Pinguini Tattici Nucleari, cacchio che pop band

Fake News, è il loro nuovo album, tutto di ottimo livello, con un pop che potrebbe essere quello di un Max Pezzali 2.0 e con la capacità di parlare a generazioni e classi sociali differenti

SANREMO, ITALY - FEBRUARY 06: The band Pinguini Tattici Nucleari attends the third evening of the 70th Sanremo Music Festival on February 06, 2020 in Sanremo, Italy.


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Cacchio. Ho sempre pensato che I Pinguini Tattici Nucleari, per sempre intendo quando, qualche anno fa, ho cominciato a sentir parlare di loro, prima, e a sentire le loro canzoni, più o meno volontariamente, ho sempre pensato che I Pinguini Tattici Nucleari fossero quel tipo di ragazzi che invece di dire cazzo dicono cacchio, o magari porca miseria invece di porca puttana. L’ho pensato perché le loro canzoni, pop, a tratti anche squisitamente pop, trasudavano e ancora trasudano bontà (il giorno mai che dovessi usare il termine buonismo, e non per schernire e schifare chi usa il termine buonismo, ve lo dico, siete autorizzati a farmi un gavettone di piscio caldo, tanto per specificare che io, personalmente, non sono uno che dice cacchio). Averli descritti, non ricordo neanche più dove né in che occasione, una band uscita dall’oratorio, e aver poi appreso che in effetti è all’oratorio che I sei ragazzi in questione si sono conosciuti non ha fatto che radicare in me questa idea, che ancora adesso, confesso, fatico a supere.

