Siamo tutti conformisti travestiti da ribelli. Ah no, scusate. Questo è Marco Masini. Riavvolgo. A Festival appena terminato, sono ancora tanti gli interrogativi che sarebbe il caso di porsi sul cast costruito da Amadeus – compreso il vincitore Diodato – ma quest’oggi vorrei porre ancora l’attenzione su Achille Lauro, colui di cui si è maggiormente parlato nel corso e subito dopo la settimana dedicata all’evento musicale di Rai1.
Ecco perché Achille Lauro non è Renato Zero
Achille Lauro non è Renato Zero. Partiamo semplicemente da questo presupposto. Achille Lauro non è Renato Zero e non vuole essere Renato Zero, per molti motivi che proviamo a elencare insieme, partendo proprio dalla prima esibizione con la quale ha richiamato l’attenzione su di sé.
Il leitmotiv di tutto il teatro messo in piedi da Lauro è il titolo della sua canzone, Me Ne Frego. E, fregandosene, vorrebbe anche dare una pedata agli stereotipi, alla discriminazione di genere, al finto perbenismo e a tutto quello che – a suo interpretare – ci renderebbe poco liberi.
I personaggi di Achille Lauro a Sanremo 2020
Il primo personaggio di questa commedia dell’arte è stato San Francesco, che ha scomodato per simboleggiare la rinuncia ai beni materiali ma anche per opporsi alla discriminazione di genere, esibendo una fisicità molto lontana dai canoni ai quali la società è abituata ormai da tempo. L’esibizione è piaciuta ma ha letteralmente spaccato la critica, fino a generare beceri insulti rivolti nella direzione di Achille Lauro, da condannare in maniera assoluta.
Il percorso studiato da Achille Lauro è quindi continuato con David Bowie, che ha scelto di omaggiare nella serata delle cover, la Marchesa Casati Stampa e, infine, la regina Elisabetta I Tudor. Scelte coraggiose, le sue, che hanno aggiunto un po’ di pepe a un Sanremo datato e logorroico, organizzato su serate torrenziali che hanno messo a dura prova il limite della sopportazione del pubblico.
Lo spettacolo di Achille Lauro è quindi costruito bene negli intenti, che rimangono vaghi per quelli che non conoscono la sua storia, non vogliono conoscerla o non vogliono ricordarla. I quattro travestimenti si perdono quindi in un fiume di parole che mortificano l’arte, perché l’arte è sì ascoltare ma anche sentire. Achille Lauro diverte e intrattiene, esiste un’idea in quello che propone ma non arriva – o perlomeno – non arriva tutti.
Conquista il pubblico social, che è entusiasta delle sue performance, ma è un’audience liquida. E, a dirlo, non sono io che sono nessuno, ma quello che si legge e che in questi giorni imbratta molte bacheche. Non una foto di Achille Lauro senza didascalia, non un messaggio che fosse universale per tutti. Ed è come scoccare una freccia che non arriva al bersaglio: parte forte, compie la sua parabola – piuttosto fuori fuoco – per poi piantarsi sul terreno a un passo dalla meta.
C’è chi si lancia in elucubrazioni esegetiche per supportarne l’originalità, lui spiega tutti i personaggi ma dimentica di specificare che gli abiti di San Francesco erano griffati Gucci, mentre nel mezzo c’è chi gli dà contro, perché quel messaggio che ha voluto veicolare non l’ha capito o non lo ha voluto capire. Per superficialità, forse, ma anche per scarsa efficacia della rappresentazione.
Ed è il travestimento che chiama Renato Zero, in questi giorni evocato a sproposito anche da parte del suo pubblico, che non ha voluto accettare il paragone tra Lauro e Fiacchini poiché blando e solamente basato sull’apparenza.
Achille Lauro non è Renato Zero e, in questi giorni, avrei voluto dirlo tante di quelle volte che mi sarebbe mancato il fiato. Achille Lauro non è Renato Zero, senza meriti né colpe. Achille Lauro sa intercettare i tempi, sa cosa piace al pubblico e lo asseconda. Sa che fa gioco rompere gli schemi, ribellarsi al sistema, presentarsi in tutina glam e portare Elisabetta Tudor sul palco dell’Ariston. Sa riconoscere le tendenze, racconta una storia che piace, conquista i giovani e i meno giovani ma è un elogio del superfluo. In altre parole: sa fare bene marketing.
E allora, voi direte, ce lo dici o no perché Achille Lauro non è Renato Zero?
Oh sì, come direbbe Achille Lauro. Avete trovato coraggiosa la scelta di esibirsi in tutina al Festival di Sanremo? Bravi. Avete ragione. Provate però a pensare a chi, quella tutina, la indossava negli anni ’70 e allora sì che si rischiava di prenderle (alla meglio) o di ammirare il sole a quadretti per qualche giorno. Quello era coraggio, ma non il coraggio di essere un simbolo: era il coraggio di essere se stessi.
