Edizione numero dodici per “Venezia a Napoli. Il Cinema esteso”, la rassegna ideata dalla produttrice Antonella Di Nocera insieme alla sua Parallelo 41 Produzioni, realizzata in collaborazione con la Biennale di Venezia, che porta nella città partenopea il meglio del cinema d’autore passato nella selezione ufficiale e nelle sezioni parallele dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
I numeri di quest’anno sono ancora più importanti: in 6 giorni, dal 25 al 30 ottobre, il programma prevede quasi 40 titoli tra lungometraggi e corti, 40 ospiti e ben 10 anteprime nazionali. A partire dalla proiezione in esclusiva, venerdì 28, del Leone d’Oro di Venezia 79, il documentario All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras (premio Oscar nel 2015 con il documentario Citizenfour), un film che ripercorre la figura di Nan Goldin, fotografa di culto che dopo aver ritratto il lato oscuro dell’altra America ha negli ultimi anni ingaggiato da attivista una lunga battaglia civile contro il gigante farmaceutico produttore dell’ossicodone, un medicinale che crea gravi forme di dipendenza.
Il sottotitolo di Venezia a Napoli, e cioè “il cinema esteso”, spiega bene la filosofia della manifestazione, che tende a superare la canonica dicotomia tra centro e periferia, teorizzando un’idea di cinema diffuso, che diventa realtà grazie al coinvolgimento di sale non solo napoletane, toccando la periferia di Ponticelli e poi Aversa, Casalnuovo, Capua e Avellino, per costruire un racconto polifonico e multifocale del cinema contemporaneo.
Ed è importante, come ricorda durante la conferenza stampa di Venezia a Napoli Antonella Di Nocera, l’enfasi sulla parola “cinema”. Intesa non solo in quanto linguaggio, ma anche come luogo fisico in cui si consuma l’esperienza peculiare e irripetibile della proiezione su grande schermo, che nella rassegna si arricchisce della possibilità di incontrare e dialogare con registi affermati e nuovi autori.
Rimandando per la totalità del programma al sito di Venezia a Napoli, individuiamo alcuni dei titoli più intriganti di un festival che compie una precisa scelta autoriale, non limitandosi a riproporre i film del concorso principale della Mostra del Cinema, ma pescando tra le opere delle rassegne collaterali, Giornate degli Autori e Settimana della Critica, nelle cui pieghe si annidano le voci più attente alla sperimentazione e alla ricerca.
Ne è un esempio, martedì 25, il film di apertura di Venezia a Napoli 2022, Anhell69, lungometraggio d’esordio del giovane regista colombiano Theo Montoya, intimo e toccante, che fonde memoria personale e collettiva nel racconto sofferto di una generazione difficile ritratta in una realtà conservatrice come la città di Medellín. Sempre martedì l’atteso Gli Ultimi Giorni dell’Umanità, un lavoro attraverso gli archivi personali di Enrico Ghezzi, firmato a quattro mani con Alessandro Gagliardo, che è insieme summa e omaggio all’idea di cinema del suo autore, geniale figura che con trasmissioni come Fuori Orario a Blob ha segnato l’immaginario cinefilo e televisivo, insegnando a più di una generazione, come sottolinea Di Nocera, “a guardare e frammentare le visioni”.
Mercoledì 26 è la volta di Bentu di Salvatore Mereu: l’appartato e rigoroso cineasta sardo costruisce la storia toccante di due contadini che si affidano al passaggio del vento per il loro raccolto, per un film che veicola un’idea di cinema scabra ed essenziale. In serata la proiezione evento dell’ultima opera, a distanza di 27 anni dalla precedente, del grande regista armeno Artavazd Pelechian, The Nature, anche questa un’esclusiva dopo Venezia.
Giovedì c’è l’omaggio a Jean-Luc Godard, il maestro della nouvelle vague francese recentemente scomparso, con la proiezione di Godard Seul le Cinéma di Cyril Leuthy, documentario che cerca di accedere all’enigma insieme dell’uomo e del cineasta che della settima arte è stato uno dei massimi, inesausti sperimentatori. E sempre giovedì ci sono, alla presenza delle autrici, Blue Jean di Georgia Oakley e Ordinary Failures di Cristina Groşan, due dei tre titoli – l’altro è Dogborn di Isabella Carbonell, in programma domenica – che hanno vinto la II edizione del premio “Autrici Under 40 Valentina Pedicini”, istituito da Parallelo 41 Produzioni e destinato ai giovani talenti al femminile, riconoscimento dedicato alla memoria della regista prematuramente scomparsa Valentina Pedicini.
Venerdì 28, accanto al già citato Leone d’Oro di Laura Poitras, sarà la volta di Marcia su Roma di Mark Cousins, regista e scrittore irlandese-scozzese celebre per alcuni fluviali documentari sul cinema come The Story of Film: An Odyssey e Women Make Film, che stavolta, gettando uno sguardo che riannoda passato e presente, racconta nel centenario della marcia su Roma un momento essenziale della storia del fascismo e dell’Italia.
Sabato 29 è il giorno di Un Couple, film del concorso di Venezia 79 firmato dal novantaduenne Frederick Wiseman, forse il massimo documentarista vivente, che dopo aver dedicato tutta la sua vita al cinema della realtà raccontando il funzionamento di quelle che Erving Goffman definiva “istituzioni totali” (manicomi, scuole, ospedali, campi d’addestramento militari, tribunali), per la prima volta, complici le limitazioni imposte dal lockdown, ha firmato un film di finzione, ritratto in chiaroscuro di Sofia, la moglie di Lev Tolstoj, che in un elusivo monologo parla delle gioie e dei dolori della loro vita insieme. E una fiction di bruciante sapore documentario tratto da una storia vera è Eismayer di David Wagner, vincitore del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica, straordinario ritratto di un istruttore dell’esercito austriaco che reprime la propria omosessualità per paura di ripercussioni sul lavoro e in famiglia.
Domenica 30 ottobre il gran finale di Venezia a Napoli 2022 con due ospiti d’eccezione: Vera Gemma, figlia di Giuliano Gemma, protagonista di Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel, assopigliatutto della sezione Orizzonti, premio per la migliore regia e la migliore attrice protagonista; e Abel Ferrara, il grande regista statunitense da qualche anno adottato da Roma e dall’Italia, che viene a Napoli, accompagnato dal suo sceneggiatore Maurizio Braucci, per presentare nell’evento di chiusura del festival Padre Pio, in cui, con scelta di cast decisamente controcorrente, è Shia LaBeouf a interpretare il frate di Pietrelcina da giovane, in un film che è molto più di una biografia, spaccato di un’Italia tra sacro e profano, tra una religiosità antica e una nazione, alla fine della Prima Guerra Mondiale, sul punto di un cambiamento epocale e cataclismatico.