Festival del cinema di Venezia 2016, i film e i volti più attesi

La 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia comincia il 31 agosto. Fino al 10 settembre una sequenza ininterrotta di film, tra grande spettacolo e cinema d’autore. Si comincia col musical "La La Land" e si finisce col western "I magnifici sette".

Venezia 2016 Natalie Portman

INTERAZIONI: 15

La 73esima edizione del festival di Venezia è ai nastri di partenza: il film d’apertura, il 31 agosto, sarà La La Land, il musical di Damien Chazelle con Ryan Gosling ed Emma Stone, in concorso. Ed è prevista anche una preapertura, il 30 agosto, con la proiezione della copia restaurata del classico del 1960 Tutti a casa, doveroso omaggio per il centenario della nascita del regista Luigi Comencini.

Sotto la presidenza della Biennale di Paolo Baratta e la direzione della “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica” di Alberto Barbera, il festival del cinema di Venezia è un grande evento internazionale, con un occhio puntato sul cinema statunitense e l’altro su un cinema (moderatamente) d’autore, senza naturalmente dimenticare l’attenzione ai film italiani. Come ha dichiarato qualche giorno fa al Corriere della Sera il presidente Baratta, “abbiamo raggiunto l’obiettivo posto anni fa: diventare il luogo di elezione per film di qualità del Nord America, che sceglie Venezia per essere riflessi sui Golden Globe e sugli Oscar”. Una strategia quasi inevitabile per una manifestazione di tradizione così prestigiosa, che deve rintuzzare anche la concorrenza di Toronto, il festival più influente in termini di mercato mondiale, che comincia l’8 settembre, con Venezia ancora in corso. Ed è una strategia che porta i suoi frutti, se si pensa che gli ultimi due vincitori dell’Oscar come miglior film erano stati proiettati al Lido, Il caso Spotlight e Birdman.

Imponenti i numeri di Venezia 2016: 55 lungometraggi nella Selezione Ufficiale, che comprende 20 film in Concorso, 18 Fuori Concorso e 19 (più 16 cortometraggi) nella sezione Orizzonti, dedicata alle nuove tendenze estetiche e espressive. Poi ci sono i 31 film di Venezia Classici, i 7 della sezione non competitiva Cinema nel Giardino, che prevede incontri e dibattiti con gli autori; i 18 tra lungometraggi e corti della 31esima Settimana della Critica, sezione indipendente curata dal sindacato dei critici; i 19 titoli delle Giornate degli Autori, curata dall’associazioni dei registi e degli autori cinematografici italiani Anac e 100autori; infine i 4 film di Biennale College, il laboratorio di alta formazione pensato dalla Biennale per consentire a giovani filmmakers di sviluppare e produrre film a basso costo.

Venezia 73

Nella nutrita programmazione spicca naturalmente il concorso ufficiale. Il presidente della Giuria Sam Mendes (American Beauty, gli ultimi due Bond), ha dichiarato a la Repubblica che è in cerca “di una voce distintiva, un film di quelli che ti porterai dietro, che ti emoziona, per il quale sei disposto a fare crociate”. Chissà se insieme ai suoi giurati, tra cui Laurie Anderson, Giancarlo De Cataldo, Chiara Mastroianni, troverà pane per i suoi denti. Nel lotto diversi i film statunitensi. Si parte, come detto, da La La Land del coccolatissimo Damien Chazelle, autore del celebrato Whiplash, che porta un film che somma il fascino divistico di Ryan Gosling ed Emma Stone con un’intrigante riscoperta del musical, genere amatissimo dai cinefili.

Dagli Stati Uniti arrivano anche Derek Cianfrance con The Light Between Oceans, melodramma con la coppia sul set e nella vita Michael Fassbender e Alicia Vikander, che si preannuncia di puro divismo; lo stilista Tom Ford al suo secondo lungometraggio, Nocturnal animals, dopo l’apprezzato A Single Man (con cui Colin Firth vinse la Coppa Volpi a Venezia); Terrence Malick, con il documentario Voyage of Time nel quale, sulle orme di The Tree of Life, insegue le sue ossessioni filosofiche relative alle origini della vita sulla Terra; The Bad Batch della giovane Ana Lily Amirpour, lanciata dal bizzarro vampire movie A Girl Walks Home at Night.

