Era stato annunciato dai Fratelli Musulmani come una giornata di proteste in tutto l’Egitto e così è stato. Migliaia di fedeli musulmani si sono ritrovati nelle piazze del Cairo e di altre città egiziane per protestare contro il colpo di stato militare che ha portato alla deposizione del presidente della Repubblica, Mohammed Morsi. Come nei giorni passati la reazione dell’esercito e della polizia egiziana è stata senza precedenti. Dopo aver ricevuto l’ordine dai generali di presidiare tutti i palazzi del potere e i centri strategici nevralgici della città sparando su chiunque provasse ad attaccarli, i militari hanno represso nel sangue tutte le manifestazioni.
Al Cairo ci sono stati almeno ottanta morti secondo la fratellanza di cui la metà riconosciuta anche dal governo. Altri quaranta nelle principali città egiziane molti dei quali ad Alessandria. Gli elicotteri hanno sorvolato le principali piazze della città sparando sui manifestanti. A far fuoco sulla folla sono stati anche cecchini piazzati dalle forze governative sui tetti degli edifici principali. I militari sono stati accusati anche di aver fatto fuoco sui soccorritori come dimostrato da alcune immagini televisive. Le stesse che hanno documentato i drammatici salti nel vuoto fatti da diversi manifestanti dal ponte 15 maggio nella speranza di sfuggire a colpi di armi automatiche sparati dai militari.
L’intera comunità internazionale ha stigmatizzato l’atteggiamento repressivo delle forze governative. Dopo l’intervento di Barack Obama sono arrivati anche i moniti dei principali paesi europei. La prima ad esprimere il proprio dissenso è stata la Cancelliera tedesca Angela Merkel che ha chiesto all’Unione Europea di rivedere i propri accordi con l’Egitto. A seguire il disappunto del presidente francese Francois Hollande e del premier italiano Enrico Letta. Lunedì si riuniranno tutti i ministri degli esteri europei.