Raramente ho assunto una posizione contraria a Google, soprattutto nel caso in cui il discorso si sia spostato sul conflitto eterno con la Cina e le sue politiche interne alquanto restrittive dal punto di vista della libertà d’informazione. Per una volta, però, ritengo che il colosso di Mountain View debba mettere da parte i suoi principi, in primis per lo stop alla censura dei risultati di ricerca in vigore dal 2010, nell’interesse di tutti coloro che vivono e lavorano con una casella di posta Gmail.
Come molti sapranno, da oltre sei mesi è impossibile utilizzare nel Paese la casella di posta del brand americano in modo “diretto”, ma in questo lasso di tempo gli accessi sono restati tutto sommato costanti grazie al fatto che la casella di posta Gmail risultasse accessibile tramite client come quello di Outlook.
A quanto pare, da circa tre giorni i sistemi di sicurezza cinesi sono riusciti ad aggirare questa falla, proibendo praticamente a tutti gli utenti Gmail di collegarsi alla casella di posta, a prescindere dal canale solitamente utilizzato. Poco fa mi sono imbattuto in un editoriale da parte di Global Times estremamente duro nei confronti di Google. Uno spezzone credo sia particolarmente significativo:
“La Cina accoglie le aziende che vogliono far affari in base al presupposto che obbediscano alle leggi cinesi; invece per Google è più importante l’avversione ai limiti imposti dalla legge cinese, arrivando così al conflitto”.
Al dì là di quelli che possono essere i principi di Google, ritengo che un brand così importante a volte debba fare un passo indietro a tutela di milioni di utenti che utilizzano Gmail in Paese grande come la Cina, senza scendere troppo nel dettaglio della situazione che si è venuta a creare. Staremo a vedere come evolveranno i fatti, ma ad oggi non è lecito essere troppo ottimisti. Voi che ne pensate?