I travestimenti di Renato Zero hanno fatto storia, la storia di un artista che ha rotto gli schemi, che ha rivoluzionato la maniera di fare spettacolo e che ha cantato – cantato, sottolineo – la sua verità e la verità di un’epoca che l’ha accolto, che l’ha cresciuto artisticamente e che l’ha accolto senza giudizi. I fischi ci sono stati, ben più forti di quelli subìti da Achille Lauro all’Ariston, così come le nottate in commissariato di fronte al papà Domenico sempre più incredulo.
Ci sono state le tutine, le canzoni dissacranti, i boa e lo show, ma c’è stata anche la sua verità. Ed ecco che emerge quello che manca ad Achille Lauro, ma che può ricercare: dietro il trucco di Renato Zero c’era – e c’è ancora – verità. Nessun percorso è semplice, poiché neanche la verità ha una lettura univoca, ma dietro una maschera non può e non deve esserci solo spettacolo.
Verità ma anche innata capacità di portare un linguaggio universale, quella di Renato Zero, che mai ha avuto bisogno di spiegare un simbolo, né un travestimento, né un’intenzione. Achille Lauro spiega le sue maschere, Renato Zero le interpreta. Achille Lauro bacia Boss Doms sul palco di Sanremo e spiega perché, Renato Zero amoreggia con un boa di peluche e manda in tilt il pubblico.
Ben vengano le idee, lo spettacolo e anche i travestimenti di Achille Lauro, che può di certo avere un maestro al quale ispirarsi, ma mai deve mancare la sostanza. La sostanza delle canzoni, che quelle Renato Zero ce le aveva per davvero, il rapporto col pubblico e la continua e instancabile ricerca di qualcosa che – anche un minimo – ti rappresenti.
Ad Achille Lauro rimane l’ingrato compito di provare a farsi spazio in una generazione arida, chiusa, bigotta e poco avvezza all’accoglienza del nuovo. Non spiegare e fare, sperimentare, scrivere, cantare (meglio di così), ricercare e fregarsene finché si è se stessi. Ed è così che la libertà ricercata non avrà bisogno di paragoni, talvolta addirittura impietosi.
Achille Lauro non è Renato Zero? Direi proprio di sì.
Si è messo in gioco, Achille Lauro: questo ha fatto ed ha saputo fare…! Perché quelli che vengono dal mondo rap o trap, fanno più fatica, nel momento in cui vogliono “sperimentare” la propria voce con un altro genere, soprattutto melodico. Sono più abituati a quel tipo di “parlato veloce” e “a cadenza”. Lui ha voluto provare altro…senza la paura del giudizio dei seguaci di Renato, cosa che personalmente mi dà troppo fastidio, perché Renato l’ho sempre seguito e ammirato, sto seguendo e apprezzando anche Achille adesso, perché essendo insegnante mi sono vista proiettata nel rap e nel trap dai gusti dei ragazzi e ho cercato di capire il modo di esprimersi di questo particolare mondo. Ha scritto tanto Achille…sì, pure lui…non ha importanza a quale età ha cominciato a pubblicare questo o quello.Bisogna conoscerne la storia… Inoltre sono epoche diverse…generi diversi… Tutti i passi ho seguito di Renato e tutti i passi sto seguendo di Achille e…mi spiace…sono due giganti, ma i travestimenti non significano niente in fatto di similitudine. Sono differenti e amo di più la ricerca musicale che questi confronti denigranti nei confronti dell’ultimo arrivato. Buon confronto a oltranza a tutti voi. Io continuerò a “viaggiare nella musica e con la musica”. Omar, dico gentilmente a te, che la vena poetica c’è, ma va compresa. Se si resta strettamente attaccati a ciò che ci lascia “il primo amore musicale” proveremo resistenza per accettarne altri. Sì, perché la musica è un amore troppo grande e ogni artista porta con sè un amore dal sapore molto diverso da quello che ci ha lasciato un altro artista.
Un’operazione di marketing brandizzata Gucci… Un punk di strada ignorante che cita Elisabetta I e la marchesa Casati non è credibile!
Come non è credibile quando racconta che viene da una famiglia disastrata, che è cresciuto in strada e per tirare avanti rubava motorini, lui che viene da una dinastia di alti funzionari di Stato, ha un padre magistrato consigliere in Cassazione Nicola de Marinis, che non passa gli alimenti ai figli e non gli fa terminare la scuola dell’obbligo???!!
Elettra Lamborghini è decisamente più vera e simpatica di questo manichino di Gucci.
letto l’articolo …e dunque? ti manca il coraggio di dirlo? Achille Lauro è una mezza sega, se non tutta, il suo posto è il secchio della mondezza, ed è improprio e sminuente paragonarlo ad ARTISTI del calibro di David Bowie, Lou Reed, Peter Gabriel o anche Renato Zero che hanno creato con la loro MUSICA le loro PAROLE e la loro IMMAGINE dei miti intramontabili. Tutto questo Achille Lauro non se lo può permettere per la pochezza dei suoi contenuti, e mi fa specie che ancora se ne parli, la Musica è Cultura …lo è sempre stata… e allora lasciamo parlare di questa chi un po’ ci capisce
Beati quelli come te… che un poco ci capiscono, allora. Dire cose fino al punto da giudicare un essere umano una mezza sega e relegarlo alla mondezza! Meno male che la redazione si riserva di moderare i commenti………!
