Intervista con Tiziano Ferro: “Il Mondo è Nostro perché vorrei che ognuno disegnasse il mondo come lo vuole”

Con Tiziano Ferro abbiamo parlato dell'importanza di abbracciare la crisi, di bilanci e gratitudine. Il Mondo è Nostro (davvero), perché ognuno può - e deve - disegnare il mondo che vuole

tiziano ferro cover il mondo è nostro

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OM intervista Tiziano Ferro in occasione dell’uscita del nuovo album, Il Mondo è Nostro, che debutta la primo posto nella classifica Fimi. Un ritorno alla scrittura in solitaria, in cameretta, che ci riporta a quei testi profondi e veritieri di cui a volte abbiamo sentito la mancanza. Un album dalle sonorità diverse, che sembra voler ripercorrere tutta la sua carriera – da Rosso Relativo alle influenze swing, passando per le ballad.

Un titolo provocatorio, che è un monito a se stesso e a tutti coloro che vorranno ascoltarlo. Un progetto frutto degli ultimi anni della sua vita, che ne raccoglie le molteplici sfumature: c’è Tiziano Ferro neo papà di due bimbi, c’è la pandemia di Covid-19, c’è gratitudine. C’è Tiziano Ferro (finalmente) in pace con se stesso e con il resto del mondo. C’è un uomo di 42 anni che ha trovato davvero la serenità e la felicità che ha sempre cercato. C’è la consapevolezza che porta a rispondere agli haters a suon di 3 date a San Siro, c’è la separazione dalla depressione. C’è la verità, nient’altro che la verità.

Ph: Walid Azami

TANTE SFACCETTATURE DIVERSE E TANTO AMORE NE IL MONDO È NOSTRO. CONSAPEVOLEZZA, REAZIONI LIBERATORIE – COME NE IL PARADISO DEI BUGIARDI – DIVERSE COLLABORAZIONI IMPORTANTI E UN UNICO DENOMINATORE: LA VERITA’

È una maniera di vivere la vita, in generale, che non riesco a cambiare e mi va bene così. Anche quando ero bambino non ero molto bravo a dire le bugie e ho come l’impressione che mentre ci provo – ora è un po’ che non le dico – la persona di fronte a me mi legge dentro. Quindi ho scoperto che dire la verità è più facile anche se può sembrare il contrario. A volte mi dicono: “Che coraggio che hai”. No, per me ci vuole più coraggio ad inventare una versione dei fatti coerente, che non sia quella vera. Poi quando dici la verità ti esponi alla possibilità di essere amato o odiato perlomeno per motivi che sai sostenere. Quindi credo proprio sia nel mio DNA quello di sentirmi più comodo a dire quello che è, piuttosto che il contrario. Oppure ometto, ma non mento mai. Però ometto ogni tanto (ride, ndr). Non dichiaro nulla che non sappia sostenere e che non penso davvero.

LA VERITA’, ANCHE QUANDO LA VERITA’ NON È COSì BELLA

La vita è fatta di cose belle e di cose meno belle, l’ho capito da subito che sarebbe stato più utile abbracciare le fragilità. Innanzitutto perché sono sempre diventate il mio spunto per progredire e poi perché in realtà sono le persone che me l’hanno detto. Più mi sono lasciato conoscere, più le persone mi hanno dato fiducia. Se già partivo con quella volontà, è come se dall’altra parte automaticamente le persone mi dicessero: “Vai, vai, questa è la strada”. E quindi mi sento da una parte in dovere morale a far questo, dall’altra – devo dire la verità – mi sentirei veramente noioso, tedioso, se non lo facessi. Ho sempre utilizzato le cose esteticamente poco pop nella musica perché il modo in cui ci si riconosce.

Passiamo una vita intera a tentare di essere ricordati per qualcosa e invece poi le cose che ci rendono unici, che sono i nostri difetti, li nascondiamo. Io invece questa paura non l’ho mai avuta però ammetto che più l’ho fatto e più ho visto che le persone mi dicevano “Vai, giusto, vai avanti così”. Per cui è un po’ un corso di colpa (ride, ndr).

Ph: Walid Azami

A PROPOSITO DI “ABBRACCIARE LE FRAGILITA'”. PARLI SPESSO DELL’IMPORTANZA DI ABBRACCIARE LA CRISI PER TRASFORMARLA IN QUALCOSA DI POSITIVO. COME SI FA? QUALI SONO I PASSI CHE PORTANO TE AD ABBRACCIARLA?

