Altro Che Nuovo Nuovo dei CCCP, prove tecniche di nostalgia (recensione)

I CCCP prima dei CCCP. Ecco Altro Che Nuovo Nuovo, un live registrato nel 1983 in una palestra di Reggio Emilia prima dell'arrivo della benemerita soubrette e dell'artista del popolo. La nostra recensione

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INTERAZIONI: 14

Non aspettiamoci che Altro Che Nuovo Nuovo dei CCCP sia la cosa più figa che possiamo sentire dopo il ritorno sulle scene di Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Fatur. I CCCP non erano ancora, discograficamente, i CCCP – Fedeli Alla Linea, in quell’assolato 3 giugno 1983 quando all’interno della palestra Galileo V. Candelù suonarono per la prima volta a Reggio Emilia. Alle 21:30. Lo diceva anche il flyer che il quartetto ha scelto come copertina della raccolta, oggi un pezzo da museo come la loro musica. Come suona, quindi, questo Altro Che Nuovo Nuovo, dato che non si colloca tra le cose più fighe dopo tanti anni di silenzio?

Altro Che Nuovo Nuovo dei CCCP

Prima di lanciarsi nell’avventura discografica, la band era formata da Ferretti alla voce, Zamboni alle chitarre, Zeo Giudici (fratello di Annarella) alla batteria e Umberto Negri al basso. Più tardi gli ultimi due lasciarono la formazione ed entrarono in gioco la benemerita soubrette Annarella Giudici e l’artista del popolo Fatur. Possiamo dire, quindi, che Altro Che Nuovo Nuovo dei CCCP fotografa un preciso momento della storia di quel progetto di “musica melodica emiliana” che un giorno avrebbe scritto uno dei capitoli più importanti della scena alternativa italiana.

Lo stato embrionale dei CCCP è il vero protagonista delle 18 tracce di Altro Che Nuovo Nuovo: Militanz, ad esempio, è scoordinata e subisce le pause di Zeo e le acciaccate riprese di Zamboni, con Ferretti che grida le sue frasi-manifesto completamente dislocato dal groove; stessa cosa si può dire di Stati Di Agitazione, che somiglia tanto a un’improvvisazione lontana dall’effetto psichedelico e ansiogeno della versione in studio contenuta in Socialismo E Barbarie (1987).

Battere e levare spesso si confondono come accade in Emilia Paranoica e alcune volte in Mi Ami?, ma tutto questo è un’imperfetta ottima cosa. Nel disco sentiamo la giovinezza e un’Italia dei primi anni ’80 in cui gli anni di piombo avevano ceduto il posto a un “salmodiare” su ciò che accadeva in un’Europa dilaniata dall’est e dall’ovest, divisa e disorientata.

Tre gli inediti della tracklist: Onde, Oi Oi Oi e Sexy Soviet (che un giorno diventerà BBB), eseguite dal vivo e che si collocano perfettamente in un disco live – il primo 28 anni dopo Live In Punkow – che nasce come un reperto.

ALTRO CHE NUOVO NUOVO (2 LP)
  • cd e vinili, musica, distribuito da universal music italia

Il progetto

A spiegare come nasce Altro Che Nuovo Nuovo dei CCCP è Massimo Zamboni a Rockol. Tutto parte da una bobina rinvenuta durante i preparativi della mostra Felicitazioni! allestita a Reggio Emilia. Un materiale storico che i CCCP portano a un’azienda specializzata nel recupero dei vecchi materiali sonori, ma la risposta che ottengono è negativa: “La buttiamo via noi o ci pensate voi?”.

In loro soccorso arriva la Universal, che indica una struttura più attrezzata per ridare vita a quella registrazione. Ecco, quindi, Altro Che Nuovo Nuovo dei CCCP, un titolo preso dalla loro canzone eponima. Ascoltare il risultato significa chiudere gli occhi e respirare sudore, fumo di sigaretta e immaginare i discorsi dei presenti, che nel disco si limitano a timidi applausi tra una traccia e l’altra.

Lindo è intonato – e lo stesso Zamboni si è detto sorpreso dopo aver riascoltato quella bobina – e il quartetto è energico, sfrontato, ancora lontano dalla dimensione teatrale che di lì a poco aggiungerà ai propri spettacoli. Fa anche strano sentire i CCCP suonare con un vero batterista anziché con la drum machine che dal primo singolo e il primo disco caratterizzerà il loro sound fino alla fine, fa strano sentire quel “sii uomo, ucciditi” in Tu Menti, fa effetto sentire Giovanni Lindo Ferretti dire: “La massima aspirazione dei CCCP è fare musica da ballo in posti sfigati come Reggio Emilia. Non a Berlino, non a New York, non a Londra. Ci soddisfa tanto la danza delle idee quanto quella dei corpi”.

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