Un escamotage tecnico per permettere il prosieguo della produzione. E’ questo quello che ha pensato di fare il governo con la bozza di decreto approvata a tambur battente sull’Ilva e il gruppo Riva. Un decreto che con cinque soli punti costitutivi permette di fatto lo sblocco dei fondi e delle linee produttive anche delle società controllate dal gruppo Riva recentemente poste sotto sequestro. Come? Estendendo il commissariamento dell’Ilva anche alle società controllate dalla Riva Acciaio. Così facendo il governo prenderebbe il controllo dell’attività produttiva della galassia di piccole aziende riferibili ai proprietari dell’Ilva.
Di fatto aggirerebbe il sequestro imposto dall’autorità giudiziaria sbloccando conti correnti e mezzi a disposizione della holding tanto da permettere il prosieguo della produzione evitando il licenziamento paventato dalla proprietà di 1.400 addetti impiegati nelle aziende del gruppo. Una strada che il governo sembra intenzionata a percorrere con un decreto legge lampo. La bozza attualmente prevede la nomina di fino a tre subcommissari per gestire le aziende controllate dalla Riva Acciaio. Il decreto legge sarà composto da cinque articoli che permetterebbero lo sblocco immediato dei beni sequestrati il giorno stesso della pubblicazione.
Logicamente negli articoli è anche specificato che il decreto avrà valore retroattivo e potrà comprendere i beni già sottoposti a sequestro. Si tratta dell’ennesima presa di posizione forte del governo nei confronti dei provvedimenti presi dalla magistratura come già successo con lo stabilimento dell’Ilva di Taranto. Sul punto è stato chiaro il ministro per le Attività Produttive, Flavio Zanonato: «se avviene un sequestro deve avvenire tutelando l’attività produttiva».