Ancora uno scandalo nelle università siciliane. Stavolta ad arrivare all’attenzione delle cronache è stata l’Università di Messina già in passato teatro di altri scandali. Stavolta a finire sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza sono stati in tutto cinque professori dell’ateneo messinese. In due sono stati arrestati dalle Fiamme Gialle coordinate dalla procura messinese. L’accusa è di corruzione per aver truccato un concorso nel tentativo di favorire dei candidati a loro vicini. Il concorso in questione era quello di Microbiologia e Microbiologia chimica nel quale si concorreva per un posto da ricercatore.
I due docenti erano la mente della gang e volevano decidere chi tra i candidati dovesse vincere il concorso. Per farlo si sono avvalsi della collaborazione di altri tre docenti, tutti indagati. L’indagine, battezzata “Pacta servanda sunt”, è partita quasi per caso ad opera dei militari della Finanza. In un primo momento le fiamme gialle indagavano su una falsa fatturazione imputabile ad uno degli indagati. La lunga attività investigativa ha invece portato alla luce un vero e proprio sistema corruttivo attraverso il quale venivano decisi i posti da assegnare all’interno dell’ateneo.
Procedure corruttive che, da quanto appurato dalle indagini, non riguarderebbero solo l’ateneo messinese e non escluso che l’inchiesta coinvolga anche altre università siciliane come già successo in passato. I due arrestati sono stati ristretti agli arresti domiciliari. Si tratta di due elementi di spicco dell’ateneo. Entrambi gli arrestati sono infatti professori ordinari all’interno dell’ateneo messinese e uno dei due è anche direttore di dipartimento. Gli altri tre indagati svolgono sempre la funzione di docenti non solo all’Università di Messina ma anche in altri atenei e questo dato potrebbe permettere agli investigatori di allargare l’inchiesta.