Oggi inauguriamo la rubrica “Annusiamo le idee”: una finestra sulle intuizioni, la creatività e le innovazioni che sono uno stimolo per favorire la crescita.
“Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”. È questo il titolo del Rapporto 2013 redatto dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere (con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Marche) presentato a Roma. Il dato più rilevante è che anche attraverso la cultura è possibile combattere e contrastare la crisi economica. Basta guardare le cifre.
Quello culturale, infatti, è un settore che, secondo le stime del rapporto, rappresenta il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia, equivalente a quasi 75,5 miliardi di euro, e dà lavoro a circa un milione e quattrocentomila persone, ovvero al 5,7% del totale degli occupati del Paese.
Dati dunque significativi che fanno ben sperare sulla capacità di azione della cultura in senso anticiclico rispetto all’attuale fase di crisi. “Estendendo il calcolo dal sistema produttivo culturale privato anche a quello della pubblica amministrazione e del no-profit – è scritto nel rapporto – il valore aggiunto della cultura arriva a 80,8 miliardi, pari al 5,8% dell’intera economia nazionale. Nel 2011 la quota era pari a 5,7%”.
Quello della Fondazione è il primo rapporto che cerca di quantificare il peso del comparto culturale sull’economia nazionale. Partendo dal principio in base al quale la cultura non si tocca – spiegano Symbola e Unioncamere – l’analisi dei dati si sofferma in particolare sulle nuove e in gran parte impreviste contaminazioni.
Designer e piccoli artigiani, creativi e industrie, artisti e stilisti, smanettoni e contadini: sono loro a sostenere e far girare la parte più innovativa, dinamica e reattiva del nostro sistema produttivo.
L’incipit fondamentale della ricerca è stato quello di allargare il campo d’osservazione del settore, da quello tradizionale della cultura e dei beni storico-artistici a quello più esteso della creatività nel complesso delle attività economiche italiane, attraverso 4 macro settori: industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa); industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di stile); patrimonio storico-artistico architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici); performing art e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere).
“Abbiamo voluto mettere sotto i riflettori ciò che, pur nell’attuale contesto di crisi economica, di nuovo e di positivo si sta muovendo – ha sottolineato Claudio Gagliardi, Segretario Generale di Unioncamere – a partire dalle tante imprese che rinnovano il nostro made in Italy attraverso una sintesi unica fra cultura, creatività e tecnologia dove, non a caso, sono spesso protagonisti i giovani e le donne, anche nel Mezzogiorno“.
La cultura insomma è l’infrastruttura immateriale fondamentale di questa sfida: è quanto sostiene Ermete Realacci, presidente di Symbola. Noi ci crediamo fermamente. E voi, amici del web che leggete OptiMagazine?