Sono contrario allo SvuotaCarceri. I condannati devono scontare tutta intera la pena per i loro misfatti. Niente sconti a nessuno con la scusa che non ci sono posti a sufficienza. Chi sbaglia paga. Si costruiscano altri penitenziari invece di rimetter in libertà i malviventi anche per rispetto delle vittime dei reati commessi. Naturalmente anche il peggior delinquente ha diritto a scontare la pena nel totale rispetto fisico, morale e psicologico della dignità umana. Il poliedrico artista Luca Pugliese ha deciso di dare un suo personale contributo all’umanizzazione dei penitenziari italiani.
Sono in tutto nove i concerti tenuti finora da Pugliese nelle carceri d’Italia, tra Napoli (Secondigliano, Poggioreale), Roma (Rebibbia, Regina Coeli), Sant’Angelo dei Lombardi (Av), Benevento, Milano (Opera, San Vittore) e Ariano Irpino (Av). Prossima tappa, per la seconda volta, la casa circondariale di Poggioreale, dove il 13 febbraio grazie alla disponibilità della direttrice Teresa Abate, nonché del commissario Salvatore D’Avanzo, comandante del reparto di polizia penitenziaria, e di Roberto Vacatello, responsabile dell’organizzazione e delle relazioni, Pugliese bisserà per i detenuti che, per motivi di spazio, non avuto la possibilità di assistere alla precedente esibizione.
«La musica è aria dipinta. Portarne un po’ in luoghi dove tutto è troppo poco e troppo stretto mi ha reso vivo e mi ha fatto sentire utile al mondo» racconta l’artista. «Più che musica amplificata, quella di cui faccio dono nelle carceri d’Italia è una musica amplificatrice: una musica che funge da amplificatore di un disagio, tanto palese a tutti quanto stagnante nel dibattito politico … Sono più che mai convinto che se vogliamo migliorare il nostro paese, dobbiamo cominciare dal basso, recuperando e riabilitando chi ha sbagliato, e che ciò non è solo doveroso, ma è anche possibile».
E oggi, mentre piovono parole e polemiche sul penoso sovraffollamento delle nostre carceri, questa iniziativa solidale suona ancora più provocatoria e di drammatica attualità:
«L’effetto ristoratore e “liberatorio” che l’arte riesce ad avere in luoghi come il carcere, insegna che spesso basta poco per fare del bene a chi sta male» commenta Pugliese. «Trascendo dalle problematiche strettamente politiche legate al problema carcerario, ma le testimonianze che ho raccolto nel mio tour non sono certo positive. Io ho messo gratuitamente a disposizione una mia competenza, e se tutti dessero qualcosa gratis per alleviare la sofferenza altrui, sicuramente il mondo sarebbe più in armonia con se stesso. Spero che la nostra classe politica si decida ad affrontare seriamente il problema, al di là delle solite chiacchiere strumentali, e spero che la mia ora d’aria “colorata” sia da esempio per tutti gli artisti che si ritengono tali. Del resto, la funzione sociale dell’arte non è certo una mia invenzione».