“Non so neanche da dove iniziare, sono stati giorni veramente particolari”, esordisce così Ermal Meta, prima di rivolgere un appello a Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio. Negli ultimi 2 giorni ha ricevuto migliaia di messaggi che ha cercato di leggere e condividere con i suoi fan il più possibile. Criticato da molti, apprezzato da tantissimi, Ermal Meta ora tira le somme e condivide alcuni riflessioni importanti su Instagram.
“Ho letto cose raccapriccianti e ho riscontrato diverse cose in queste storie orribili: ho riscontrato che la grande maggioranza delle donne – e anche degli uomini – che hanno subito abusi, violenze e maltrattamenti di qualsiasi natura, non hanno denunciato per mancanza di fiducia“, spiega il cantante.
Ma c’è di più: “La percentuale maggiore di coloro che hanno denunciato, invece, non è stata creduta”.
C’è una generale mancanza di fiducia riscontrata da Ermal Meta nelle parole di coloro che gli hanno scritto per condividere storie, pensieri, testimonianze dopo la notizia dello stupro di gruppo a Palermo. Mancanza di fiducia nei confronti della società, del prossimo e della giustizia. Ma il discorso di Ermal Meta non vuole essere una polemica contro la Giustizia italiana, “che, per carità, fa il suo dovere, da cui mi sento rappresentato e che ha il mio pieno supporto”.
“Non è una comunicazione di polemica, non mi interessa fare polemica. A me interessa cercare di dar voce a chi ha paura di parlare. Tantissimi di questi messaggi dicevano ‘non ne ho mai parlato con nessuno perché tanto non mi avrebbero mai creduto'”, aggiunge l’artista.
“Questo silenzio degli innocenti deve finire”, afferma. E la diretta su Instagram, che ha salvato sul suo profilo, ha proprio questo titolo. L’invito è quello alla condivisione per contribuire alla divulgazione di un messaggio importante.
“Una società non può dirsi evoluta fino a quando le persone – soprattutto le donne – avranno paura di camminare per strada da sole, avranno paura di raccontare di essere state abusate per paura di non essere credute o addirittura di essere ritenute colpevoli. Il nostro mondo è fatto di invisibili – ma sono persone. Qualcuno starà anche ridendo di me, dicendo che sono l’avvocato delle cause perse ma non credo che le persone siano cause perse”, continua Ermal Meta, ancora visibilmente sconvolto per quanto accaduto a Palermo e per quanto letto dai suoi follower.
Ermal Meta: “Senza la giusta pena, nulla può cambiare”
Si parla spesso di pena e di rieducazione, dell’importanza di educare o rieducare i giovani. Ma non basta: serve la giusta pena, altrimenti nulla cambierà mai. Di questo avviso è anche Ermal Meta.
“Si può parlare di tante cose ma quello che fa la differenza è ciò che mettiamo in pratica. Sono d’accordo sulla rieducazione. Io penso che le persone si possano rieducare ma senza la giusta pena nulla può accadere, per un semplice motivo: nessuno ha paura della rieducazione, si può aver però paura della pena. E con questo non voglio parlare di violenza“, sono le parole di Ermal Meta che riflette su quanto non sia di certo “occhio per occhio” la soluzione migliore ma è assolutamente necessario punire i colpevoli, e anche rieducarli.
Poi condivide un’altra riflessione: “Per quale motivo non abbiamo mai sentito parlare, per esempio, di stupri nei confronti di ragazze appartenenti a famiglie della malavita o che fanno parte di determinati contesti? Questo perché chi compirebbe quell’atto saprebbe benissimo a cosa andrebbe incontro ed è la paura che lo ferma. Queste persone se si azzardano anche solo a torcere un capello, probabilmente non fanno neanche in tempo ad arrivare dalla polizia”.
“La pena è un deterrente per lo stesso motivo per cui quando vedi un autovelox non acceleri, ma rallenti. E gli autovelox hanno prevenuto tanti incidenti. Certo, accanto a questo serve l’educazione”, prosegue.
L’appello di Ermal Meta a Giorgia Meloni
Ermal Meta rivolge, infine, un appello all’attuale Presidente del Consiglio italiano. Si rivolge quindi direttamente a Giorgia Meloni.
“Vorrei rivolgere un appello alla presidente Meloni. Non so se è giusto o meno farlo. Io non ho votato per lei ma lei è anche la mia presidente come lo è di tutte queste donne. Mi rivolgo a lei con il massimo rispetto per la carica istituzionale che ricopre e mi rivolgo a lei in quanto donna, in quanto donna, in quanto cristiana. Non crede che sia giunto il momento di finire questa mattanza? Non so se posso fare qualcosa ma se posso essere utile, sono a sua totale disposizione. Tutti insieme qualcosa si può fare”.
Il video: