Che cosa è TIDAL? Di sicuro questa è la domanda della settimana: il nuovo servizio di musica in streaming lanciato da Jay Z sta attirando la curiosità degli esperti del settore e del pubblico.
Mercoledì scorso, Jay Z ha tentato di fare chiarezza sulla caratteristiche specifiche di TIDAL durante una sessione Q&A al Clive Davis Institute di Recorded Music presso la New York University, insieme all’executive manager Vania Schlögel.
Il suo discorso è servito a spiegare, più di quanto non abbia fatto la conferenza stampa di una settimana fa, in cosa consiste il progetto di TIDAL e quale filosofia sta dietro l’operazione commerciale, da molti semplicemente paragonata a Spotify come uno dei tanti concorrenti sul fronte dei servizi musicali in streaming.
La differenza più importante col principale competitor attualmente sul mercato è che TIDAL non prevede un servizio gratuito, ma due forme di abbonamento per l’accesso alla piattaforma, così da permettere agli artisti di ottenere un ritorno economico dalla diffusione della loro musica in streaming. In futuro, comunque, sarà prevista una modalità di abbonamento low cost destinata agli studenti, coma ha annunciato il magnate di Rock Nation durante l’incontro.
Jay Z ha spiegato che dietro l’operazione c’è un’idea ben precisa, ovvero quella che la musica è per tutti (come recita l’hashtag #TIDALforALL) ma la musica non è gratis e si paga.
So che tutti pensano “è una nuova società, il principale concorrente di business di Spotify”, ma non siamo qui per competere con nessuno. Siamo qui per migliorare lo scenario. Se solo la presenza di TIDAL indurrà altre società ad avere una migliore struttura retributiva o a prestare maggiore attenzione a questo aspetto sarà un passo in avanti, avremo avuto successo in un certo senso. Quindi in realtà non li consideriamo come concorrenti: quando la marea di ingrossa, si ingrossano anche le barche… Noi lavoriamo sodo per migliorare quello che sta succedendo nel sistema retributivo così come lo conosciamo. Non siamo certo qui a dire che noi siamo musicisti poveri, ma se si fornisce un servizio, si dovrebbe essere compensati per questo. E non vale solo per gli artisti, basta pensare ad autori e produttori.
Una delle maggiori aspettative su TIDAL riguarda l’offerta di contenuti esclusivi.
Non vogliamo essere i numeri uno, ma vogliamo fornire un servizio molto specifico e molto ampio. Vogliamo fare una cosa molto particolare, vogliamo che la gente a venga in TIDAL per un suono specifico, una specifica esperienza, per sapere che ci sono i migliori nuovi artisti del mondo, i più grandi, le nuove collaborazioni e cose mai viste prima (…) Non si tratta di essere pretenziosi: si paga 9,99 dollari per Spotify, quindi perché non 9,99 dollari per TIDAL? Non stiamo chiedendo nient’altro, stiamo solo dicendo che ci dividiamo quei soldi tra artisti in modo più equo.
Insomma, Jay Z presenta TIDAL come un modo per restituire agli artisti la loro meritata quota di introiti derivante dal commercio di musica in streaming, in un periodo in cui i download sono in calo e lo streaming sembra rappresentare il futuro della musica.