Inutile girarci intorno. Qualcuno, sapendo della figuraccia di Salvini in Polonia ha pensato che per una volta, c’era chi non aveva dimenticato e aveva messo la dignità e la memoria al primo posto. Sarebbe bello se davvero fosse così, o almeno se fosse solo così. Se ci fossero stati dei cittadini ad accoglierlo in quel modo, sarebbe sicuramente andata in questo modo. Molti cittadini, in Italia e in Europa, conoscono bene i politici che hanno fatto la corte per anni a Putin e avallato le sue nefandezze mascherandole come decisioni di un uomo dal pugno di ferro, un faro da imitare anche in Occidente.
Ad attendere Salvini al confine con l’Ucraina, però, non c’erano persone comuni, cittadini arrabbiati per il suo atteggiamento. C’era Wojciech Bakun, sindaco di Przemys, professione: politico. Bene per conoscere le reali intenzioni di Bakun non bisogna ignorare il suo passato. È stato parlamentare ed è stato eletto in una formazione nazionalista con profonde convinzioni anti-Unione europea e anti-partiti. Un identikit che vi ricorda qualcuno? La sua formazione politica è stata anche alleata in Europa del Movimento cinque stelle così che il quadro sia più chiaro.
Salvini in Polonia è stato sbugiardato da un populista che si è riposizionato prima di lui
In pratica Salvini è stato sbugiardato in diretta mondiale da un politico della destra populista e anti-sistema. Di fatto un cinque stelle di destra polacco. Tutti noi quando lo abbiamo visto tirare fuori quella maglietta, che Salvini aveva indossato in passato inneggiando a Putin, abbiamo esultato mossi da un sincero sentimento di rivalsa. La rivalsa nei confronti di un politico che per anni ci ha detto che Putin era il miglior leader mondiale e che dovevamo chiudere le frontiere e che, invece, a guerra iniziata, si è presentato al confine ucraino dicendo di voler accogliere i profughi e di essere contro la guerra scatenata dal suo ex mentore.
Il nostro è un sentimento puro ma quello del sindaco Bakun non lo è. È puro calcolo politico. È riposizionamento di una certa destra nazionalista che trova nella battaglia degli ucraini un’ottima narrativa da cavalcare per alimentare la propria propaganda. Salvini, nel tentativo di riposizionarsi, come da tempo sta facendo con il governo Draghi, è stato semplicemente scavalcato da un populista più furbo di lui. Uno capace, con una piazzata, di utilizzare il palcoscenico mondiale per provare a passare dalla parte giusta della storia. Quello che è successo martedì mattina dimostra quanto sia sottile la linea su cui camminano da equilibristi i populisti e soprattutto che c’è sempre qualcuno capace di essere più populista di te.