L’iPhone 6 con iOS 8 ha introdotto tecnologie di crittografia volte a rendere il sistema operativo mobile inviolabile. Stessa strategia adottata da Google con il suo Nexus 6 così come note applicazioni come WhatsApp proteggono la privacy dei messaggi degli utenti da parte di terzi.
La questione è già nota. Le autorità si sono sempre mosse contro questo tipo di strategia: non rendere possibile l’accesso ad informazioni riservate allo scopo di condurre indagini da parte di polizia ed enti per la sicurezza è assurdo perché mette a rischio il sistema di sicurezza di intere nazioni.
Contro la crittografia presente sul nuovo iPhone 6 si era già pronunciato il Dipartimento di Giustizia statunitense, anche utilizzando termini poco ortodossi e cioè ritenendo responsabili le aziende che sposavano la tecnologia complici di futuribili atti terroristici, responsabili di stragi contro persone comuni.
Ora tocca a Barack Obama parlare: non consentire l’accesso alle informazioni presenti su un iPhone 6 o altro dispositivo e non rendere monitorabili le comunicazioni presenti su WhatsApp così come denunciato dal primo ministro inglese Cameron nei giorni scorsi, resta inaccettabile. Il presidente degli Stati Uniti auspica almeno un’apertura alle richieste dei governi e delle forze dell’ordine di tutto il mondo, pena l’impossibilità di prevenire e contrastare gli atti terroristici ovunque possibili.
Sull’onda dei fatti di Parigi e dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, le parole di Obama forse avranno più peso che in passato. Un passo indietro rispetto alle scelte di Apple per il suo sistema operativo iOS 8 o di Android per il suo Nexus 6 costituirebbe un episodio senza precedenti ma forse il nuovo corso storico richiede una maggiore flessibilità da parte dei protagonisti del settore hi-tech. In fin dei conti si tratta del valore della privacy contro quello della sicurezza, non trovate?