Qui davvero si entra nella fantascienza. Ma in senso lato, cioè, nel senso che adattare un video game bidimensionale, dalla grafica poco più evoluta del mitico pong, diventa davvero un’opera di “oltre fantasia”. A meno che non si stravolga, più o meno completamente, l’essenza del gioco stesso; ipotesi più che plausibile.
Innanzitutto, vista la differenza anagrafica che corre fra l’ultima versione del più figo e tridimensionale sparatutto lanciato sul mercato e Space Invaders, risulta davvero difficile rendere l’idea di quanto possa risultare preistorica e ridicola per alcuni (certamente non per me), la grafica del vecchio Arcade promosso a probabile prossimo film. Insomma, in definitiva mi riesce davvero difficile immaginare un adattamento del pixellatissimo Space Invaders trasportata sul grande schermo. E questo perché il fascino di Space Invaders, che resiste imperterrito negli anni, è dovuto proprio a quegli enormi pixel, in grado di rendere squadrato anche il più tondo dei dettagli.
C’è comunque da precisare che di Space Invaders al cinema se ne parla già da almeno un paio di anni, ma ora il rilancio arriva dalla Warner Bros che ne avrebbe acquisito i diritti e il dato certo è che i produttori esecutivi dovrebbero essere Akiva Goldsman (Io Sono Leggenda, la serie di Paranormal Activity ed il telefilm Fringe), Joby Harold e Tory Tunnell. Per il resto, nulla sul cast, meno che niente su uno stralcio di trama. Staremo a vedere. Preparare questa sorta di salto nell’iperspazio, a quello che è considerato il primo esempio di massificazione dei video game (fra l’altro si vocifera di qualcosa di simile a riguardo di altri due cult: Asteroids e Missile Command), per portarlo ai giorni nostri, pregni di effettoni speciali, può sembrare semplice, ma sicuramente è a rischio de-fascino.
Non chiamatemi antico, ma io credo che certe cose del passato non sempre possano essere rivisitate: il rischio che perda di poesia il loro ricordo è molto alto. Il ricordo se viene attualizzato, può benissimo adattarsi al presente, ma in futuro rischia di perdere quella sua identità retrò che magari era la sua caratteristica vincente. Lo dico a scanso di equivoci: sarei felicissimo di farmi sorprendere dalla creatività di Hollywood, ma per ora gufo e auspico un secco “Game Over”.