Le Strategie Oblique per affrontare la complessità del mondo

Brian Eno non ha mica consultato le sue Strategie Oblique per ideare le Strategie Oblique, le ha semplicemente pensate


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Onora l’errore come un’intuizione nascosta.

Partiamo da un porto sicuro. Volendo anche da un porto un po’ da cartolina, banale. Sempre che si possa definire banale qualcosa solo perché, in un mazzo di carte che è quanto di più originale vi possa venire in mente, la carta pescata è quella più nota, forse la sola nota fuori da quel contesto.

La faccenda del mazzo di carte, sia messo agli atti, non è una metafora, a sua volta trita e usurata, ma è un dettaglio pragmatico, preciso e specifico, il dettaglio coerente. Sono infatti partito proprio da una frase enigmatica, ma non quanto le altre altre frasi enigmatiche che avrei potuto citare, appuntata in una carta del celebre mazzo chiamato Strategie oblique, idea del musicista e produttore Brian Eno e dell’artista Peter Schmidt, carte di 7×9 cm, nere su un lato e bianche sull’altro, contenute in una scatola nera, e su cui sono scritte frasi e aforismi atti a dar vita a pensieri laterali in grado di rompere blocchi creativi, titolo originale dell’opera era Oblique strategies, Over One Hundred Worthwhile Dilemmas.

Un mazzo di carte reale, singolare, certo, ma reale, tangibile, non una metafora.

Sembra che l’idea delle carte fosse inizialmente di Schmidt, che aveva raccolto in una scatola alcune sue opere, anche in versione appena accennata, bozzetti, per farne una edizione limitata da mettere in vendita.

Pensieri oltre i pensieri, questo il nome del progetto che vedeva cinquantacinque frasi sovraimpresse alle sue stampe artistiche. Cento esemplari di quel primo mazzo, uno dei quali entrò anche in possesso lo stesso Eno che, anni dopo, nel 1974, cominciò a lavorare a una idea simile, le Strategie oblique, appunto, una sorta di iChing da consultare nel caso ci si trovasse di fronte a un ipotetico impasse, o, meglio ancora, qualcosa da tenere in conto già a partire dal momento in cui si decide di creare qualcosa. Niente di così strano, considerando il genio inclassificabile di Eno, che in effetti applicherà le carte mentre si troverà a lavorare in studio, tra gli altri, con David Bowie, durante la famosa trilogia berlinese, o con i Talking Heads.

Le carte, vendute inizialmente in quella che doveva essere un’edizione unica di cinquecento esemplari, ebbero un grande successo, anche grazie all’essere finite nella trama del cult di Richard Linklater Slacker, docufilm del 1991 eletto in qualche modo a manifesto di quella che proprio nel medesimo anno Douglas Coupland fermava su carta come la Generazione X, mica per caso anche l’autore canadese attivo sia sul fronte letterario che su quello artistico.

Tornando però alle Strategie oblique, ricordiamo che Brian Eno poi si troverà a legare il suo nome a doppio filo sia con la stagione della No Wave newyorchese (suo il progetto No New York) che con quelle icone del rock globalizzato che rispondono al nome degli U2, il loro sodalizio darà vita ai passaggi più significativi della band, da Unforgettable fire a Zooropa, praticamente una intera panoramica nelle possibilità di variazioni sul tema, ma del resto da uno che negli anni ha lavorato a Q: Are We Not Men? We Are Devo dei Devo e Viva la vida or Death and All His Frieds dei Coldplay cosa ci si dovrebbe mai aspettare?, per non dire della paternità riconosciuta, seppur condivisa con artisti anche a lui precedenti sull’ambient music e tutta una serie di altre trovate, non ultima la musichetta di accesso a Windows, tornando quindi e però alle Strategie oblique, quella che poteva essere un’operazione naif, una edizione bruciata in uno zot, poi un’altra, poi un’altra ancora, si è dimostrata trovata geniale, al punto che dopo la mortre di Schmidt, nel 1980, le prime tre tirature diventeranno ricercatissime, e le successive saranno per loro natura diverse, di colore e di contenuto, ancora oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, ciclicamente sotto i riflettori (l’ultima volta è stata per una app che ne riprende le istanze, seppur virtualmente).

