Dopo settimane di polemiche, Jay Z ha sentito la necessità di esporsi pubblicamente per difendere la sua nuova impresa commerciale, il servizio di streaming a pagamento TIDAL.
Il rapper e produttore discografico ha usato il suo profilo Twitter domenica 26 aprile per parlare della situazione attuale della piattaforma e difendere il progetto dalle numerose critiche che continuano ad arrivare da ogni parte. Secondo Jay Z, è in atto un vero e proprio boicottaggio nei confronti di TIDAL: per questo ha deciso di intervenire pubblicamente a difesa della sua creatura.
“Ci sono grandi aziende che stanno spendendo milioni di dollari in una campagna diffamatoria – ha scritto Jay Z – Noi non siamo contro nessuno. Siamo pro-artisti e pro-fan“: con queste parole il marito di Beyoncé ha esordito su Twitter passando al contrattacco nei confronti di quanti (artisti, produttori, addetti ai lavori, giornalisti, semplici utenti) in poco più di un mese dal lancio di TIDAL hanno contestato il progetto e la sua filosofia.
A dispetto del presunto flop degli abbonamenti, Jay Z ha detto che TIDAL sta facendo molto bene e ha già una base di 770.000 abbonati: un risultato che l’artista ritiene soddisfacente, sottolineando che la piattaforma è in attiva da meno di un mese sotto la sua direzione.
Ad ogni modo, per ingranare definitivamente, sarà necessario del tempo: “L’iTunes store non è stato costruito in un giorno. Ci sono voluti nove anni perché Spotify avesse successo – ha rilanciato Jay Z – Noi puntiamo al lungo termine. Vi preghiamo di darci la possibilità di crescere e migliorare“.
Il rapper, che è riuscito a raccogliere nomi come Madonna e Rihanna tra i propri sostenitori, assicura che TIDAL è u progetto pensato per i fan, anche se molti criticano il suo costo elevato e la mancanza di una versione free del servizio, che impedisce a chi non può permetterselo di usufruirne. Ma Jay Z difende con forza l’idea che la musica e gli artisti non sono un bene gratuito, ma un prodotto che va pagato, soprattutto perché TIDAL offre contenuti esclusivi oltre al semplice catalogo di brani in streaming: “Abbiamo più della semplice musica. Abbiamo clip, spettacoli esclusivi, prevendite di biglietti anticipate, streaming di eventi sportivi in diretta“. L’idea è che con TIDAl “gli artisti possono dare di più ai loro fan, senza intermediari“.
Jay Z ha anche spiegato anche come funziona il trasferimento di denaro agli artisti che hanno aderito a TIDAL: il 75% dei canoni d’abbonamento pagati dagli utenti vanno ad artisti, cantautori e produttori – e non solo coloro che sono stati al fianco di Jay Z sul palco durante la conferenza stampa di lancio. Proprio quest’idea di remunerare maggiormente gli artisti rispetto a quanto possa fare un servizio gratutito è stata oggetto di polemiche: le grandi star hanno proprio bisogno dei soldi degli abbonati a TIDAL?
Jay Z ha spiegato che il servizio non nasce perché “i ricchi possano diventare più ricchi“, ma per remunerare equalmente chi fa musica. Il rapper, inoltre, ha reso noto il patrimonio netto di ciascuna società che opera nel settore – Youtube, 390 miliardi dollari; Apple, 760 miliardi dollari; Spotify, 8 miliardi di dollari; Tidal 60 milioni di dollari – dimostrando come la sua sia ancora una piccola realtà rispetto ai grandi colossi del web.