Zero investimenti, solo sfruttamento: Valerio Scanu contro le major


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Valerio Scanu
Valerio Scanu

All’indomani della pubblicazione del suo nuovo singolo “Sui Nostri Passi”, il cantante sardo Valerio Scanu ha da dire qualcosa alle major, le etichette multinazionali (Sony Music, Universal Music e Warner Music).

L’artista ha rilasciato il 7 gennaio la canzone che anticipa l’attesissimo album che pubblicherà il 28 gennaio su etichetta Naty Love You. Si tratta di una etichetta indipendente che Scanu ha fondato in seguito all’abbandono di EMI Music con l’intento di autoprodurre la propria musica.
Tra ritmi serrati e scarsi investimenti promozionali, Valerio Scanu porta alla luce il grande, enorme problema della discografia italiana: le major sfruttano i talenti e non investono, il tutto in riferimento agli ex concorrenti dei talent.
A proposito di artisti emersi dai talent show, e quindi della sua stessa situazione, Valerio Scanu ha detto: “Le major della musica usano i vicitori dei talent ma non ci investono: chi esce da un talent ha già un suo pubblico e le grandi etichette ne spremono quanto possono, senza bisogno di ulteriori investimenti di rilievo, poi non è detto che condividano, sostengano il progetto dell’artista”.
Le major, in sostanza, sono interessate a pubblicare i lavori degli ex talent fino a quando la spinta promozionale dei talent show li porti ai vertici delle classifiche di vendita.
“Il rischio per chiunque acquisti notorietà grazie a un talent è di essere usato e poi abbandonato”, continua Valerio ribadendo come, finita la notorietà del talent, l’artista stesso venga abbandonato a favore di altri, sempre ex talent, a scadenza pure questi.

Al di là dei talent però il discorso di Valerio Scanu è da intendersi valido per la maggior parte degli artisti italiani, pochi esclusi. Ad eccezione dei grandi artisti già abbondantemente affermati (Tiziano Ferro, Laura Pausini, Vasco Rossi, Ligabue, Eros Ramazzotti, Giorgia, Elisa ecc..) la politica delle etichette multinazionali che mettono sotto contratto i giovani è sempre la stessa: sfruttare la notorietà già acquisita, senza il minimo investimento promozionale, e mollare la presa non appena un nuovo prodotto conquisterà il pubblico, che avverrà inevitabilmente con la nuova edizione di uno dei tanti talent che di anno in anno invadono la televisione italiana.

Detto questo però, è necessario spezzare una lancia anche a favore delle major: l’Italia ogni anno viene sommersa da ex talent e investire sempre su tutti, per anni e anni, sarebbe impossibile.
Almeno 10 talenti provengono ogni anno da “Amici di Maria De Filippi”, 5-6 da X Factor e 4-5 da The Voice: significherebbe investire ogni anno su almeno 20 ex talent che in 5 anni salirebbero a 100, 100 artisti da seguire e promuovere a dovere verso la vetta della classifica di vendita.

Ma non c’è spazio per tutti e inevitabilmente un buon 90% di questi va abbandonato.

L’errore a monte, caro Valerio, sta nel sistema stesso. 3 talent che sfornano ogni anno pseudo talenti a scadenza non portano da nessuna parte e i risultati sono gli stessi ex talent a testarli sulla propria pelle!
La domanda quindi è: non era meglio la vecchia e sana gavetta che portava, dopo anni di lavoro ben lontano dalla TV, al successo un paio di artisti degni di nota, di investimenti e di successo duraturo?
Oggi invece la gavetta ha perso valore a favore dei talent che offrono promozione a costo zero, le major sono attratte dalla notorietà e dal risparmio e producono quasi esclusivamente prodotti dei talent e l’Italia si sta perdendo tanti artisti veramente meritevoli.