Intendiamoci, non che Brian Eno abbia bisogno di uno come me che se ne stia qui a cantarne le lodi, direi che la sua carriera parla a sufficienza da sola, e lui partiva già bene all’esordio, al fianco di Brian Ferry e Phil Manzanera nei Roxy Music, mica scherzi, ma questa faccenda dell’appaltare a fattori in apparenza esterni una qualche decisione centrale per quel che riguarda la creatività, un po’ come accadeva con il cut-up di Brion Gysin (non a caso anche dietro l’invenzione di quella stramberia che risponde al nome della DreamMachine) e William S. Burroughs, mi affascina, perché contempla a priori che l’opera d’arte sia destinata a una fruizione impegnativa, almeno come pretesa intellettuale, poi uno la può pure approcciare mentre sta seduto sulla tazza del cesso a cagare, e di questi tempi il rifuggire la distrazione e anche la semplificazione mi sembra quantomeno doveroso.

Del resto è proprio una visione del mondo complessa, contrapposta a una visione, anche solo chiamarla visione è eccessivo, del mondo semplificata alla base del ragionamento che vorrei provare a fare sulle Strategie Oblique e l’oggi, intendendo con oggi proprio l’odiernità, questo oggi qui fatto di guerre e catastrofi ambientali, crisi economiche e pandemie, un oggi non propriamente bellissimo.

Perché mi sembra evidente, anche solo guardando a volo d’angelo i meri fatti di cronaca, non parlo della cronaca spiccia che finisce nelle locandine dei quotidiani locali pronte a diventare meme, parlo di quel che accade nella scena politica, come a livello internazionale, condito dai macroargomenti quali i già citati cambiamenti climatici, la guerra, le pandemie, che oggi ci sia un reale problema con la complessità, tutto riportato in maniera quasi violenta a un doversi schierare pro o contro qualsiasi cosa, in una polarizzazione che fatico a rivedere anche nelle epoche che solitamente vengono tirate per la giacchetta a esempio, su tutte l’epoca dei Guelfi e dei Ghibellini. Come se di colpo le sfumature fossero state messe al bando, o, peggio, come se in questa polarizzazione Bianco e Nero non fosse più contemplata l’ipotesi di volgere lo sguardo altrove, su un Fucsia o un Celestrino Pastello, per non dire degli arcobaleni cagati dagli unicorni, incredibilmente a loro volta attuali, occupandosi d’altro che non sia il mainstream, non sto solamente parlando di musica, intendiamoci, ogni giorno è mainstream ciò che diventa trend topic, la notizia da prima pagina che domani verrà presto dimenticata.

Senza con questo pensare, figuriamoci, che le opere debbano rivolgersi all’infinito disdegnando l’immediato, è lo strabismo capace di tenere insieme il tutto che a volte produce le opere migliori, ritengo fermamente che il lasciarsi andare a una visione, talmente visionaria che possa magari muovere i propri passi a partire dal consultare un mazzo di carte, una app, o un caleidoscopio con dentro una lampadina.

Di fatto, però, sapere che da qualche parte, al momento non in commercio, ma sappiamo che è questione di mesi, tornano sempre fuori, da qualche parte ci sono queste carte capaci di aiutarci a risolvere i dilemmi, in realtà ponendocene di nuovi, aprendo ferite, accendendo dubbi, beh, mi rassicura. Come mi rassicura sapere che a volte uno le Strategie Oblique ce le ha insite in sé, chiamale ispirazione, intuizioni, anche ragionamenti.

Per dire, Brian Eno, uno che ha intuito di volta in volta mondi sonori che poi sarebbero stati sviluppati e codificati a partire proprio dalle sue intuizioni, pensate ai lavori fatti con David Byrne, con Harold Budd, con Robert Fripp, oltre a quelli con Bowie, U2, ai tanti lavori di sonorizzazione nel mondo della ambient, non ha mica consultato le sue Strategie Oblique per ideare le Strategie Oblique, le ha semplicemente pensate, dove l’avverbio in questione è usato del tutto fuori contesto, perché di semplice in quel pensiero credo non ci sia proprio niente. Ha inseguito una sua visione, l’ha realizzata e ce l’ha regalata, come sempre fanno gli artisti, non concentratevi troppo sul fatto che le carte in questione siano state di volta in volta vendute, ce le ha proprio regalate.

A noi, ora, provare a usarle per confrontarci con la complessità del mondo e della vita nel mondo.

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