Perché si festeggia Santo Stefano il 26 dicembre: la storia del primo martire

Qual è la storia dietro i festeggiamenti del 26 dicembre? Scopriamo Santo Stefano, il primo martire

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Ph: Sailko/Wikimedia


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Dopo Natale arriva Santo Stefano, e il 26 dicembre si aggiunge ai giorni di festa che caratterizzano il lungo periodo che ci conduce alla fine dell’anno e allo scoccare dell’anno nuovo. Ma perché festeggiamo anche questa ricorrenza?

Perché festeggiamo Santo Stefano

Proprio come il Natale, la festa di Santo Stefano trova origine nel cristianesimo. Va detto che per la Chiesa il 26 dicembre non è una “festa di precetto”, dunque i fedeli non sono tenuti a seguire la messa. I motivi della scelta della data sono contrastanti: in verità Santo Stefano ricorre sia il 3 agosto che il 26 dicembre, e quest’ultima data è stata scelta proprio per l’importanza del Santo, considerato il primo martire.

Secondo un’altra versione, invece, il 26 dicembre ricorrerebbe la data in cui le reliquie di Santo Stefano furono portate in processione fino alla chiesa di Hagia Sion di Gerusalemme nel 415. Riepilogando, il 3 agosto corrisponderebbe con la data in cui fu rinvenuto il corpo, il 26 a quella in cui fu portato in processione. Ma chi era Santo Stefano?

Chi era Santo Stefano

Come già detto, Santo Stefano fu uno dei primi discepoli di Gesù nonché primo martire in quanto fu condannato e giustiziato tramite lapidazione dal sinedrio ebraico proprio per la fede che professava.

Secondo gli Atti degli Apostoli, nel 36 d.C. Stefano fu denunciato per blasfemia per via della sua opera di evangelizzazione degli ebrei che entravano a Gerusalemme. Estromesso Ponzio Pilato dalla sua carica, il territorio di Gerusalemme e dunque della Palestina si trovava interamente sotto il potere del sinedrio.

Stefano, che non rinunciò alla sua fede, fu giustiziato. Stefano divenne un culto a partire dal 415 d.C., anno in cui – secondo la ricostruzione di GeoPop, un sacerdote di nome Luciano rinvenne i suoi resti a Gerusalemme.

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