Il fatto è che I Pinguini Tattici Nucleari, band di Bergamasco che negli ultimi due anni ha infilato una serie importante di hit, fatto un tour trionfale durante la primavera/estate, tour figlio della loro partecipazione altrettanto trionfale a Sanremo 2020 poi bloccato ai pali di partenza dalla pandemia, e lanciato le prevendite di un prossimo tour negli stadi che ha dell’incredibile, prima l’annuncio di un San Siro, poi di un Olimpico, poi di dieci date negli stadi, due a Milani e due a Roma, roba da quattrocentocinquantamila biglietti circa, di cui oltre trecentomila e rotti brucati in poche ore, il fatto è che I Pinguini Tattici Nucleari sono senza ombra di dubbio la realtà pop di maggior successo accaduta alla moribonda discografia italiana negli ultimi anni, potrei azzardare ultimi dieci anni, ma dovrei tirare in ballo un’altra band, che presumibilmente occupava quella casella prima di loro, ora finita un po’ in rovina, e non vorrei mai passare per uno che gliela tira. E non voglio passarci perché, lo dico a lettere scritte in grassetto, maiuscole, sono molto felice che I Pinguini Tattici Nucleari siano al momento una realtà di successo, e sono felice che vadano a fare un tour negli stadi, loro che sono tra I pochi a aver cantato il dramma dell’isolamento durante la pandemia nel brano Hikokomori, contenuto nel nuovo album Fake News, pensa te che storia portare chi ha vissuto isolato durante I lock down a un evento di massa, musica negli stadi. E sono felice perché Riccardo Zanotti e soci, e so che citare solo il cantante è un po’ praticare del bullismo verso di ragazzi che per tutta la conferenza stampa del lancio del disco hanno specificato in tutte le lingue del mondo che sono una band, una piccola comunità, ma sono pigro e nato nel Novecento, mi sono abituato all’idea che anche chi fa parte di una band affidi la propria voce e immagine a un singolo, il frontman, appunto, non me ne vogliamo, sono quindi felice perchè Riccardo Zanotti e soci stanno percorrendo, certo a larghe falcate, una carriera che non salta I passaggi fondamentali, partiti dalle autoproduzioni, cresciuti nei piccoli live, passando poi ai medi live, al successo di nicchia che si è trasformato in successo globale, in questo certo anche Sanremo, un classico, ha aiutato, per poi sfondare dal vivo con numeri pazzeschi, oltre duecentocinquantamila d’estate, gli stadi l’anno prossimo. Il tutto crescendo anche nella scrittura, sempre giocata su un pop che è pop e pretende di essere pop, leggero ma pensante, ironico, anche, mai pesante, nel senso di autoreferenziale. Hanno provato a dirci che lo erano, autoreferenziali, perché le canzoni, come le fake news evocate nel titolo dell’album, sono magari storie sentite da qualcuno, fatte proprie e col tempo sentite come vere, ma è sin troppo chiaro che I ragazzi, in questo sì tutti quanti, sanno perfettamente giostrare tra I generi, e sanno quando la loro voce, quella di Riccardo nello specifico, può dirsi e farsi autobiografica, quando è lì a incarnare la voce narrante, quando usa la tecnica del memoir o quella dell’autofiction, pop un cazzo, o meglio, un cacchio. Con tutta la loro poetica e il loro immaginario a nostra disposizione, il non essere cool secondo I canoni vigenti, il farsi cantori dell’amore, ma con pudore, come se cantare l’amore fosse cosa di cui vergognarsi, il provare a far vedere che, coi loro ventotto anni, sono cresciuti, ma come direbbero loro, non sono diventati marci. Fatto, questo, che sentito in apertura di conferenza mi ha incuriosito, al punto da farmi porre loro una domanda a riguardo. Perché, come ho appunto premesso, siccome da cinquantratreenne mi rincuora sentire giovani che non vogliano far finta di essere adolescenti, a questo pensano già buona parte dei miei coetanei, lì a cantare canzoncine leggerissime come avessero quindici anni, con testi che usano poche parole da quindicenni, e suonini scialbi, da quindicenni. Mi rincuora, per dire, ascoltare proprio Hikikomori, Dio santo, lo dico da ex catechista, attenzione, come evocazione, non come imprecazione, lo dico nel caso mi leggessero loro usciti da un oratorio, mi rincuore ascoltare proprio Hikikomori, Dio santo, una canzone che affronta la pandemia in un panorama che sembra averla voluta negare a furia di canzonacce su cocktail o luoghi esotici, Salento e reggaeton, come mi rasserena sapere che ci sono giovani che provano a mettersi nella testa di chi affronta un dramma come quello dell’alzheimer, Ricordi è una perla rara nella nostra discografia attuale, una hit, certo, che però ci lascia tempo di pensare, facendo propria la lezione sulla leggerezza di Calvino, direi se fossi uno cui Calvino non è sempre stato pesantemente sul cazzo (dire cacchio, in questo caso, non è possibile). Perché dire che la maturità porta a marcire? Domanda cui ho anche fatto seguire un’altra, anticipata dalla mia volontà di incrinare quel velo di bontà che per tutta la conferenza ha accompagnato domande e risposte, del resto sono il cattivo di turno, lo so e non faccio finta di non saperlo, non è che la Fake News citata nel titolo, è in realtà quella che voleva questa estate proprio Riccardo lasciare la band per andare a fare una carriera solista, notizia falsa, siamo qui a parlare del loro nuovo disco, appena uscito, ma cui sembra I sei ragazzi abbiano voluto rispondere subliminalmente per tutta la conferenza continuando a reiterare il loro essere una band. La risposta, anzi, le risposte di Riccardo, scusate, questo giochino sta venendo a noia anche a me, ma devo portare avanti il mio ruolo, e I suoi colleghi sono state precise, come tutte le altre. Forse un po’ più vivide, qui sto giocando io la parte del critico che sa fare le domande, anche se questa era la seconda conferenza stampa cui ho preso parte negli ultimi quattro anni, circa, di domande ne faccio poche e solo a chi penso abbia in effetti qualcosa da dire. Esiste un punto massimo, quello che nelle carriere all’interno delle multinazionali porta al massimo grado raggiungibile, nella struttura aziendale, olre impossibile andare, per mancanza di competenze adeguate. Questo punto, per chi fa musica, può essere il momento in cui finisce l’ispirazione, quello in cui inizia il declino. Quello è il marcire, inteso come un frutto che dopo essere diventato maturo, buono da mangiare, poi si rovina, marcisce, appunto. Sapere che prima o poi quel giorno arriverà o potrebbe arrivare è una continua spinta a provare a fare meglio, e sempre e comunque a cercare di fare bene. Ottima risposta. Quanto alla Fake News, certo che è stata centrale per la scelta del titolo dell’album, anche se già era stato scelto. E ovvio che faccia male a una band la falsa notizia che il frontman sta per andarsene, notizia per altro falsa, perché rischia di compromettere equilibri e dinamiche, benvenuti in questo mondo.

Fake News, l’album, è tutto di ottimo livello. Un pop che potrebbe essere quello di un Max Pezzali 2.0, non fosse che Max Pezzali c’è, e che I Pinguini Tattici Nucleari, hanno la stessa capacità di parlare a generazioni e classi sociali differenti, certo, con una attenzione particolare a chi non si riconosce nelle dinamiche di strada della trap o del drill, ovvio, e la potenza del tutti per uno uno per tutti lì a fare da benzina nel motore, più che da collante, suoni moderni ma non destinati a passare di moda dopodomani, testi sempre curati nei minimi dettagli, con giochi di parole, I riferimenti giusti all’oggi ma anche a un universalità che non dovrebbe avere la data di scadenza sulla schiena, il giusto grado di giovinezza e maturità, oltre un sano talento per scrivere brani orecchiabili, radiofonici, buoni da cantare anche allo stadio, immagino. Certo, mi piacerebbe, ma perché sono una brutta persona, che prima o poi arrivasse anche un po’ di sana cattiveria, di politicamente scorretto, la bestemmia del cardinale cui Fantozzi taglia un dito durante il varo della nave. Ma per questo ci sarà tempo, per ora van bene così, I Pinguini Tattici Nucleari, una pop band che in quanto tale fa pop e lo fa da band, e che cacchio.

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