Irma Testa sul tetto del mondo. E’ d’oro la vittoria di Irma Testa nella finale dei Mondiali di New Delhi contro la rivale kazaka Karina Ibragimova. Un successo mai in discussione quello di Irma Testa nella categoria under 57 chilogrammi. 5 a 0 il verdetto unanime della giuria per l’atleta torrese al termine di una competizione che premia anni di sacrifici, dolorose sconfitte, momenti esaltanti e sbandate (leggi di più).
La storia di Irma Testa è da film. Proprio come il suo soprannome “Butterfly” tratto da una celebre pellicola cinematografica. Irma Testa è “Buttefly” perchè vola come una farfalla sul ring proprio come Alì. Ma di leggero nella vita Irma Testa ha avuto soltanto il soprannome. La boxe è stata la sua ancora di salvezza in un contesto umano e sociale complicato.
Non sono mancati per Irma Testa i momenti di sbandamento, sconforto. Alla boxe Irma Testa ha sacrificato la sua vita ed ha avuto anche la tentazione di gettare la spugna nei momenti difficili tra un trionfo inatteso ed una sconfitta bruciante. A suon di pugni, Irma Testa ha saputo rialzarsi sempre, stringere i denti e continuare a picchiare. Vincendo i Mondiali ha raccolto il meritato premio, il frutto del suo lavoro. Ed adesso comincia la preparazione per Parigi 2024. Dopo la batosta di Rio, il bronzo di Tokyo è il momento di salire sul gradino più alto del podio affiancando la leggenda Patrizio Oliva ed il campione Clemente Russo.
Irma Testa dimostra che la boxe può esser ancora una volta la nobile arte. Un combattimento leale ed elegante che aiuta a vincere anche il match della vita. Irma Testa è un esempio di tenacia e determinazione. Ha battuto tutto e tutti: le sue rivali ed il pregiudizio, le condizioni negative di partenza ed i mille ostacoli del corpo e della mente.
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Nella storia spesso la boxe ha incarnato ,meglio di qualunque altro sport, la voglia di riscatto da un mondo fatto di povertà e miserie umane. Nella boxe il magico connubio tra il bene ed il male, tra la violenza incontrollata dei colpi alla gentilezza di voler risparmiare l’avversario in palese difficoltà. In questo la boxe contiene una magia, quella della vita, dove nulla resiste nel tempo, solo il ricordo di come abbiamo voluto essere sul ring della nostra vita!!!
Buongiorno caro Peppe,mi occupo di sport e nello sport di cui faccio parte ci sono regole a volte disattese da atleti,dirigenti o pseudo dirigenti..mi occupo di calcio e ci sono una moltitudine di dialetti tra cui anche moduli e sistemi di gioco che la maggior parte della gente confonde persino la differenza tra i due concetti.. e’ fondamentale distinguere le 2 cose..ma sappiamo il qualunquismo che impera..in uno sport di grande massa..come se nella boxe confondessi un gancio/ montante con un job/diretto..la distanza,lo spazio basterebbe a spiegarne la differenza..come nel calcio lo spazio ed il tempo sono nome e cognome del calcio, dovrebbe essere la linea guida di molti concetti ed invece..🤔.ma per fortuna la bellezza e’ una mescolanza di elementi e nulla potra’ scalfire lo sport.Le gesta di un atleta che hanno come regola fondamentale la trascendenza,applicarsi fino a dimenticare chi sei,diventarne parte integrante del gioco,diventare tutt’uno con chi ti guarda.I problemi che diventano opportunita’ perché bisogna andare oltre,se no si diventa un contorno..lo sport e’ vita.La filosofia e’ un atteggiamento,Irma con la sua vittoria con la sua battaglia,ottiene il riconoscimento e si sa che l’identita’ e’ un prodotto del riconoscimento,non possiamo non relazionarci agli altri con esempi positivi se siamo intrisi di umanita’ ed Irma lo fa,vince, la sua vittoria più bella quella della vita.Quando accendere e spegnere la luce(i nessi.. causuali)non sono un gioco.
Un messaggio trasversale ed universale: tutti noi dovremmo prendere dalle sconfitte la forza per rialzarci e ‘aggredire’ la vita