Napoleon, Ridley Scott ritrae l’immortale figura di Bonaparte in un biopic tra epicità e grottesco (recensione)

Napoleone Bonaparte secondo Ridley Scott, da un lato l'abile e spietato stratega, dall'altro il ritratto di un uomo piccolo e grottesco: la recensione di Napoleon.

Credits: Eagle Pictures


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Ridley Scott prova a raccontare Napoleone Bonaparte: Napoleon è un biopic audace, che fatica a trovare, però, un equilibrio stilistico. Certo, dipingere la figura storica di una delle personalità più complesse e affascinanti di sempre non è facile.

La vita dell’Imperatore dei francesi comincia nella Rivoluzione del 1789; Scott ci racconta di un giovane e promettente soldato che sogna di far carriera e un avanzamento militare. Napoleone è un abile stratega: dotato di grande intelligenza, progetta i suoi attacchi, e poi li mette in pratica con grande velocità, precisione, usando anche l’effetto sorpresa.

Sulle scene epiche, Ridley Scott sa il fatto suo. Con l’incredibile campagna d’Egitto e le impressionanti immagini della battaglia di Waterloo sono solo un esempio di una ricostruzione storica nei minimi dettagli. Il grande regista americano non fa sconti tra scene violente e sanguinolente, riuscendo a riportare sullo schermo quella che fu la mente acuta di Napoleone Bonaparte: un condottiero immortale pari solo ad Alessandro Magno.

Se Napoleon si fosse concentrato solo sulle battaglie, sarebbe stato un altro film. Scott, però, sceglie di raccontare la figura di Bonaparte da due lati: da una parte c’è il Napoleone pubblico, abile e spietato. Dall’altra c’è il Napoleone ridotto a un piccolo uomo in relazione al suo matrimonio con Giuseppina, la prima moglie.

La chimica tra Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby è strana ma intrigante; se la Kirby usa l’arma della seduzione e del fascino per rappresentare una donna calcolatrice, ma allo stesso tempo dolce, Phoenix mette da parte gli artigli per ridursi al ruolo di un piccolo uomo spesso soggiogato dall’amore. Il punto debole di Napoleon è proprio il loro rapporto: non perché manchi di pathos, ma semplicemente spesso sfiora nel ridicolo, quasi grottesco, come già si era visto in House of Gucci. Joaquin Phoenix fa del suo meglio nel ruolo di dittatore/imperatore, mentre Vanessa Kirby riesce ad emergere senza restare nell’ombra.

Impossibile definire la pellicola solo un biopic, poiché Scott fa ampio uso di altri generi. Dalla guerra, alla commedia, perfino picchi di satira. Nel raccontare le sue gesta, usa un registro didascalico, quasi fosse una pagina di Wikipedia, e si perde un po’ nell’approfondire la sua figura. Ridley Scott non ne crea un ritratto fedelissimo all’originale (altrimenti avremmo visto un documentario), ma preferisce costruire la sua creatura, poi umiliarla e distruggerla.

Napoleon funziona meglio come film comico o satirico, mentre le scene d’azione sembrano costituire la parte di un altro film. Ed è un gran peccato perché forse Ridley Scott non ha compreso a pieno la figura di un uomo che ha conquistato tutto – “dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno” – e poi l’ha perso, cadendo vittima della sua ambizione e della sua sete di potere.

Napoleone è una figura controversa, che voleva restare nella Storia, e alla fine è diventato immortale. Un concetto che tuttavia sfugge a Ridley Scott, che chiude il film con un’anonima scena. “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.”

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