Britney Spears irriconoscibile in Glory: audio, recensione e prima accoglienza

Glory è il nuovo disco di Britney Spears: a tre anni di distanza, la star torna con un nuovo disco ricco di aspettative.

Britney Spears

INTERAZIONI: 9

Attesa, leakkata e ora finalmente a disposizione dei suoi fan: Britney Spears cerca disperatamente di tornare regina delle classifiche pop, spazzando così la concorrenza delle sue più giovani colleghe. Di primo acchito, percorrendo una linea certamente prevedibile, in molti avrebbero scommesso su un surrogato di Selena Gomez o affini, soprattutto per la direzione della produzione top in forze a Glory.

Britney Spears, 34enne ex reginetta del pop con un passato ricco e a tratti pesante, non è un’artista che si smentisce. Il disco, composto da 12 tracce in totale nella versione standard, è sicuramente un lavoro certosino che non delude né stupisce, anche se a tratti la rende irriconoscibile.

Nonostante l’età e l’esperienza, la Spears non vuole né cerca di allinearsi al modus vivendi delle sue colleghe coetanee e sforna un nuovo disco in cui la sua natura si mostra più sprezzante che mai. Pochi i temi profondi, molti gli accenni alla sensualità e sessualità che vengono richiamati in alcune delle tracce di Glory che – non a caso – possono essere definite tra le migliori.

Il grosso delle aspettative, come assurdamente accade per gli album della Spears, ricade sul brano d’apertura. In questo caso, il biglietto da visita sembra davvero ottimo. Invitation coniuga la sensibilità elettronica di Gimme more al ritmo graffiante – ma rallentato – di Me Against The Music. La voce è limpida, il falsetto dosato e il risultato è buono. Uno dei singoli d’apertura più riusciti degli ultimi album di Britney Spears.

In Make Me, lead single già destinato a diventare un’icona nella produzione della popstar, la chitarra elettrica e gli intermezzi elettronici creano l’atmosfera adatta all’inserimento della voce di Britney, quel tanto che basta perché non sia fagocitata dal contorno musicale e renda il tutto piuttosto accattivante.

La voglia di sperimentare emerge in Private Show, non la migliore di Glory, che comunque garantisce una buona dinamica e mette in risalto le doti vocali della Spears. In Man on the moon, l’impronta pop è quella giusta per consentirci di non stare fermi un solo secondo, con un riff di chitarra che si fa ricordare. Il sound fresco e il testo leggero completano l’opera.

Si continua con Just Luv me, nel quale emergono la nostalgia e l’oscurità volute dai produttori Cashmere Cat e Robopop, c’è la voglia di trasmettere emozioni senza melodrammi, esprimendo un desiderio d’amore che è tipico del lato più morbido di Britney. Potrebbe essere un possibile singolo.

In Clumsy e Do you wanna come over? torniamo prepotentemente al leitmotiv che ha condotto l’intera carriera della Spears. Tanto, tanto sesso, raccontato nel modo che a Britney è più congeniale. Se Clumsy è a tratti deludente, Do you wanna come over? stupisce con bassi e chitarre acustiche, nonché con sospiri eloquenti che ci ridà la Spears di un tempo.

Slumber Party, ottava traccia del nono disco in studio della star, potrebbe essere definita come la migliore di Glory. Ottimo il synth sincopato del coro, il beat è trascinante e quasi fa pensare che potrebbe essere un buon remix per Drake. Just like me mostra il lato più elegante e fragile di Britney, che qui ci vuole parlare di gelosia.

Love me down è la più ritmata del disco, tra riff elettronici e talento vocale, mentre in Hard to forget ya ritroviamo la Britney dei primi anni 2000, quello che difficilmente si lascia dimenticare. Glory si chiude con il funky jazz di What you need, che nulla aggiunge né toglie a un lavoro che non è migliore di Blackout o Femme Fatale. Non c’è una Toxic da candidare a hit e probabilmente non avrà un tour mondiale a supporto, ma rimane comunque una buona prova di maturità per l’artista di Oops, I did it again.