessi di Ricomincio da capo.

L’elementare conflitto tra bene e male è preso quasi di peso da Guerre Stellari, con allievi sedotti dal lato oscuro della forza. Filiazione quasi inevitabile, visto che Doctor Strange attinge al medesimo disinvolto sincretismo culturale che mescola misticismo orientale e tradizione cavalleresca medievale. E infatti in Doctor Strange non mancano gli oggetti fantastici tipici di quell’immaginario letterario, dagli anelli magici ai mantelli animati. A tutto questo Benedict Cumberbatch può solo aggiungere l’ironia sorniona del suo aplomb britannico. Troppo poco.

https://youtu.be/R3wkPhLZQKw