Salvatore Esposito al FQ sulle morti di Gomorra 2, le nuove stagioni e i ‘preti supereroi’ (video)

Salvatore Esposito direttore del Fatto Quotidiano per un giorno, l'intervista su Gomorra 2 e la chiacchierata con Marco Travaglio

Video Salvatore Esposito al Fatto Quotidiano su Gomorra 2

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Gomorra, la serialità italiana, i pregiudizi e il successo: Salvatore Esposito ha risposto alle domande del pubblico e dei giornalisti Claudia Rossi e Domenico Naso direttamente dalla redazione del sito del Fatto Quotidiano.

Direttore per un giorno del Fatto Quotidiano, la giornata del redivivo Genny Savastano di Gomorra in redazione è cominciata con una selezione degli argomenti del giorno, dall’addio al grande attore Lino Toffolo alla presentazione a Cannes del film di Claudio Giovannesi, regista della seconda serie di Gomorra, alla recensione del film Zeta in cui ha interpretato il rapper Zante con tanto di singolo inciso, in realtà cantato da Tormento (“Su Youtube c’è anche il singolo, diciamo che in futuro potrebbero esserci delle sorprese” ha anticipato l’attore).

Ovviamente l’espediente è servito quasi unicamente a tornare sull’argomento caldo: il ritorno di Gomorra su Sky, il record storico di ascolti, le morti eccellenti che hanno funestato i primi quattro episodi e l’eterno dibattito sull’opportunità di fare dei camorristi di oggi degli antieroi da piccolo schermo.

Salvatore Esposito ripete la versione di Roberto Saviano, che poi è quella degli showrunner, dei registi, dei vertici Sky, di tutti coloro che hanno difeso questa serie definendola addirittura necessaria, oltre che importante per l’industria della serialità italiana.

Nascondere il male equivale ad esserne complici, diceva Martin Luther King. Il fatto di parlarne, scavare nel profondo, come facciamo con la serie, è un ottimo metodo per far conoscere le dinamiche del sistema criminale.

Per Salvatore Esposito, giovane talento napoletano con la passione innata per la recitazione, Gomorra non rappresenta una gabbia – come ci aveva già raccontato al Giffoni Film Festival – ma l’opportunità della vita dopo aver scelto di rinunciare a tutto per inseguire una vocazione.

Genny è un personaggio iconico come sono stati quelli interpretati da Al Pacino o De Niro, con le dovute proporzioni, senza fare paragoni. Questo dà l’idea del progetto Gomorra: io in questa seconda stagione interpreto un Genny abbastanza diverso dai primi due visti nella stagione precedente, quindi non ho il problema di essere identificato solo con Genny. Peraltro ho anche altri progetti (…) Gomorra è stata la mia prima esperienza importante. Io fino a sei anni fa lavoravo al McDonald, ma avevo la passione della recitazione fin da bambino, ho fatto il mio primo musical a sei anni interpretando Fred Buscaglione, ho covato questa passione che poi ho dovuto accantonare tra università e lavoro perché non avevo tempo sufficiente da dedicarle. A 24 anni, sostenuto dalla mia famiglia, ho deciso di mollare tutto e venire a Roma a studiare recitazione con Beatrice Bracco.

E visto che lo spoiler è sempre dietro l’angolo, la conversazione non poteva non cadere sull’ultimo addio ad un personaggio chiave di Gomorra, col conseguente malumore che serpeggia tra il pubblico.

Succede in tutte le grandi serie internazionali, da House of Cards a True Detective al Trono di Spade, tutti i protagonisti rischiano continuamente. Gomorra non è da meno, Donna Imma ci ha lasciato prematuramente, stavolta tocca ad altri. Gomorra è anche questo. I colpi di scena sono all’ordine del giorno. In Italia siamo poco abituati a questo, perché nelle nostre serie ci sono soprattutto preti e poliziotti supereroi: quando porti in scena personaggi fragili, pieni di debolezze, che muoiono come tutti, si crea il panico.

Esposito ha elogiato “la libertà creativa ed artistica” concessa a chi lavora in Sky, probabilmente assente altrove al punto da impedire ad emittenti di portare in tv prodotti del livello di Gomorra.

Esposito ha anche chiacchierato col direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che da vero addicted ha spiegato di aspettare la fine della stagione per guardare tutte le puntate. “Avete fatto un lavoro straordinario, oltre ad una serie avete creato un brand. Spero che serva alla gente a far conoscere un fenomeno che prima di Gomorra era prima conosciuto, non condivido le polemiche di chi sostiene che mostri soltanto il male“.

Rispondendo alle domande dei fan, Esposito ha spiegato che il quinto episodio segnerà “una svolta“, ma senza anticipare cosa accadrà. Peraltro sono confermate almeno altre due stagioni di Gomorra: “Ci saranno una terza e una quarta stagione già annunciate da Sky, ma non si sa chi ci sarà visto che cadono teste come le tessere del Domino“. Coi The Jackal, grandi amici, è riuscito a mostrarsi come Salvatore Esposito al di là del personaggio e sedare le polemiche sul progetto. In Italia vorrebbe reallizzare un action movie, lavorerebbe volentieri con attori come “Alessandro Borghi, Pier Francesco Favino, dopo aver lavorato con Luca Marinelli, Claudio Santamaria: vorrei rubare il più possibile da loro“. Parlando della sua Napoli, ha citato il recente record da guinness dei primati della pizza più lunga del mondo realizzato sul lungomare di via Caracciolo: “Sono contentissimo di questo record, ma non c’è solo la pizza, Napoli ha tante cose fantastiche, l’umanità e la passione del popolo napoletano già dimostrano quanto di bello abbiamo da portare. La pizza è un’icona mondiale, così come il caffè, che qui a Milano invece…“. E non poteva mancare un pizzico di orgoglio per il Napoli a secondo in campionato dietro la Juventus: “Sono contento di questo secondo posto, spero che da parte del presidente arrivino nuovi investimenti che portino ad un risultato più grande“.

Infine, l’idea di una versione di Gomorra per la playstation. Alla domanda di un lettore che ne chiedeva la realizzazione, Esposito ha opportunamente criticato il progetto.

Credo che sia stato proposto, ma quando racconti fatti di cronaca, ci sono anche persone che sono rimaste vittime di queste bestie, è difficile farne un gioco. Finché si tratta di statuette del presepe o di frasi cult, ci sta. Poi è vero che in Gomorra non c’è necessariamente un valore pedagogico, ma i politicanti che per nascondere le loro pecche non vogliono parlare della serie mi fanno ridere.