In una periferia romana degli anni Settanta, L’Immensità a Venezia79 racconta una tenera storia sull’identità di genere attraverso gli occhi di una ragazzina. Adriana (bravissima Luana Giuliani) ha 12 anni ed è in quell’età critica tra l’infanzia e l’adolescenza. Sa di essere nata sbagliata, perché si sente un ragazzo nel corpo di una ragazza. “Dentro una cosa ce n’è sempre un’altra” è la frase che spiega meglio la crisi d’identità vissuta dalla giovane.
A supportarla c’è la mamma Clara (una sempre in forma Penélope Cruz), intrappolata in un matrimonio infelice, che vede nei figli l’unico motivo per andare avanti e resistere tra le mura domestiche. Clara e Adriana si capiscono perché condividono una fantasia irrefrenabile, ed entrambe si sentono ancora un po’ bambine; questo legame a volte è una lama a doppio taglio, che rischia di minare ancora di più il nido famigliare. Clara e Felice, infatti, non si amano più, ma sono rimasti insieme per il bene dei figli. Adriana, però, è spesso oggetto delle loro discussioni: la ragazzina è confusa sulla sua persona e non riesce a identificarsi, e ciò provoca rabbia in Felice che non riesce a capire sua figlia, al contrario di Clara, che la supporta. Poi, arriva l’amore, e come per magia, le cose sembrano diventare più semplici per lei…
Il regista Emanuele Crialese porta in scena un film coraggioso in cui racconta l’identità di genere attraverso gli occhi di una ragazzina. E’ un’esplorazione nel mondo dei bambini in un periodo storico, quello degli anni Settanta, diviso tra l’espansione economica e l’irruzione dei programmi televisivi. Ed è tra le musiche di Adriano Celentano e Raffaella Carrà che Clara e Adriana si perdono e si chiudono nel loro mondo (la scena di Penélope Cruz che canta e balla “Rumore” in cucina è già una scena cult).
L’Immensità è anche un film sulla memoria perduta, che riflette sui contatti umani che ormai abbiamo dimenticato a causa della tecnologia che ci ha allontanati e costretti a comunicare attraverso uno schermo. E vedere un gruppo di bambini giocare insieme e divertirsi con le marachelle più banali fa riflettere su quanto abbiamo davvero perduto.