È di provenienza americana anche Arrival, il film di fantascienza – genere poco amato dai festival – firmato dal canadese Denis Villeneuve, con Amy Adams nella parte di una linguista chiamata dall’esercito per comunicare con gli alieni. Ed è alla sua prima produzione statunitense anche il cileno Pablo Larraín, tra i più apprezzati autori contemporanei, il cui Jackie, sulla vita di Jacqueline Kennedy Onassis interpretata da Natalie Portman, si preannuncia come un biopic assai poco tradizionale.

Non mancano gli habitués da festival: Wim Wenders con The Beautiful Days of Aranjuez, un dialogo a due d’impianto teatrale, però filmato in 3d, tratto da una pièce di Peter Handke; Emir Kusturica, con On the Milky Road, in cui il regista serbo recita anche il ruolo principale accanto a Monica Bellucci, in un film già al centro di polemiche mesi fa perché si diceva fosse stato rifiutato da Cannes perché il regista sostiene Putin (ma l’interessato ha ampiamente smentito); Andrej Končalovskij con Paradise, nuovo film d’un regista lungamente nel dimenticatoio e che proprio Venezia ha riportato in auge con il Leone d’argento nel 2014 a Le notti bianche di un postino; il francese François Ozon, che con Frantz trasferisce le sue ossessioni in un altro paese e in un altro tempo, la Germania alla fine della Prima guerra mondiale; e, per i palati più esigenti The Woman Who Left del filippino Lav Diaz, specialista in fluviali sculture temporali, in un film sul senso e la fragilità dell’esistenza.

L’Italia è presente con tre film: il veterano Giuseppe Piccioni con Questi Giorni, una storia di un gruppo di ragazze di provincia da un regista che a Venezia ha conosciuto la sua maggiore affermazione, la doppia Coppa Volpi ai protagonisti di Luce dei miei occhi, Sandra Ceccarelli e Luigi Lo Cascio nel 2001; Spira Mirabilis, ambizioso documentario di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti sul tema dell’immortalità, scelto coraggiosamente dal direttore Barbera, che lo definisce “un film tra Spielberg e Malick, con grande potenza concettuale e splendore visivo”; e la commedia Piuma dell’italo-inglese Roan Johnson, che torna a raccontare con ironia il mondo dei giovanissimi dopo Fino a qui tutto bene.

Chiudono il concorso il secondo film francese Une Vie di Stephan Brizé, che aveva convinto col precedente La legge del mercato, un film nello stile dei fratelli Dardenne che aveva fruttato a Vincent Lindon il premio come migliore attore a Cannes 2015; il film argentino El ciudadano ilustre di Mariano Cohn e Gaston Duprat, storia di un premio Nobel per la letteratura che torna al paese natale; La region salvaje del messicano Amat Escalante, ritratto al femminile da un autore che aveva vinto il premio della regia a Cannes 2013 con lo scioccante Heli; ancora Sud America con El Cristo ciego dell’esordiente cileno Christopher Murray, un film sul tema della spiritualità che, ha detto Barbera, “guarda al cinema di Pasolini andando nelle miniere”; e un curioso western di provenienza olandese, Brimstone di Martin Koolhoven, con Dakota Fanning e Guy Pearce.

