Era dietro l’angolo, poi il dissenso è arrivato: lo sfogo di Piero Pelù contro Alessandro Morelli è lo stesso condiviso da altri artisti tra cui Fiorella Mannoia. Il frontman dei Litfiba ha commentato quanto detto dal senatore della Lega nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in un’intervista concessa a Il Tempo, un’affermazione che sta facendo discutere.
Il commento di Piero Pelù contro Alessandro Morelli
Nelle storie Instagram, Piero Pelù ha riportato il virgolettato di Alessandro Morelli e ha commentato con queste parole: “Una volta ci davate pure l’olio di ricino. Quando c’era lui eravate più seri”. Il rocker fiorentino si riferisce chiaramente al fascismo e al due Benito Mussolini, con quel “quando c’era lui” spesso usato dai nostalgici che vedono nel dittatore la soluzione ai problemi del Belpaese.
Dello stesso avviso Fiorella Mannoia, forse meno diretta di Pelù. In un post pubblicato su Instagram la cantante applica l’emoji con la faccia da clown sulle parole di Morelli, poi aggiunge: “Le pernacchie si possono fare?”.
Cos’ha detto il senatore leghista
Nell’intervista rilasciata a Il Tempo Alessandro Morelli non ha fatto nomi, ma chi ha memoria ricorda che al Festival di Sanremo 2024 due artisti, Dargen D’Amico e Ghali, si sono espressi sulla situazione internazionale: il primo con la sua Onda Alta ha raccontato il dramma dei migranti, esternando il suo pensiero anche dopo l’esibizione della prima serata. Ha fatto lo stesso, Dargen D’Amico, durante la puntata di Domenica In andata in onda domenica 11 febbraio.
Ghali ha puntato il dito contro il conflitto in Medio Oriente nel testo della sua Casa Mia, per poi gridare: “Stop al genocidio” durante la serata finale. A Domenica In, infine, ha risposto alle proteste dell’ambasciatore di Israele in Italia. Episodi che non sono piaciuti ad Alessandro Morelli, che ha detto:
“Quello è il Festival della canzone italiana ed è vergognoso che venga utilizzato e sfruttato da chi dovrebbe solo cantare e invece fa altro: fa della propaganda politica. Gli artisti dovrebbero salire sul palco, fare la loro bella esibizione e andarsene. Faccio notare che oggi non parliamo delle canzoni ma delle posizioni politiche estremiste di alcuni cantanti, quelli che hanno scambiato il palco dell’Ariston con un Circolo Arci qualunque. […] Sarebbe utile, a questo punto, pensare a una sorta di Daspo per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica. Un artista lì fa musica, non fa politica”.