Hai proprio usato la parola giusta: passi. È il concetto principale intorno al quale girano i 12 passi degli alcolisti anonimi. La prima cosa è l’accettazione della realtà. Pensa alla preghiera della serenità: Concedimi la serenità di accettare quello che non posso cambiare, il coraggio di cambiare ciò che posso e poi anche la saggezza di scindere tra posso cambiarlo/non posso cambiarlo. La serenità deriva da queste semplici cose. Ovviamente dai il meglio di te, prova a cambiare il cambiabile, no? Pensa anche alle cose più banali, come un esame all’università. Tu studi come una matta, vai e sei preparata ma il professore quel giorno ha la testa che gli gira in un certo modo, ti fa una domanda e magari te la pone male, hai anche ragione tu ma proprio perché quel giorno lui è così tu non prendi 30. L’umore del professore non lo puoi cambiare. Quindi la verità è che quando tu abbracci la realtà per come ti si presenta fai un atto di fede che funziona sempre perché è vero che lì per lì non capisci cosa succederà dopo ma è sempre un effetto domino che ti porterà ad un progresso.

Io vorrei dirti che ogni volta che mi succede qualcosa di brutto sto lì e mi dico: “Ah, cosa imparerò da questo?”. Non è vero, non ci riesco lì per lì. Però ci provo. E inevitabilmente quando lo fai ti rendi conto che quella diventa, sicuramente, una lezione per il miglioramento. Quindi l’abbraccio è un po’ uno scontro, non lo fai volontariamente. Semplicemente bisogna abbandonarsi al fatto che certe cose fanno parte di un qualcosa che non puoi modificare. E guarda: è liberatorio.

IN QUESTO ALBUM C’È UN PASSAGGIO DI TESTIMONE IMPORTANTE

Qual è il passaggio di testimone? Ah sìsìsìsìsì scusa scusa (ride, ndr).

LA PRIMA FESTA DEL PAPA’ NON PARLA SOLO DEL TUO ESSERE DIVENTATO PADRE MA ANCHE DI GRATITUDINE

La festa del papà era un contesto, che ha scatenato una sorta di risveglio emotivo perché un padre che ti fa gli auguri per la festa del papà è una bomba atomica. Quel senso di inadeguatezza che vivevo nonostante i bimbi fossero già nella mia vita mi ha fatto riflettere, perché non avevo ancora condonato, perdonato, abbracciato una versione di me che vedevo impossibile. Non è una canzone che parla di paternità in quanto tale, è una canzone che tutti possono sentire propria, è una canzone dedicata a chi crede nei propri sogni e a chi non ci crede più e invece poi invece… MIRACOLI, io uso spesso questa parola. I miracoli esistono perché comunque io non lo mettevo neanche in conto ed è successo.

TU A CHI SEI PIU’ GRATO?

Sicuramente provo gratitudine verso i miei genitori. Vengo da una famiglia molto semplice ma che ha fatto una cosa, che io ritengo essere uno dei gesti d’amore più importanti verso un figlio: insegnarmi la disciplina. Non so che persona sono oggi ma di certo sono una persona educata, che rispetta gli altri e che ha un grande senso di appartenenza nei confronti del mondo, non mi sento al centro dell’universo (ride, ndr) e questo lo devo ai miei genitori senza dubbio.

GRATITUDINE, MA ANCHE ALTRI TEMI MOLTO SIGNIFICATIVI IN QUESTO DISCO

Sì, i temi risuonano forti perché sono temi soprattutto per l’Italia abbastanza controversi, ma in realtà ho fatto quello che ho sempre fatto. Poi è chiaro che una cosa è parlare di un amore che inizia, di una trasformazione, di bilanci personali, e una cosa è parlare di paternità soprattutto nella società nella quale viviamo. Quello forse rende più roboante il messaggio del disco, però in realtà non trovo che sia “più speciale” rispetto agli altri perché io ho fatto esattamente quello che faccio sempre, cioè delle polaroid molto crude – che a volte escono un po’ più a fuoco e a volte un po’ meno – della realtà che mi circonda.

