Marco Salvatore è uno scienziato abituato ad esplorare fino in fondo il corpo umano. E’ uno dei maggiori esperti mondiali nella ricerca e nell’applicazione della diagnostica per immagini che consente d’individuare le malattie e contribuire a sconfiggerle.
“ Vogliamo semplificare la vita delle persone – comincia così l’incontro di Marco Salvatore con Optimagazine – mettendo in rete le conoscenze e le competenze, cosa sempre molto difficile. Questa condivisione di saperi ci ha permesso di dare un contributo straordinario alla diagnostica per immagini”.
“Grazie all’innovazione tecnologica, combinando radiologia e medicina nucleare, abbiamo sviluppato – continua Marco Salvatore – strumenti preziosissimi per la diagnosi precoce. Oggi siamo in grado di scovare lesioni infinitesimali, inferiori al millimetro che fino a pochi anni orsono sarebbero rimaste invisibili”.
La scoperta dell’infinitamente piccolo è un risultato straordinario per la scienza che però pone un problema etico a Marco Salvatore nei riguardi del paziente
“La diagnosi precoce è fondamentale per la cura di tante patologie terribili. In alcuni casi però la diagnostica per immagini ci fa scoprire tali lesioni infinitesimali che mai prima il medico avrebbe scoperto e mai il paziente avrebbe saputo di avere. Ed in tali casi ci chiediamo: fino a che punto è utile che il paziente sia informato di una cosa microscopica che non gli procura fastidio e non si deve neanche curare? Non si rischia di turbarne inutilmente la vita mettendogli un tarlo in mente?”.
Marco Salvatore è a capo dell’ Istituto di Ricerca Diagnostica e Nucleare, un gruppo integrato di ambulatori specializzati nella diagnostica di laboratorio e per immagini all’avanguardia in Italia ed In Europa. Sembra di esser in una stazione orbitale tra apparecchiature ipersofisticate che scandagliano il corpo umano.
Ma, in medicina, la tecnologia prenderà il posto dell’uomo?
“ Oggi nessuno al mondo può pensare di esser un buon scienziato, diagnosta, terapeuta senza l’ausilio della tecnologia più avanzata. Il punto di svolta definitivo c’è stato negli anni 70 macchinari quando la diagnostica ha incontrato l’informatica ed è stata realizzata la TAC. L’uomo, il medico non andranno in pensione: le macchine anche le più evolute formuleranno una diagnosi di probabilità; l’uomo resterà l’artefice supremo della diagnosi istologica”.
A proposito di tecnologia, cosa resta da inventare nell’ambito della diagnostica per immagini ?
“ Sono convito che sarà realizzabile entro cinque-dieci anni un apparecchio singolo che metta insieme tutti gli strumenti diagnostici (tac, ecografia, radiologia, risonanza) al fine di ottenere un’ immagine unica, fusa ( come diciamo in gergo scientifico) per una ancora diagnosi più rapida, precoce, efficace, priva di traumi per il paziente”.
Come si fa la ricerca?
“E’ la base della vita, una scuola di dedizione ed applicazione. Lo consiglio sempre ai giovani. La ricerca dota colui che vi si applica di una metodologia di lavoro e di vita, indispensabili per realizzare qualsiasi cosa nella vissuto quotidiano, nell’arte, nella scienza, nella politica”.