Ho iniziato a vedere l’episodio 1×01 di Heartbeat, nuovo medical drama targato NBC, con un po’ di pregiudizio: le review americane avevano completamente stroncato la serie, arrivando addirittura ad auspicarne la cancellazione nel più breve tempo possibile.
In Heartbeat Melissa George è Alex Panttiere, un cardiochirurgo di grande successo, uno “squalo” dell’ospedale che farebbe di tutto pur di salvare la vita al proprio paziente. Nella sua vita privata, Alex ha un ex marito scopertosi gay e un nuovo fidanzato, ma nella sua vita è da poco tornato il dottor Shane, con cui ebbe una relazione dieci anni prima.
Gli episodi già usciti del medical drama, la cui prima stagione ha dieci puntate, sono due: li ho guardati entrambi senza troppa convinzione, già sicura di scrivere più o meno quanto avevano già detto i colleghi americani.
In realtà, devo ammettere, Heartbeat non è proprio l’orrore che mi aspettavo. È un medical drama che deve ancora assestarsi, questo è certo: per questo genere di serie tv non bastano due episodi per farsi un’idea precisa. I casi medici presenti nei primi due episodi, quello della ragazza malata di cuore e quello delle gemelle siamesi, sono davvero interessanti e ben trattati: ammetto di essere stata curiosa di vedere come sarebbero finiti.
Heartbeat, però, non è perfetto. Se ha ricevuto quelle recensioni così pessime oltreoceano un motivo c’è, e in particolare secondo me i problemi del nuovo drama di NBC sono due.
In primis, l’accento è troppo marcato sulla figura della dottoressa Panttiere. Mi rendo conto che l’obiettivo della serie è quello di raccontare sotto mentite spoglie la vita della dottoressa Kathy Magliato, ma come ci insegna la Bibbia dei medical drama (leggi: Grey’s Anatomy), le cose funzionano meglio quando il racconto è corale. Ci sono dei personaggi secondari e slegati dal triangolo amoroso in cui si trova Alex, come il dottor Callahan e l’infermiera Gi-Sung, ma le gag (?) che li vedono protagonisti non sono abbastanza forti da costituire una storyline a sé stante.
Il vero problema, però, è Alex Panttiere in persona. La dottoressa protagonista è una superdonna al limite dell’assurdo: risponde a tono a tutti e fa quello che vuole ma viene sempre rispettata, tutto ciò che fa le riesce bene, guida una Porsche, ha un fidanzato che la ama e un ex che le lancia occhiate magnetiche, oltre che un ex marito gay che a quanto pare passa il tempo a casa sua a cucinare per lei e per i suoi figli.
Anzi, diciamocelo: la dottoressa Panttiere è davvero odiosa. A nessuno piacciono i personaggi iper perfetti e pure autoritari e poco amichevoli: e no, non mi è sfuggito il riferimento velato alla sorella a cui è successo chissà cosa, ma non è bastato a renderla un personaggio più “umano”. Chissà, forse nei prossimi episodi vedremo anche il suo lato morbido, ma se è la prima impressione quella che conta allora io di Alex Panttiere penso già che non mi entusiasma.
Alla fin fine, quindi, su una cosa mi trovo a concordare coi colleghi americani: Grey’s Anatomy è un concorrente troppo agguerrito per questa novellina di una serie tv. Il capolavoro di Shonda Rhimes è senza dubbio il re dei medical drama, che dopo 12 stagioni ancora non accenna a smettere di entusiasmare il suo pubblico: Heartbeat, per quanto buona possa essere l’idea di base, non può reggere il confronto con Grey’s Anatomy, non con una protagonista come Alex Panttiere.