Come quando mi dicono su alcune canzoni: “Questa è proprio una canzone alla Tiziano Ferro”, le ballad. E io dico: “Beh no”. Perché se vai a guardare il mio repertorio, ho iniziato con Xdono, L’Olimpiade, Rosso Relativo, poi Stop Dimentica, La Differenza Tra Me E Te, Indietro, Lo Stadio, ho fatto tante cose opposte, ma la gente ha bisogno di quelle canzoni, delle canzoni più malinconiche, perché ha bisogno di appropriarsi di un messaggio che probabilmente nella vita quotidiana non è in grado di veicolare le parole. Per cui è un po’ la stessa cosa: credo che questo disco sembri più rumoroso perché affronta dei temi che lo sono nel momento in cui li sto affrontando.

PH: Walid Azami / Uff stampa

HAI DETTO “BILANCI”. DOPO 20 ANNI DI CARRIERA, HAI FATTO BILANCI?

Sono uno che vuole avere il polso della situazione quindi ho sempre fatto bilanci. Il bilancio si fa sempre ma bisogna essere consapevoli che si tratta di un bilancio mutevole, muterà anche tra 5 minuti. Il bello dei bilanci è che ogni tanto ammetti anche di aver fatto male qualcosa, quello che dicevamo prima. Lo abbracci e dici: “Va bene, allora la prossima volta lo faccio meglio”. Il bilancio è sempre in corso.

QUAL È LA COSA CHE VORRESTI FARE MEGLIO?

In questo momento mi piacerebbe essere un buon educatore. La fregatura è che, come mi dicono tutti i miei amici, gli errori arriveranno dagli angoli più imprevisti e chiaramente io ho paura – adesso mi viene da ridere, ora ti dico perché – perché penso alle mie ferite e ho paura dei disturbi alimentari, delle dipendenze (ride, ndr). Però magari queste cose non accadranno e accadrà la cosa che meno attendo. E allora, come prima, abbraccerò le cose che non posso cambiare e farò il meglio che posso.

Rido perché la bimba ogni tanto si infila in una sorta di dispensa, dove sa benissimo che non può andare, e ogni volta che la becco lei esce fuori sempre con la stessa cosa in mano, con una bottiglietta di vino, che poi per beccarla quella bottiglietta… è in un angolo e lei va lì orgogliosa ed esce sempre con quella. Ma io, giuro, ci sono lattine, succhi di frutta, esce sempre con quella bottiglietta. Eccola là, è già arrivata (ride, ndr). In questo momento, ti dico la verità, sento sempre di poter migliorare.

LATO CARRIERA, C’È QUALCOSA CHE TI PIACEREBBE ANCORA REALIZZARE? HAI FATTO DI TUTTO

No, no, infatti. Mi sento di aver avuto molto di più di quello che avrei voluto, per questo non ho assolutamente dubbi. Mettiamola così: di certo non vorrei di più perché di più non saprei gestirlo. Penso ad alcuni amici, e l’esempio più grande è Laura (Pausini, ndr). Quando vedo i suoi calendari e quello che fa, le dico sempre che mi ricovererebbero d’urgenza. Già quando l’ho fatto a 20 anni/30 anni, non è andata benissimo a livello di salute. Non chiedo di più. Se avessi meno lo accetterei. Questo è anche legato al motivo per cui ho voluto che fosse possibile chiedere il rimborso dei biglietti per il tour annullato. Volevo capire dove fossi nella testa, nel cuore delle persone. Se fossero stati rimborsati tutti i biglietti, lo avrei accettato. E avrei dovuto ricostruire.

IL MONDO È DAVVERO NOSTRO?

Il titolo del disco è una provocazione, un invito, un’esortazione. Poi a me piace moltissimo quella cosa che accade sempre, quando il disco esce: le canzoni non sono più tue e la tua interpretazione per assurdo può diventare più efficace della mia. E mi è successo. Mi è successo anche ne La Vita Splendida. L’ho fatta ascoltare ad una mia amica prima che uscisse e lei mi disse che trovava estremamente potente la frase: “A pensarci mi vengono i brividi ma io la voglio cantare”. E io dicevo: “Pensa che quella frase era una di quelle con le quali facevo fatica a connettermi perché provare i brividi, un’emozione, è insito nella canzone”. E lei mi ha detto: “No ma io pensavo ai brividi di terrore cioè mi vengono i brividi a pensare che c’è tanto di inaspettato ma io lo voglio cantare”. L’ho realizzato e ho detto: “Caz*o, fortissima questa interpretazione”. Me ne sono appropriato ed è diventato uno dei momenti più potenti per me quando la canto e me lo ha suggerito qualcun altro.

Ho scelto questo titolo perché vorrei che ognuno disegnasse il mondo come lo vuole. Cos’è il mondo? Può essere anche casa tua.