Roberto Sturno e Glauco Mauri due grandi interpreti in Il riformatore del mondo e Minetti, ritratto di un artista da vecchio racchiusi in Interno Bernhard, con la regia di Andrea Baracco, in scena al Teatro Argentina fino al 29 gennaio

Due interessanti testi teatrali magistralmente interpretati dall’ormai collaudata coppia Mauri-Sturno tra i più longevi gruppi teatrali italiani.


INTERAZIONI: 115

La potenza interpretativa e quel riempire il proscenio al solo apparire di due dei massimi attori del teatro italiano, come Glauco Mauri e Roberto Sturno, non sorprende mai abbastanza. Per la prima volta portano in scena due testi di Thomas Bernhard Il riformatore del mondo e Minetti, ritratto di un artista da vecchio racchiusi nel progetto Interno Bernhard, con la regia di Andrea Baracco, al Teatro Argentina,fino al 29 gennaio. Con Glauco Mauri e Roberto Sturno, sul palcoscenico Stefania Micheli, Federico Brugnone, Zoe Zolferino e Giuliano Bruzzese. Lo spettacolo si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, le musiche di Giacomo Vezzani e Vanja Sturno, le luci di Umile Vainieri.

Due interessanti testi teatrali magistralmente interpretati dall’ormai collaudata coppia Mauri-Sturno tra i più longevi gruppi teatrali italiani. Nei panni di un vecchio misantropo e distaccato intellettuale, Roberto Sturno ne Il riformatore del mondo, testo del 1979 dell’autore austriaco, in attesa di ricevere una delegazione ufficiale che gli consegnerà la laurea “honoris causa” per aver scritto un famoso trattato su come salvare il mondo. Un autentico e bizzoso, quanto irascibile, filosofo che disprezza profondamente l’umanità non riponendo in essa nessuna buona azione e soprattutto capacità di discernimento. E il tributo che gli vogliono conferire è la conferma che nessuno ha mai letto con attenzione il suo saggio: in esso infatti l’autore sostiene che per migliorare il mondo bisogna eliminare gli uomini dalla faccia della terra. Solo la relazione con Clov, la convincente Stefania Micheli, una sorta di iconica assistente tuttofare che gli fa compagnia e lo accudisce, sembra mostrare segni impercettibili di umanità ma il tutto avvolto da sagace sarcasmo e irriverenza in particolare quando il protagonista riceve la delegazione che gli consegna la pergamena.

Nel secondo atto dedicato a Bernhard Minetti, grande attore tedesco del secolo scorso, scopritore del teatro tragicomico e crudele di Thomas Bernhard e interprete di molti dei suoi testi, Glauco Mauri ne diventa l’immagine tenera e potente. L’autore tratteggia il profilo di un vecchio e disilluso attore che aspetta dopo 30 anni, nella notte di capodanno, in una anonima hall d’albergo, di incontrare il regista di una compagnia per portare in scena per l’ultima volta Re Lear. E sul divano accompagnato dalla sua valigia di ricordi, costumi e maschere, si abbandona con una fanciulla al racconto della sua vita, al suo mestiere d’attore, sugli intriganti meccanismi del teatro, e lancia giudizi spietati su una società sempre più confusa e su un teatro sempre più privo di senso. Cerca di dissuadere la ragazza a non cambiare città, di non seguire il suo innamorato, le suggerisce di rimanere libera. La voce di Glauco Mauri arriva in tutta la sua incisività e vorresti abbracciarlo per tutto ciò che restituisce allo spettatore in termini di interpretazione e carisma scenico. E’ un magistrale attore!

«Tutte le volte che ho letto un romanzo, un racconto, un testo di teatro, o anche soltanto osservato una sua foto, con quella sua figura slanciata e fasciata in un abito nero, Thomas Bernhard, mi ha dato sempre la sensazione di essere qualcuno da cui è meglio stare alla larga. Bernhard è di pessimo umore, mi ritrovo a pensare; è un osso duro, e non fa nulla per nasconderlo – scrive nelle note di regia Andrea Baracco. Il titolo Interno Bernhard, nasce dalla certezza che sia Minetti, sia Il Riformatore, pur nelle loro sostanziali differenze, abitino un luogo, che è da sempre lo stesso, e che va oltre il tempo della lettura o dell’aprirsi e del chiudersi di un qualche sipario. Se qualcuno li cercasse li può trovare lì, e nonostante la loro riconosciuta misantropia, o forse proprio facendo leva su essa, non avrebbero alcuna difficoltà ad aprire la porta, ad invitarti dentro e segnalarti una poltrona su cui sedere, il rischio è che poi i due personaggi bernhardiani, ti intrappolino così a fondo dentro la rete del loro fluviale pensiero da non lasciarti più andare via».    

Produzione Compagnia Mauri Sturno.

Orari spettacoli: prima, martedì, giovedì e venerdì ore 20 | mercoledì e sabato ore 19 | domenica, giovedì 26 gennaio ore 17 | lunedì riposo