Uno sguardo fra l’alienato, il malinconico e il beffardo. Immagini di una ragazza non ancora del tutto “inquinata” dall’abuso di sostanze allucinanti varie (ma forse è solo apparenza). E una voce in sottofondo che racconta dei suoi punti di vista. Potrebbero essere sintetizzate così le immagini di questo primissimo trailer di Amy, documentario sull’indimenticata e indimenticabile Amy Winehouse, una delle voci più interessanti del panorama musicale degli ultimi vent’anni almeno.
Lo so, sembrano frasi di circostanza: didascaliche e fredde, anche alquanto banali. Sicuramente poco per descrivere una personalità complicata; l’ennesima di cui stiamo qui a scrivere. L’ennesima persona andata persa troppo presto. Ma forse la descrizione è volutamente scontata perché, mi si perdoni la brutalità della mia affermazione, sono diventate per certi versi banali anche queste esistenze sospese. Fra l’infinito e il vuoto assoluto. A prevalere sempre più spesso è il lasciarsi andare con inerzia zero. Sì, la mia è definizione superficiale e semplicistica, ma lo è perché dettata dalla rabbia, dall’incontrollabile frustrazione nel vedere talenti immensi finire nella solitudine assoluta: quella più tragica e perfida. Quella che ti circonda di milioni di affetti, alcuni veri, altri finti. Nessuno percepito.
Tutto ciò è diventato un documentario, speriamo realizzato a dovere, firmato dalla regia di Asif Kapadia, lo stesso regista che ha realizzato nel 2010 il documentario Senna, sulla vita del compianto asso della formula uno Ayrton Senna (pellicola apprezzata dalla critica e vincitore di due premi BAFTA). E allora in questo lungometraggio vedremo scorrere immagini e testimonianze, anche inedite, su Amy Winehouse che ha finito di soffrire esattamente il 23 luglio 2011 a soli 27 anni (un’età fatidica per molte star finite più o meno allo stesso modo). Insomma, l’impianto metodologico è più o meno lo stesso di altri lavori di questo tipo (basti pensare a Cobain: Montage of Heck su Kurt Cobain di cui pure ne abbiamo parlato a nostro modo qui). Amy uscirà nel Regno Unito il prossimo 3 luglio, più o meno in procinto dell’anniversario della morte della cantante. La produzione è di James Gay-Rees.
Amy Winehouse è riuscita a deliziarci con soli due dischi, Frank e Back to Black, nel 2003 e nel 2006. E con soli due lavori è riuscita a raggiungere plausi e consensi ad ampio raggio. C’è la speranza che con questo lavoro ci sia la possibilità di arricchirsi con ricordi e qualcosa di nuovo, utile a ricordarci la voce, il talento, la persona e anche le fragilità. Quelle alla fine hanno prevalso, hanno vinto e hanno spento l’ennesimo talento. Però forse è un po’ come spegnere uno sguardo: apparentemente due occhi guardano nel vuoto ma, forse, stanno osservando solo oltre. Lì dove in pochi riescono a mettere a fuoco.
A seguire c’è il primo trailer.