Alessio Bernabei lascia i Dear Jack e colleziona insulti: è davvero da condannare?

Una giornata particolarmente difficile per le Jackers che oggi hanno dovuto affrontare l'addio di Alessio al gruppo. Oltre il comunicato stampa ufficiale, però, potrebbe esserci altro...

Alessio Bernabei lascia i Dear Jack

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La versione ufficiale recita che Alessio Bernabei ha lasciato i Dear Jack per intraprendere la carriera solista, oggi, mercoledì 23 settembre 2015.

“Ci ho pensato tanto, ma ho deciso di camminare da solo… il cuore mi dice questo”, è la sua dichiarazione sul comunicato ufficiale di Baraonda.

Quando sei il frontman di una band emersa grazie ad Amici di Maria De Filippi e vanti all’attivo numerose foto seminudo su Facebook, non puoi pensare di abbandonare tutto dopo un concerto-evento all’Arena di Verona e di farla franca.

Oggi Alessio lo tocca con mano, in prima persona, collezionando insulti (ancora!) da ogni angolo d’Italia e attraverso ogni social network. Diligentemente non risponde. Ha imparato qualcosa in questi anni trascorsi al fianco dei Dear Jack: ha imparato a non cedere alle tentazioni, e forse è cresciuto davvero.

Oggi Alessio, la stessa persona che fino a cinque ore fa veniva osannata, divinizzata, supportata con ogni mezzo è il principale bersaglio di insulti in rete. Ha deluso e le Jackers non lo perdonano.

Che ne è stato di quel “Per sempre insieme”? Che ne è stato di quel “Siccome non sono io ma siamo un noi, se loro non vanno bene sono il primo a prendere la valigia e ad andarmene insieme a loro”?

Chiederselo è lecito ma è solo l’ennesima conferma di quanto era già emerso ad Amici di Maria De Filippi: i Dear Jack, di “band” avevano poco. I professori se n’erano accorti ma Alessio non se l’era sentita di mollare i suoi compagni di viaggio… fino a pochi giorni fa, quando, probabilmente, ha preso la decisione più difficile della sua vita.

Non è un asso a difendersi e non si può di certo dire che sul palco non sbagli mai una nota ma le Jackers hanno supportato il sogno di cinque giovani artisti che con il concerto all’Arena di Verona si sono tolti qualche sassolino dalla scarpa dimostrando ai quasi 10.000 presenti e all’Italia intera di saperci fare. E il primo a dimostrare di essere cresciuto è stato, anche in quell’occasione, proprio Alessio Bernabei.

A Sanremo ce lo aveva promesso sognando una carriera memorabile. Ha riconosciuto spesso di avere limiti e oggi ve lo ricordiamo anche noi che è un essere umano, come tutti.

Probabilmente Alessio in questo momento sta leggendo i vostri commenti e con un nodo in gola, proprio come voi, cerca di trattere a fatica le lacrime di un neo ventitreenne che nell’unica vita che ha a disposizione vuole giocarsi ogni carta e scommettere su se stesso fino all’ultimo centesimo.

Probabilmente Alessio in questo momento vorrebbe tanto registrare l’atteso video e dare le dovute spiegazioni alle Jackers d’Italia.

Probabilmente Alessio in questo momento sente il peso di aver distrutto tutto per sempre e di non poter più fare affidamento su ciò che fino a poche ore fa era una certezza.

E sì, ok, è colpa sua. Ma si può davvero condannare un giovane cantautore di ventitré anni che decide di lasciare la certezza di dischi d’oro e di platino, di una platea da 10.000 persone, di un’etichetta discografica come Baraonda per ricominciare tutto da capo?

Il motivo del suo addio ai Dear Jack, il gruppo che lui stesso ha fondato affidandogli il nome di un personaggio a cui tiene molto, Alessio lo ha spiegato implicitamente qualche giorno fa:

 “A volte sembra come se viviamo in un mondo dove decidono gli altri il nostro percorso. Siamo sdraiati sul palmo della mano del potere, pronta a schiacciarci semplicemente chiudendo il pugno. Mondo usa e getta. Mondo dove appena non servi più ti prendono e ti lanciano in un cestino. Proprio come una bambola…
La soluzione però sta nel cavarsela con le proprie gambe, lottare con le proprie forze e non smettere mai di credere nella forza dell’amore”.

Ma è più facile fermarsi al solo comunicato stampa ufficiale, a quel rigo e mezzo che non dice niente, piuttosto che provare a capire che Alessio era stanco di essere “sdraiato sul palmo della mano del potere, pronta a schiacciarl semplicemente chiudendo il pugno”. Un grido afono che avremmo dovuto cogliere e comprendere perché forse Alessio ha scoperto cosa significa essere “preso e lanciato in un cestino” e ha trovato ugualmente la soluzione: “cavarsela con le proprie gambe, lottare con le proprie forze e non smettere mai di credere nella forza dell’amore”.

OptiMagazine oggi supporta la voce e l’anima dei Dear Jack.

https://youtu.be/EgERWDCFNjI