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Peccato, Luca Barbareschi avrebbe meritato una candidatura ai Nastri d’Argento per il ruolo di Oscar Martello, il produttore cinematografico protagonista di Dolce Roma. Costantemente sopra le righe, titanico e narciso, gaglioffo e inaffidabile, disposto a passare sopra a tutto e sotto a tutto pur di centrare un successo al botteghino. È evidente che l’attore abbia plasmato questo personaggio mettendoci dentro qualcosa del suo naturale egocentrismo da mattatore. E anche qualcosa del suo mestiere, visto che oltre che attore, del film firmato da Fabio Resinaro Luca Barbareschi è soprattutto il produttore.
Quindi l’identificazione tra attore e personaggio è totale: e Barbareschi ha avuto l’intelligenza di giocare fino in fondo su questa sovrapposizione di ruoli. E se come interprete non ha portato a casa la candidatura, si è rifatto come produttore, visto che Dolce Roma, grazie al suo linguaggio grottesco e survoltato ha ottenuto la candidatura come migliore commedia.
“Mi sono divertito tantissimo a fare Oscar Martello – ha detto Barbareschi ai microfoni di OM Optimagazine in occasione dell’annuncio delle candidature – finalmente un personaggio vero. E sono anche riuscito a raccontare il peggio di un produttore, con un senso ironico e autoironico”. Dolce Roma è anche qualcosa di più, un affresco sul fascino misterioso e corrotto della capitale. “Questo film – sottolinea Barbareschi – racconta molto bene Roma, il suo cinismo, la cialtroneria totale e anche la meraviglia di una città che è condannata a non morire mai”.
Dolce Roma, giocato sul continuo cambio di toni, dalla commedia al grottesco, dal giallo al thriller e con tantissimi colpi di scena, finisce per essere una sorta di vademecum disperatamente divertente sul carattere della città e della gente che l’abita. Soprattutto, manco a dirlo, quella del mondo del cinema, di cui il film, dai registi indie molto presuntuosi alle attricette amanti del produttore che vogliono fare il grande salto, racconta ambizioni e meschinerie.
Ma cosa deve avere un film per convincere Luca Barbareschi a produrlo? “Deve appassionarmi, devo credere in quel progetto. Poi posso metterci sette anni, come è successo per il film su Mia Martini, o 11 come per la fiction su Adriano Olivetti. Ma quando ci credo non mi ferma nessuno”. Sembra di sentire parlare Oscar Martello.