Non è un buon periodo per la Alcon Entertainment casa di produzione del remake di Point Break. Dopo i mancati e auspicati incassi per Trascendence con protagonista Johnny Deep, l’ultima tegola che si abbatte sul cranio dei produttori è rappresentata dalla defaillance di Gerard Butler.
A pochi mesi dall’inizio delle riprese infatti, l’attore che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di Bodhi (che fu di Patrick Swayze), ha lasciato il film di Ericson Core scritto da Kurt Wimmer. Sembrerebbe che Butler abbia deciso di dare forfait soprattutto per sovrapposizione di impegni: la Alcon vuole che le riprese, della durata di un paio di mesi, si tengano a partire dalla fine di giugno in giro per il mondo; più o meno nello stesso periodo Butler deve girare London Has Fallen, sequel di Olympus Has Fallen. In realtà però si sospettano anche divergenze creative.
La nuova versione di Point Break narrerà di un Bodhi impegnatissimo nella ricerca della perfezione, attraverso la conquista di una serie di obiettivi atletici, tra cui il surfare su 100 onde. Il surf sarà affiancato da virtuosismi di altri sport estremi, come paracadutismo e snowboard. Al momento è confermato che Johnny Utah (il personaggio che fu di Keanu Reeves), l’agente sotto copertura dell’FBI sarà Luke Bracey (il Comandante Cobra in G.I. Joe – La vendetta).
La domanda che è già sorta spontanea in precedenti post è: ma se ne avverte davvero il bisogno di un remake di Point Break? Ovviamente messa così suona un po’ come una sorta di cacofonia cinematografica. E si, perché il mondo dello spettacolo si nutre più di desideri che di bisogni.
Per carità, magari Gerard Butler o chi per lui in futuro faranno un ottimo lavoro, ma quello di Patrick Swayze e Keanu Reeves sicuramente ci è rimasto impresso nella memoria. Point Break è stato un ottimo incastro fra action e introspezione con ampi spiragli di leggerezza. E non si tratta di banale nostalgia o buonismo becero per la fine tragica del compianto Swayze. Il fatto è che quel Bodhi, quel film, quella sceneggiatura, sono riusciti ad appagarci, a saziarci, a trasmettere davvero l’essenza filosofica, a tratti Zen, del surfista estremo: la ricerca perenne dell’onda perfetta. Insomma, se l’onda perfetta deve nascere in un mare di liquame, meglio la calma piatta. Continuiamo a gufare.