Morgan ricorda Maurizio Costanzo con una lettera a Maria De Filippi: il testo integrale

Morgan scrive a Maria De Filippi una lettera per ricordare Maurizio Costanzo: "Avevamo in comune la burla malinconica". Ecco il testo

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Ph: Luca Lisbona/Instagram


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“Era un figo pazzesco”, ma non solo. Con una lunga lettera Morgan ricorda Maurizio Costanzo e scrive a Maria De Filippi per presentarle tutto il suo affetto e il rispetto assoluto per il conduttore e giornalista scomparso venerdì 24 febbraio.

Morgan ricorda Maurizio Costanzo

Oggi, 27 febbraio, alle 15 si terranno i funerali presso la Chiesa degli Artisti di Roma, in piazza del Popolo, e la funziona potrà essere seguita sia su Rai 1 che su Canale 5. Nella stessa giornata di venerdì Marco Castoldi aveva già condiviso il suo ricordo di Costanzo, postando lo screenshot della sua ultima intervista descrivendo il grande assente di oggi come “polimata italiano” per via del suo impegno a 360 gradi nello spettacolo italiano, da autore di canzoni (Se Telefonando) a sceneggiatore, oltre a giornalista e autore televisivo.

Questa mattina alle 7:38 Morgan ha pubblicato una lettera per Maria De Filippi in cui abbraccia la moglie di Maurizio Costanzo e le rivolge parole di encomio verso il marito, con un ricordo affettuoso. Non manca la musica, e Morgan sceglie Se Penso A Te di Boncompagni e Bracardi, la storica sigla del Maurizio Costanzo Show.

Nella lettera, Morgan ricorda quelle volte in cui andava al Teatro Manzoni con il padre per vedere il talk show di Costanzo, ma anche quella prima telefonata officiata da Maria De Filippi in cui il giornalista si complimentava con lui per la sua cultura e la sua personalità.

La lettera a Maria De Filippi

Di seguito, la lettera a Maria De Filippi con cui Morgan ricorda Maurizio Costanzo.

“Vorrei dedicare questo mio pensiero a Maria De Filippi, e riempire questo vuoto con la musica che ho sempre vissuto come la musica di Maurizio, un tutt’uno con l’idea stessa di questo uomo simbolo, ma persona, e persona eccezionale, persona dolce, intelligente e delicatamente femminile nell’animo. Oggi penso a tutto quel che rimane in me di questo omino buffo e carismatico che mi ha accompagnato come un padre, nella adolescenza, mentre crescevo, e con mio papà si andava a volte al teatro Manzoni a Milano in platea a vedere il Maurizio Costanzo Show, che guardavamo fino a tarda notte sul divano. Poi mio padre se ne è andato e Maurizio è rimasto. Così gli scrissi, avevo 15 anni, e lui lesse la lettera e mi fece chiamare dalla redazione. La mia storia lo aveva colpito. La sua sensibilità è leggendaria, e tu lo sai bene. Meglio di chiunque perché tu, Maria, lo hai vissuto, voi vi volevate bene e vi rispettavate. Io vedevo che ogni volta che parlavi di lui ti brillavano gli occhi. Io non lo avevo mai incontrato e tu mi passasti il telefono: ‘È Maurizio’. Ero emozionato. Mi disse: ‘Morgan, sai perché tu mi piaci? Perché hai letto un libro in più degli altri’. Da quel giorno tutte le volte che ti incontravo ti chiedevo come stava e tu: ‘Sta un fiore’. Poi ci fu la mia intervista con lui, era il 2016, un’intervista pazzesca, densa, un’intervista con il più grande intervistatore di tutti i tempi. Ti ricordi che ti chiamai subito quella sera dicendoti: ‘Ho capito perché lo hai sposato, e non è per soldi, ma perché è un figo pazzesco‘. E tu ridesti. Era l’ironia che avevo in comune con lui, la burla malinconica delle verità scomode, dei paradossi, delle cose sconvenienti ma trasformate in prelibatezze mentali. Ah, che mente quel signore, che vastità, che larghezza il suo sguardo, che vedeva ovunque, anche dietro. In questi giorni ti vedo sui giornali vestita a lutto che ricevi le condoglianze di tutto il Paese. Mi unisco anche io e il mio abbraccio è sincero, è una musica, con cui possiamo piangere il privilegio di una grande mancanza, tu gli hai voluto davvero bene e lui ne ha voluto e fatto tanto a te. Porterai con orgoglio la sua eredità, che è grande come la sua fama, talmente grande che l’ha elargita e accesa negli altri. Una volta ti chiesi in diretta sottovoce nell’orecchio: ‘Perché stai piangendo?’, e tu: ‘Perché piangono tutti’. E per quella risposta ci è scappato un sorriso. Ora è il contrario, ora piangono tutti , e se chiederai perché ti risponderemo: ‘Perché piangi tu‘”.

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