Il buongiorno solitamente si vede dal mattino, ma quest’alba non ha niente a che vedere con il 300 di Snyder della sera prima.
Anzi rettifico, ha troppo a che vedere, perchè il 300: L’alba di un impero di Noam Murro cerca di assomigliare al suo predecessore, giustamente direi, ma a mio avviso nel modo sbagliato, identificando la novità che inevitabilmente deve portare un sequel, in una chiave di lettura diametralmente opposta che però porta con se l’accentuazione eccessiva degli aspetti che avevano costituito la forza del primo.
Il film diventa troppo presto una sequenza ritmata di scene cruente e violente, e la sceneggiatura che si poggia su personaggi scaltri e intelligenti, lascia tutte queste qualità nelle fondamenta. La nota positiva arriva invece dall’Artemisia interpretata da Eva Green, ero(t)ica, perfida e magnetica come non me l’aspettavo, e dalla Regina Gorgo interpretata da Lena Heady di cui invece già conoscevamo le indubbie capacità.
Sono proprio loro, in un film di combattimenti, violenza e sangue l’aspetto migliore della pellicola, il che mi ha fatto ripensare al discorso della Blanchett, da me archiviato con troppa sufficienza, al ritiro dell’Oscar come Miglior Attrice Protagonista: Molti credono che i film con le donne protagoniste siano film di nicchia. Ma non lo sono e la gente va a vederli. Lunedì misurando gli incassi vedremo se la profezia si è avverata, ma il concetto per quanto mi riguarda ha già vinto.
300: L’alba di un Impero è nelle nostre sale da giovedì 6 marzo. Il trailer lo trovate qui.