Eventi, star, autori

Selezione principale a parte, i nomi più attesi sono ovviamente nella sezione Fuori Concorso: il film di chiusura di Venezia 2016, The Magnificent Seven di Antoine Fuqua, remake del classico di John Sturges con un cast di tutte stelle che accenderà il red carpet, Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke; Hacksaw Ridge, con cui Mel Gibson torna dietro la macchina da presa, film bellico ambientato nella Seconda guerra mondiale interpretato da Andrew Garfield; The Bleeder, diretto dal regista canadese Philippe Falardeau (nominato agli Oscar per Monsieur Lazhar), la storia della sfida del pugile Chuck Wepner a Muhammad Ali, che ha ispirato la nascita di Rocky Balboa, con protagonisti Naomi Watts e Liev Schreiber; Safari, un documentario in cui il rigoroso regista austriaco Ulrich Seidl mette il suo sguardo impassibile al servizio di un racconto sulla sinistra passione dei turisti europei per la caccia grossa in Africa; Monte di Amir Naderi, nuovo film italiano del grande regista iraniano Amir Naderi, cui è stato assegnato il premio Jaeger-LeCoultre; infine, nella sezione Cinema nel Giardino, In Dubious Battle, nuovo film diretto e interpretato dall’eclettico James Franco, tratto da un romanzo di John Steinbeck, un racconto degli anni della Grande Depressione con un nutrito cast, Bryan Cranston, Ed Harris, Robert Duvall, Sam Shepard, Selena Gomez.

Tra i protagonisti di Venezia 2016 sono da ricordare anche i due Leoni d’oro alla carriera, il grande regista polacco Jerzy Skolimowski, che riceverà l’onorificenza mercoledì 31 agosto durante la cerimonia di apertura in Sala Grande, e Jean-Paul Belmondo, uno dei più rappresentativi attori europei, in equilibrio tra divismo e cinema d’autore, grande spettacolo e nouvelle vague, cui il premio sarà consegnato giovedì 8 settembre.

Cinema italiano

Il drappello italiano non si limita ai tre film in concorso. La presenza del nostro cinema è spalmata in tutte le rassegne, con nomi celebri, curiosità e attese novità. Su tutti c’è sicuramente Paolo Sorrentino, di cui saranno visibili fuori concorso i due primi episodi di The Young Pope, la serie tv prodotta da Sky, HBO e Canal+ con Jude Law; poi Francesco Munzi, che torna a Venezia dopo il successo di Anime nere con Assalto al Cielo, un documentario con materiali d’archivio che racconta gli anni turbolenti delle lotte politiche in Italia tra 1967 e 1977; Tommaso, nuovo film diretto e interpretato da Kim Ross Stuart su un attore e i suoi problemi con le donne; Gabriele Muccino, che porta al Cinema nel Giardino il nuovo L’estate addosso, romanzo di formazione di due giovanissimi tra Italia e Stati Uniti; il giornalista Michele Santoro, che dirige Robinù, documentario d’inchiesta sui baby-boss della camorra; Edoardo De Angelis, dal quale dopo Perez ci si attende molto dall’intrigante Indivisibili, storia di due cantanti neomelodiche gemelle siamesi; e per ultimo Marco Bellocchio con un cortometraggio, Pagliacci, evento d’apertura della Settimana della Critica.

Nel nome di Kiarostami e Cimino: Venezia classici

Venezia 2016 prevede un doveroso omaggio a due grandi maestri recentemente scomparsi. Il primo è l’iraniano Abbas Kiarostami, di cui saranno proiettati il 31 agosto un cortometraggio della serie 24 Frames (il film a cui stava ancora lavorando), e This is my film: 76 Minutes and 15 Seconds with Kiarostami, un’opera di montaggio realizzata dal suo collaboratore Seifollah Samadian. Il secondo è Michael Cimino, del quale verrà proiettato L’anno dragone con Mickey Rourke, che non è il suo capolavoro, ma è in un certo senso il suo film “italiano”, dato che fu prodotto da Dino De Laurentiis, l’unico disposto a dare credito al regista dopo l’insuccesso del visionario e costosissimo I cancelli del cielo (tornato in questi giorni nei cinema).

La sezione Venezia Classici è nutrita e ricca di sorprese: come Shabhaye Zayandeh di Mohsen Makhmalbaf, un film del 1990 del regista iraniano, censurato dal regime, fortunosamente ritrovato e restaurato per l’occasione; la versione restaurata dell’edizione europea di Zombi (Dawn of the Dead, 1978) di George A. Romero, presentata da un duo d’eccezione, Dario Argento e Nicolas Winding Refn; La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo, che festeggia un cinquantennio di vita; una smagliante versione integrale de I sette samurai (1954), capolavoro di Akira Kurosawa; e la grande commedia classica hollywoodiana con il modernissimo Ventesimo secolo (1934) di Howard Hawks.