Ho sempre seguito Renato ai suoi concerti. Ci ho parlato. So quanto sia grande. Ma questo non vuol dire chiudere le porte alle nuove proposte nel mondo della musica. Chi siete per giudicare se uno sa o non sa cantare…! Achille Lauro non ha mai chiesto di essere accostato come artista a Renato Zero, ha solo espresso per lui grande ammirazione, come del resto fa con altri grandi artisti. Siamo sempre pieni di pregiudizi…questa è la verità! Non vi concedete neanche il tempo di sapere di chi state parlando. Ci vuole calma e riflessione per capire anche un collega di lavoro. Figuriamoci un nuovo artista, ma tanto avete deciso già che Achille Lauro artista non lo sia affatto. Non c’è da confondere il cioccolato con la….c’è solo da farsi umili e cercare di capire, senza salire in cattedra……..
In parte hai ragione, non credo che Achille Laura voglia somigliare o paragonarsi a Zero, tuttavia, in Italia, l’unico ad aver osato così tanto è il mitico Renato, quindi il paragone è quasi naturale, ciò che però pare evidente è che questo artista abbiamo mostrato molto coraggio e poca arte, insomma vocalmente è quello che è …i testi delle canzoni si commentano da sole, quindi non ha vena poetica….per essere artisti non basta vestirsi come una Regina d’altri tempi ma è necessaria una sostanza che aimè per il momento non ha mostrato.
Renato…dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai…
Un genio, un danzatore, un cantante, un performer, un uomo STUPEFACENTE!!
Achille un artista particolare che ha il merito di aver “svegliato” Sanremo degli ultimi 2 anni.
Non facciamo paragoni. Sarebbero semplicemente inutili.
La musica sarà pure cambiata in 40 anni,ma in peggio. Certo, oggi è difficile fare buona musica, ma non credo che Lauro ci riesca. Lasciamo perdere i paragoni con Zero, improponibili. Faccia il suo spettacolo, poi credo che la storia lo relegherà al suo giusto livello. Zero era molto di più.
Renato Zero e’un mito non confondiamo la seta con la lana di pecora….
Inoltre i costumi se li cuciva da solo aveva un suo progetto su tutto era ed è ancora un genio ..ha lottato in difesa dei deboli degli ultimi ha allontanato i giovani dalle droghe dalla violenza dalle ingiustizie ha subito la guerra sulla sua persona che lo hanno trattato sempre a porte in faccia e non a braccia aperte come questo lauro che non si capisce a cosa serve esaltare le divinità e i personaggi della storia
Ma Renato Zero a soli 18 anni aveva già scritto il cielo la tua idea l’equilibrista e tanti altri brani fino ad allora inediti che ha editato solo dopo diversi decenni come l’equilibrista risulta nel doppio album de la coscienza di zero che contiene moltissimi brani rimasti nel cassetto
Aggiungo un’altro particolare, Renato Zero all’età di Achille Lauro aveva scritto il Triangolo, Il cielo, Il carrozzone, Mi vendo ect ect .. tutti capolavori rimasti nell’immaginario collettivo, ed aveva venduto già non so quanti dischi, questo che ha scritto? Rolls Royce? Ma finiamola va
Bravissima!Renato ha usato se stesso poi i travestimenti …ma la sostanza e il coraggio di Renato appartengono alla Storia Musicale. Non imitatelo…rischiate il ridicolo!!!!
Sinceramente mi chiedo su quali fondamenti si possa giudicare un’intera generazione arida, chiusa, bigotta e poco avvezza all’accoglienza del nuovo. È divertente notate quanto lo stesso autore dell’articolo si dimostri appunto ‘poco avvezzo all’accoglienza del nuovo’ giudicando un artista nuovo sulla base del confronto con un artista di un’altra generazione, senza portare apparentemente nessuna argomentazione in merito. Se l’autore di questo ‘articolo’ non ha capito il messaggio di Achille Lauro non vuol dire che non ne abbia lasciato uno.
Chiedo ad Emma quale messaggio abbia lasciato Achille Lauro ? Aggiungo poi che l’autrice dell’articolo non poteva fare un articolo migliore … aggiungo inoltre che Zero sa cantare … da sempre … e sopratutto ha sempre cantato con l’anima … attraverso la sua penna abbiamo potuto godere non solo ad un cambio radicale a livello musicale … ma ne abbiamo colto il genio … album come Trapezio … Invenzioni … Zerofobia e Zerolandia …. fanno invidia ai più grandi artisti internazionali … senza te e conto di album più maturo come Tregua … Artide Antardide è Amore dopo Amore …. perdonatemi ma non confidiamo il cioccolato con la ….