Il meglio della comunicazione pubblica di nuova generazione si è riunito al Giffoni 2016 per parlare di come sta cambiando il modo di “raccontare” la pubblica amministrazione ai cittadini nel corso della tavola rotonda “Pubblica amministrazione 3.0”. Un parterre di alto livello è stato messo assieme dal Giffoni Innovation Hub, in collaborazione con la internet company Axélero, per parlare dei nuovi modi di utilizzare gli strumenti comunicativi attualmente a disposizione all’interno delle istituzioni. Una tavola rotonda aperta da Stefano Cereseto, fondatore e Coo di Axèlero che ha spiegato come abbiano intercettato le difficoltà di alcune istituzioni nell’approcciare alle nuove forme di comunicazione.
«Noi assistiamo professionisti, imprese, istituzioni. Usiamo un approccio consulenziale, facciamo analisi, studi di fattibilità, per rispondere in modo corretto agli investimenti dei nostri clienti. Siamo “clientecentrici”. Da un anno abbiamo avuto l’opportunità di lavorare intensamente con la pubblica amministrazione. Così abbiamo capito le oggettive difficoltà delle istituzioni nel relazionarsi coi nuovi strumenti di comunicazione per intercettare soprattutto i giovani. I social sono lo strumento più forte e penetrante che abbiamo a disposizione, anche per la profilazione dei target di riferimento. Coi social possiamo parlare al momento giusto con le persone giuste. Ed è il linguaggio con cui i giovani hanno più dimestichezza».
I social al centro, secondo Axélero, per una sfida raccolta dalle istituzioni come testimoniato da Evelina Jelenkowska che si occupa dei social media della Commissione europea in Italia. «Noi come Commissione europea abbiamo cominciato da poco strutturalmente. Abbiamo cominciato nel 2010: la nostra sfida è che noi non abbiamo una faccia, ma un logo. Questo crea una sfida, perché i social vivono di facce ed emozioni, noi non possiamo. Quindi dobbiamo usare un linguaggio diverso tenendo conto del fatto che siamo un’istituzione che deve richiamarsi a certi principi. Abbiamo dovuto capire potenzialità e limiti dei social. C’è tanta gente che non usa social, per cui il modo tradizionale di comunicare non deve essere abbandonato.
Poi capiamo quali social utilizzare e come, rapportandoci alle loro strutture, anche tutti gli strumenti che necessitano di denaro sui social. E non è corretto pagare coi soldi dei contribuenti per la comunicazione social. E poi investimento in risorse. Il nostro gruppo è assai ristretto, questa è un’altra strozzatura». Tante le difficoltà pratiche quindi all’interno della pubblica amministrazione ma anche tante le opportunità. «Ma il social è bello anche perché con creatività coraggio e risorse limitate si possono fare cose che con la comunicazione tradizionale sarebbe costosissimo. E il social non è più una scelta: ci dobbiamo essere, per noi istituzioni è addirittura una responsabilità. Sui social non ci sono gerarchie quindi l’istituzione deve rispondere a tutti, possibilmente, sia ai piccoli che agli influencer».
Non solo social, ma anche la necessità di aggiornare strumenti obsoleti come possono essere i portali o i siti internet istituzionali. È il caso di cui ha parlato Roberta Maggio, coordinatrice della comunicazione web di Palazzo Chigi con il governo Renzi. «Noi siamo a lavoro a Palazzo Chigi dal 2014. Abbiamo messo online il nuovo sito della presidenza del Consiglio nel 2015, il precedente era del 1999. Bisognava ripensarlo daccapo, non solo graficamente ma come tecnologia. E cambiare il linguaggio. Sempre tenendo conto di abbattere i costi e quindi abbiamo fatto una scelta open source». Scelte radicali per provare a rimanere a passo coi tempi e dare un servizio sempre più presente ai cittadini provando a non “sprecare” i loro soldi. È questa la sfida dei nuovi comunicatori pubblici 3.0.