“La Grande bellezza” punta all’Oscar. Nella notte di Los Angeles la stella più brillante potrebbe esser quella del bel film di Sorrentino. La pellicola è una sorta di remake della Dolce Vita in una Roma decadente e post-moderna che ci affascina più delle grazie ben in vista di Isabella Ferrari e Sabrina Ferilli.
Sono proprio i luoghi la grande potenza espressiva della pellicola. I monumenti più conosciuti e gli angoli più nascosti di Roma non sono delle semplici quinte sceniche, bensì protagonisti a pieno titolo della trama. I luoghi del cinema hanno questo straordinario potere di emozionare l’immaginario collettivo.
La prima volta che si mette piede al Central Park di New York – uno dei set più utilizzati -si ha l’esatta impressione di esserci già stati mille volte. E lo stesso vale per la Tour Eiffel di Parigi, le Ramblas di Barcellona, la spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, le sponde del Tamigi a Londra. Che sia un film d’azione o un filmone melenso e strappalacrime i luoghi evocati entro nella nostra memoria e non lasciano più la nostra vita.
C’immedesimiamo, insomma, non solo nei protagonisti ma anche nei luoghi che attraversano con il desiderio di riprodurre la scena. Alzi la mano chi non ha mai sognato di correre a piedi nudi nel parco, di tuffarsi con una diva nella Fontana di Trevi, di sedersi a cena con Montalbano sul bel terrazzino vista mare della casa del Commissario nato dalla vivace fantasia di Camilleri, di violare la Città Proibita di Pechino sbirciata da Bertolucci e Storaro, di addentrarsi nei meandri sotterranei d’Istanbul come l’agente 007 ?