In scena La Macchia di Fabio Pisano al Piccolo Bellini con Michelangelo Dalisi, Emanuele Valenti, Francesca Borriero.

Vi sentirete un pugno nello stomaco e forse dopo lo spettacolo molti spettatori potranno cambiare il proprio sguardo verso il “diverso”, l’altro, lo straniero.


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Arriva al Piccolo Bellini, dal 10 al 15 gennaio, “La Macchia” di Fabio Pisano con Michelangelo Dalisi, Emanuele Valenti, Francesca Borriero, ideazione scenica di Luigi Ferrigno, luci Paco Summonte, costumi di Rosario Martone, assistente alla regia Francesco Luongo
una coproduzione Liberaimago, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini.
Vi consigliamo di vedere questo piccolo gioiello teatrale che pone al centro della trama la diffidenza verso l’altro, la paura di chi senza una motivata ragione appare come un pericolo. Oggi viviamo – e ci fanno vivere – con l’angoscia dello straniero specie se immigrato.

La trama. Un ragazzo, un giovane, di nazionalità imprecisata, bussa al primo piano della palazzina di periferia in cui vive, per parlare con i proprietari di casa. Il fatto è che il loro bagno – presente sulla stessa verticale del suo, a pian terreno – perde da qualche parte, cola acqua; e questo ha provocato la formazione di una macchia di umido proprio sul suo soffitto. E’ lì per farlo presente, per trovare una soluzione. Quando arriva il giovane, il marito è nella sua stanza, sulla sua poltrona, a guardare la tappa in salita di ciclismo, una grande passione, che ha provato a trasmettere anche a un figlio che forse, non ha mai avuto. Ad accogliere il giovane c’è la donna, la moglie, convinta che l’ospite sia in realtà il ragazzo che lavora per il servizio di nettezza urbana a domicilio.

Era proprio in quel periodo di viaggi su e giù per l’Italia che mi iniziai a chiedere di confini, di cosa fosse in fondo uno straniero e del perché uno straniero deve necessariamente rappresentare un pericolo; soprattutto quando è un essere umano che chiede aiuto..”, così scrive il drammaturgo Fabio Pisano, che recentemente ha ricevuto il premio dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il premio Gerardo D’Andrea dal Positano Teatro Festival, nella sua introduzione al testo La Macchia nel suo libro Prossimità, pubblicato da Editoria & Spettacolo.

La connotazione del dialogo assume immediatamente un carattere di incomprensione e di asprezza, di chiusura verso il diverso, in totale (dis)ascolto, in cui i due proprietari si rifiutano di andare a controllare i tubi del loro bagno anzi, sembrano finanche infastiditi. Fin quando l’uomo, in divisa per il lavoro, tratta il giovane come fossero alla frontiera e lui, in preda al panico, prova persino a pagarlo per poter entrare nel loro bagno, per poter evitare un danno.

Al tentativo di corruzione, l’uomo minaccia il giovane col manganello, al punto che il ragazzo per la paura…. Si ricrea una macchia nota ai due otto anni prima, alla frontiera.

Nello stesso momento, dal bagno proviene dell’acqua: la casa si sta allagando; l’uomo infatti, al primo tentativo, è entrato nel suo bagno e ha aperto tutti i rubinetti..

Gli interpreti

Non sveliamo il ritmo incalzante della storia – favorito anche da un’accurata e convincente interpretazione di Michelangelo Dalisi, Emanuele Valenti, Francesca Borriero – che provoca tensione, rabbia e pone serie questioni su come la propaganda demagogica dei governi sovranisti generi nella popolazione quella insidiosa paura verso chi arriva ai nostri confini, alla nostra e noi siamo affatto accoglienti e disponibili all’ascolto. Gli interpreti sono

Vi sentirete un pugno nello stomaco e forse dopo lo spettacolo molti spettatori potranno cambiare il proprio sguardo verso il “diverso”, l’altro, lo straniero.